Rilevazioni alla mano, la tazzina di caffè più costosa è quella dei bar di Torino dove il prezzo medio è di 1 euro e 10 centesimi. All'insù anche i costi a Napoli.
Un nuovo aumento per il 2018, di cui si è parlato poco, ma che c'è realmente dati alla mano è quello del prezzo del caffè al bar con ulteriori rincari, dopo quelli avvenuti non moltissimo tempo fa, e tutto questo non può che suscitare alcune domande, come se ci siano reali motivazioni a cui hanno risposto anche diverse associazioni dei consumatori che nel frattempo hanno analizzato meglio anche l'andamento dei prezzi. C'è da sottolineare che la tazzina di caffè, come sempre, cambia molto di prezzo da città a città e in alcune non ha avuto crescite di prezzo, benchè nelle maggior parte sì.
La nuova polemica è servita, scommettiamo? Nella lunga lista degli aumenti di questo inizio 2018 rientra anche quello sul costo della tazzina di caffè al bar. E considerando il larghissimo ricorso che gli italiani fanno di questa bevanda, c'è da scommettere che non mancherà una sollevazione popolare alla pari di quanto è accaduto con i recenti rincari. E allora, il suggerimento a tutti i consumatori delle città di Milano, Roma, Palermo, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Venezia, Potenza, Torino, Ancona, Perugia, Trieste, Genova, Cagliari, Catanzaro, Trento, L'Aquila, Campobasso, Aosta, ma anche di capoluoghi di provincia e di tutti i piccoli centri italiani è di verificare se anche il proprio bar di fiducia ha ritoccato verso l'alto il prezzo della tazzina. Certo, non ovunque il costo è uguale ma questa volta Federconsumatori lamenta l'assenza di valide giustificazione per questo nuovo rialzo.
Se c'è allora qualcosa che non va giù alle associazioni dei consumatori non è solo l'aumento in sé del costo della tazzina di caffè al bar. Che comunque andrà a impattare in misura rilevante sull'economia nazionale, considerando che tutti i giorni (e per più volte al giorno), gli italiani sono soliti recarsi da soli o in compagnia per gustare l'aroma del caffè. E anzi, c'è chi ricorda l'usanza di un tempo del caffè sospeso a Napoli, patria di intenditori dell'espresso, ovvero il pagamento di una tazzina per lo sconosciuto avventore successivo. Il principale punto di contestazione è la (mancata) ragione del ritocco dei prezzi in questa precisa fase congiunturale Quasi che fosse un obbligo rivedere le tariffe ogni inizio dell'anno. Tuttavia, ribadiamo, non c'è uniformità di costi e le differenze tra città e città, anche nella stessa regione, possono essere di rilievo.
E allora, rilevazioni alla mano, la tazzina di caffè più costosa è quella dei bar di Torino dove il prezzo medio è di 1 euro e 10 centesimi. Ma il capoluogo torinese non è quello che ha fatto registrare il maggiore aumento. Per quello occorre puntare a Roma dove, nel giro di un anno, il costo dell'espresso è schizzato verso l'alto dell'11,96%, Insomma, un aumento in doppia cifra che ha reso di fatto impossibile sperare di consumare un espresso a meno di euro. Nel complesso, l'aumento è stato mediamente del 5,95%. Se i consumatori di caffè di Torino e Roma non sorridono, non possono farlo neanche quelli di Firenze e Milano. Se però nella città rinascimentale il ritocco è stato dell'1,96%, nella città meneghina l'aumento registrato è stato di un tondo 8%. A proposito, e nelle città del sud, Napoli in testa, cosa è successo?
Nessun cambiamento di tendenza. Anche in qui il costo dell'espresso è stato rivisto all'insù: +5,81% a Napoli e +2,17% a Palermo. Ma con una differenza sostanziale: il tetto psicologico di un euro non è stato ancora raggiunto e il costo medio è rispettivamente di 0,91 e 0,94 euro. Qualcuno spiega che alla base di questa rivisitazione del prezzi ci sia il costo della materia prima acquistata in dollari e la (modesta) ripresa dell'inflazione. Ma si tratta delle solite spiegazioni quando si tratta di giustificare l'aumento dei prezzi.