A chi e quando sono in procinto di arrivare migliaia di cartelle arretrate per causa covid degli anni precedenti. E le diverse proposte di condono e sanatoria di cui già si parla per annullarle
Si ricomincia a parlare di cartelle esattoriali ovvero degli atti di accertamento fiscale che non erano stati inviati per via dell'emergenza Covid-19. Ma anche di condono, in linea con quanto già accaduto negli scorsi anni.
L'Agenzia delle entrate ha rimesso in moto la macchina e adesso sta notificando gli atti degli ultimi 2 anni che era rimasti fermi proprio per via della critica situazione lavorativa-sociale che aveva messo molti contribuenti in difficoltà economica.
Queste ultime sono le somme per il funzionamento del servizio di riscossione e si calcolano sull'importo dovuto e quindi sugli eventuali interessi di mora. Sono a carico del destinatario della cartella per il 3% dell'importo totale se il pagamento è eseguito entro 60 giorni dalla notifica, per il 6% se successivo. Nel caso di riscossione spontanea a mezzo ruolo, se il pagamento viene effettuato nei termini, gli oneri dovuti sono fissati all'1%.
Lo stesso Ernesto Maria Ruffini, direttore dell'Agenzia delle entrate, ha fornito qualche numero in relazione all'impatto quantitativo di queste cartelle. Negli ultimi mesi sono stati notificati 20 milioni fra atti e cartelle, 15 milioni della Riscossione e 5 milioni delle Entrate. A fine anno, le notifiche dovrebbero essere superare il tetto di circa 50 milioni.
Il vertice delle Entrate ha quindi ricordato che il termine del 30 giugno è stato stabilito insieme con l'Unione europea per consentire di completare entro dicembre la compilazione del Registro nazionale degli aiuti.
L'Agenzia delle entrate è chiamata a incrociare i dati in proprio possesso e quelli inviati dai contribuenti ed evitare errori a danno di imprese e partite Iva. Uno spostamento del termine del 30 giugno dovrebbe essere abbinato con lo slittamento della scadenza del 31 dicembre e occorre l'accordo con l'Unione europea. Infine, ha precisato, contro l’evasione, che si mantiene alta nonostante qualche segnale di riduzione, non basta la capacità di accertamento, ma occorre anche la capacità di riscossione.
Se il contribuente crede che le somme richieste non vadano corrisposte, può chiedere, entro 60 giorni dalla notifica, di far verificare all'ente creditore i calcoli. In particolare, lo può fare nel caso di pagamento effettuato prima della formazione del ruolo, sospensione giudiziale o sentenza di annullamento del credito, sospensione amministrativa, provvedimento di sgravio, prescrizione o decadenza intervenute prima che il ruolo sia stato reso esecutivo.
Può quindi impugnare la cartella esattoriale dell'Agenzia delle entrate presentando ricorso per vizi formali propri o di notifica. Ecco poi la concessione di un condono, la sanatoria o la rottamazione ovvero quegli strumenti con cui il contribuente si può mettere in regola con l'ente creditore e l'Agenzia delle entrate versando un importo ridotto.