Coop Alleanza in rosso. Per milioni risparmiatori pesanti rischi e per dipendenti tutte Coop in Italia

di Luigi Mannini pubblicato il
Coop Alleanza in rosso. Per milioni risp

oop Alleanza va in rosso per 37 milioni

La solidità del gruppo viene confermata dalle vendite che sono in costante aumento. Per il resto bisogna aspettare che gli investimenti messi in campo fino ad oggi comincino a portare il loro frutto

Una delle più importanti Coop italiane, se non la più importante, chiude con un bilancio negativo di 37 milione di euro. Tutto previsto dicono i vertici, ma non può non preoccupare.collegato ad altri motivi
 

Pigliati una pastiglia cantava Renato Carosone, genio napoletano della musica italiano. Un consiglio per guarire da qualche malanno che potrebbe essere utilizzato per le Coop che, ultimamente, non se la stanno vedendo poi così bene. E proprio “Pillole di bilancio” è il titolo di una mail inviata da Coop Alleanza 3.0 ai soci per metterli al corrente di una situazione certo non invidiabile. Pillole amare. Come la medicina che, molto probabilmente sarà necessaria per venire fuori da una situazione oggettivamente difficile.

Coop in rosso

Non sarà facile infatti sanare una situazione che vede le Coop in profondo rosso come attestato dall’ultimo bilancio che parla di una perdita di ben trentasette milioni di euro. Ma da parte della dirigenza non sembrano trasparire preoccupazioni eccessive alla luce degli investimenti portati a termine che hanno inciso in maniera determinante sul bilancio ma rappresentano comunque una garanzia per la ripresa futura. E il bilancio, fanno sapere dalle stanze dei bottoni Coop, è in perfetta linea con le previsioni. La solidità del gruppo viene confermata dalle vendite che sono in costante aumento, anche grazie all’intuizione e al lavoro di EasyCoop e della rete del franchising. Per il resto bisogna aspettare che gli investimenti messi in campo comincino a portare il loro frutto.

Il rosso Coop però ha certamente avuto un ruolo nel raffreddamento che il valore delle azioni Coop ha subìto in seguito. Proprio per questo Coop ha deciso di non aggiungere al piano strategico nuove azioni ma di concentrarsi in maniera ancora più intensa sulla stessa ragione d’essere del gruppo. Quindi l’obiettivo sarà quello di lavorare ulteriormente per il miglioramento del prodotto Coop, che rappresenta poi la principale mission aziendale, e il focus ancora più stringente sui nostri soci, destinatari finali di ogni nostra azione. I costi sono ancora alti e pertanto si agirà per trovare il modo migliore di aumentare l’efficienza e ridurre gli sprechi.

La situazione a rischio di alcune Coop in generale

Stando a quanto rivelato da una inchiesta della Stampa, il rischio bolla per il prestito sociale Coop è evidente per via di valori gonfiati delle partecipazioni azionarie messe a bilancio. Il tutto ricordando come per definizione il prestito sociale non è una raccolta di risparmio modello banche. Un'interpellanza del Movimento 5 Stelle ricorda come la legge indichi che la raccolta che può essere svolta dalle cooperative non può essere superiore a tre volte il patrimonio delle stesse cooperative. E se le cooperative raccolgono i soldi dei cittadini facendo vedere un patrimonio più grande del reale - mettono nero su bianco - la cosa può destare preoccupazione. Ci sono infatti esempi reali di cooperative già saltate in Friuli e in Emilia.

Prestito sociale Coop, controlli e Banca d'Italia

Una delle principali contestazioni mosse è l'assenza dei medesimi controlli a cui è soggetto il risparmio bancario da parte della Banca d'Italia rispetto al risparmio non bancario. Come fa notare Palazzo Koch, oltre che dal punto di vista normativo, esiste una discrepanza anche dal punto di vista dei costi associati. Un elemento di impatto sul costo - e di conseguenza sulla remunerazione offerta - del prestito sociale è rappresentato dalla mancanza di un obbligo di contribuzione a uno schema di assicurazione, a differenza delle banche che devono aderire a un Fondo di assicurazione dei depositi. Di conseguenza, in assenza di questo elemento, viene meno un costo secco per le società cooperative.

Dal punto di vista quantitativo, il fenomeno del prestito sociale ha raggiunto dimensioni di rilievo se comparato ai depositi bancari. Sempre la stessa Banca d'Italia fa notare come rispetto al sistema bancario, l'ammontare dei prestiti sociali per l'insieme delle società cooperative di maggiori dimensioni aderenti a Legacoop corrisponde a quello dei depositi di una banca di medie dimensioni. Se i tassi praticati ai prestiti ordinari sono compresi tra un minimo dello 0,65 per cento e un massimo del 3,1 per cento, mentre i prestiti vincolati fra un minimo del 2,2 per cento e un massimo superiore al 3 per cento. Palazzo Koch fa anche notare come i tassi offerti dalle società cooperative siano sensibilmente inferiori alla remunerazione offerta ai propri sottoscrittori dalle società che emettono minibond.

Sul fronte degli elementi che impattano sul costo del servizio in generale, le cooperative godono in generale di un regime fiscale favorevole. Sui prestiti sociali la ritenuta a titolo d'imposta è pari al 26 per cento come per i depositi bancari, ma i prestiti sociali non pagano alcun bollo annuale. Per la società cooperativa gli interessi riconosciuti ai soci possono essere dedotti fiscalmente entro il limite degli interessi riconosciuti ai detentori dei buoni postali fruttiferi, aumentati di 0,90 punti percentuali.

I soci e i avoratori delle Coop che rappresentano anche i risprmiatori hanno iniziato a raccontare le proprie esperienze di lavoro perso, ma anche di risparmi e soldi investiti drasticamente calati o nel nulla. E nonostante le rassicurazioni dei vertici, si ripropone il rischio per millioni di famiglie italiane e i loro risparmi

Coop: primi racconti dei soci

Nonostante il tentativo dei vertici Coop di gettare acqua sul fuoco, tra i soci inizia a serpeggiare preoccupazione per le incertezze relative ai 9 miliardi di euro di prestiti. Una cifra monstre che sarebbe a rischio nel caso nel caso di apertura di una crisi. Come dire, non ci sono certezze e si procede in delicato equilibrio come i funamboli. Succede adesso che nel cuore delle Coop, in Emilia, c'è già chi è passato dalle parole ai fatti con le prime proteste ovvero le mobilitazioni negli ipermercati. Il tutto il attesa del 27 settembre, quando in calendario c'è l'incontro a Roma con Legacoop. Le premesse non sono affatto incoraggianti e, senza troppi giri di parole, c'è chi pronuncia la pesantissima parola di tradimento. La vicenda è insomma sotto gli occhi dell'opinione pubblica e gli sviluppi sono tutti da scoprire.

A seguire da vicino la vicenda è il quotidiano La Stampa, autore dell'inchiesta, con un focus su quanto avvenuto a Reggio Emilia con i soci spiazzati rispetto alle novità di questo modello di sviluppo finanziario. Dai racconti di vita vera, emerge non solo come molte proposte non siano state accolte, quali la creazione di un fondo di garanzia a copertura delle perdite subite dai sottoscrittori, ma anche come la perdita di lavoro, denaro prestato e perfino abitazioni da parte delle coop edilizie. Perché poi esistono casi concreti in cui i fallimenti sono diventati concreti per cui ai primi scricchiolii è inevitabili che scatti immediatamente l'allarme dei soci Coop.

Il prestito Coop è uno strumento attraverso il quale il socio può finanziare la Cooperativa e tutelare il suo risparmio. Semplicità, assenza di spese e una interessante remunerazione caratterizzano il servizio, così come presentato da Coop, ma con l'incognita della sicurezza degli ultimi tempi. I prelievi e i versamenti possono essere effettuati in contanti, con assegno o tramite bonifico. La garanzia sulle somme prestate è data dalla solidità patrimoniale della Cooperativa. Ogni socio può aprire un libretto nominativo di prestito sociale nel quale versare l'importo voluto, fino al tetto massimo consentito dalla legge. Ma proprio l'assenza di un sistema di controlli serrati viene considerato il principale vulnus.

Controlli del prestito sociale

A differenza di quanto accade con gli istituti di credito, l'attenzione della Banca d'Italia è molto più attenuata. Stando al regolamento sul prestito sociale approvato dalla Coop, al socio prestatore deve essere fornita, almeno una volta all'anno e alla scadenza del contratto, una comunicazione completa e chiara in merito allo svolgimento del rapporto contenente ogni elemento necessario per la comprensione del rapporto. Completezza e chiarezza, dunque. Il socio può richiedere che la comunicazione annuale gli venga fornita su supporto elettronico.

In mancanza di opposizione scritta entro 60 giorni dal ricevimento della comunicazione o dalla pubblicazione sul sito web nell'area riservata, le operazioni e i dati contenuti nella comunicazione si intendono approvati dal socio a tutti gli effetti. Più precisamente, in questa comunicazione, la cooperativa espone i risultati dell'attività di vigilanza svolta internamente dal collegio sindacale, oltre a illustrare l'andamento della cooperativa stessa come risulta dal bilancio e dai programmi di investimento e il rispetto delle linee guida approvate dal Consiglio di amministrazione in materia di politica di investimento finanziario. La percentuale di prestito sociale da mantenere sempre liquida o in attività prontamente liquidabili non può essere inferiore

  1. al 40% per l'anno 2017
  2. al 43% per l'anno 2018
Con riferimento alla determinazione della percentuale massima di immobilizzazione del prestito, e che non dovrà superare il 30% del prestito raccolto tra i soci, in sede di chiusura del bilancio sono messi a confronto tre valori: l'ammontare del prestito sociale, il totale delle immobilizzazioni, i mezzi di copertura delle immobilizzazioni diversi dal prestito sociale.

Sembra che siano scoppiati adesso tutti i problemi di Coop, quando in realtà covavano da tempo e aspettavano solo il momento di venire a galla. Perché, come si suol dire in questi casi, un problema tira l'altro. E così accade che in più province italiane manifestazioni, proteste e recriminazioni - per ragioni diverse e apparentemente slegate l'una dall'altra - stanno segnando la vita di Coop. Come quello contro il blocco da almeno quattro anni dei contratti del personale. Bastava passare dalle parti di Savona per assistere al volantinaggio dei lavoratori e ascoltare le loro richieste di adeguamento dei salari e di riconoscimento dei diritti maturati nel tempo. La minaccia delle organizzazioni sindacali è di andare avanti a tempo indeterminato ovvero fino a quando non arriveranno le risposte desiderate.

Interinali a casa dopo due anni

Si accennava come la situazione di crisi dalle parti di Coop durasse da tempo. Basti ricordare i tre giorni di sciopero proclamati alla fine dello scorso anno. E anche entrando nel cuore del mondo delle cooperative la situazione non migliora. A Piacenza, ad esempio, le organizzazione sindacali protestano sì contro il mancato rinnovo del contratto (si tratta di una vertenza a livello nazionale), ma ricordano anche alcune critiche situazioni specifiche, come quelle dei lavoratori interinali che dopo due anni di servizio avrebbero ricevuto una lettera con la comunicazione del mancato rinnovo del contratto. Secondo i rappresentanti dei dipendenti (fisso o meno) si tratterebbe di un boomerang sui fronti della competitività e dell'efficienza. Come pianificare il futuro delle aziende cooperative, si domandano, senza tenere conto dei diritti e delle esigenze dei propri dipendenti?

Le loro parole aprono uno squarcio sul cambiamento in atto nel mondo delle Coop. A loro dire in questo periodo storico è lecito sostenere che l'anima cooperativa e mutualistica viene conservata dai dipendenti perché le aziende cooperative sembrano aver smarrito il senso originario della solidarietà e della giustizia nel diritto del lavoro.

Caro socio, caro consumatore

La protesta dei lavoratori è estesa un po' ovunque, anche in alcune delle roccaforti più solide come Perugia. Tutti loro cercano di coinvolgere anche i soci e i consumatori che si recano nei supermercati per fare acquisti ovvero provano a renderli partecipi della situazione. Cosa chiedono? Sostegno e solidarietà "in difesa della dignità di chi lavora in Coop". Si tratta evidentemente di una matassa non così semplice da sbrogliare perché le due parti hanno le idee chiare su come proseguire il rapporto e non sono perfettamente coincidenti. Resta da trovare un punto di sintesi. In ogni caso arriva anche qualche notizia positiva sul fronte nazionale, come la riapertura al pubblico del supermercato Coop di Modena I Gelsi in seguito ai recenti lavori di ristrutturazione.

Altra novità dell'ultim'ora è l'arrivo nelle agenzie di viaggi Robintur e Viaggi Coop del nuovo Viaggiare da soci ovvero il catalogo Robintur con offerte e viaggi dedicati ai soci Coop.

Le rassicurazioni e le richieste dei vertici stessi

Una dei colossi, se non la principale, realtà delle Coop reagsce così come diversi altri rappresentati delle grandi Coop. In modo particolare Coop Alleanza 3 spiega che il proprio patrimonio è di 2,5 miliari che non ci sono minusvalenze presenti o nascoste. Ma non solo il il prestito (come forma di investimento dato dai vari cittadini che lo desiderino così da diventare soci) a un rapporto con il patrimonio netto 1.6 e dunque è ben al disotto delle regole di Bakitalia tanto che se ne potrebbe raccogliere il doppio.
La Coop Alleanza 3.0 spiega, poi, che gli indici di liquidità sono molto attivi e che la richiesta di un cambio delle regole affinchè siano più stringente per tutte le Coop così come per i controlli è stata richiesta proprio da essa e dalle altre grandi Coop e più volete sollecitata. Una frase questa che, però, lascia spazio ai timori sullo stato generale delle Coop e dei prestiti sociali delle altre, magari minori che come abbiamo sritto, poche volta, ma gè già successo in silenzio hanno chiuso.

Nel frattempo alcuni piani di crescita

Migliorano o tentano di migliorare le condizioni delle Coop con una serie di sinergie e acquisizione e scambi tra di esse e all'esterno e questo non può che essere positivo anche se i numeri reali e i risultati effettivi si edranno della bontà di queste operazioni solo nel medio-lungo termine. Nel frattempo i numeri pubblicati  sono buoni, tra sociei e fatturato in crescita di una delle più grandi Coop italiane. E ripetiamo non può che essere positivo. Rimangono i dubbi e i problemi, però mersi già qualche tempo che mettono a rischio i risparmi di milionid italiani e i posti di lavoro su cui si doveva fare una legge e nulla si è fatto ancora nonostante le richieste di intervento provenienti dallo stesso mondo delle Coop

Coop Centro Italia cresce sempre di più sia in termini di soci che di fatturato. E questa lieta tendenza ha avuto una conseguenza concreta che testimonia come il soccorso cooperativo sia un aspetto molto, molto concreto. La Coop Centro Italia, infatti, ha siglato un accordo con Unicoop Firenze per il passaggio di consegne di alcuni punti vendita dell’area toscana nell’arco di un periodo di tempo che dovrebbe essere di tre o quattro anni.

In questo periodo i negozi, che rappresentano circa la metà dei sessantadue esercizi che costituiscono la rete commerciale a livello nazionale e il 37 per cento delle vendite, continueranno ad essere gestiti da Coop Centro Italia anche. L’operazione, che consoliderà ulteriormente il mondo della cooperazione italiana, si colloca su un valore di ottantacinque milioni di euro che verranno sborsati solo per la nuda proprietà.

Coop Centro Italia cresce sempre di più. Non solo per in termini di soci, ma anche di fatturato. Un periodo d’oro suggellato dal nuovo accordo con Unicoop Firenze. Un patto che, oltre a rendere ancora più solido il mondo cooperativo italiano consentirà anche di adottare nuove sinergie economiche e industriali. Strategie che puntano ad una sinergia industriale ed economica in grado di portare i frutti in termini di ulteriore crescita, in tempi relativamente brevi.

I dati di bilancio del 2017 sono molto positivi: Coop Centro Italia ha chiuso l’esercizio 2017 con un totale di quasi seicento milioni di euro per quanto riguarda le vendite. Un trend in crescita rispetto all’anno precedente con un utile di gestione stimato in circa dieci milioni e mezzo. I soci, come si diceva, sono in crescita di dodicimila unità. Così il totale sfonda il muro di 470.000 soci. La struttura patrimoniale risulta rafforzata e adeguata agli indici di Legge.

L’accordo siglato da Coop Centro Italia con Unicoop Firenze prevede quindi il passaggio di mano di 29 punti di vendita. Un patto che testimonia plasticamente la nascita di un percorso di collaborazione tra le due cooperative che vogliono così sviluppare nuove forme di collaborazione con un’ottimizzazione dei risultati operativi e delle future strategie di crescita. C’è chi però getta qualche ombra sulla portata reale di questa operazione definendola piuttosto un salvataggio da parte della cugina e molto potente Unicoop Firenze che, dall’alto del suo fatturato di 2,4 miliardi, di un patrimonio netto che ammonta a circa un miliardo e mezzo di euro con 104 punti vendita in sette province per 8.133 dipendenti e oltre un milione di soci è scesa in campo per togliere le castagne dal fuoco a Coop Centro Italia che opera invece con sessantadue punti vendita e realizza la metà delle vendite in Umbria, il 37% in Toscana e il resto tra Abruzzo e Lazio. La cooperativa umbra, infatti, era in sofferenza soprattutto per la maxi svalutazione di circa settantacinque milioni dei titoli Mps in portafoglio. I soci adesso sono molto curiosi di capire quali saranno le conseguenze, si spera ovviamente positive, di questo accordo.

E le Extracoop

Un nuovo ipermecato per fare la spesa, creato dalla Coop con Coop Alleanza la principale delle Coop. Vediamo come si sviluppo e come cambia i modo di are la spesa

E fu così che anche i primi simboli di quella che sarebbe stata per così dire l’economia macro, quella che si muove su scala globale, iniziano ad essere oggetto di una profonda revisione. Vittime di sé stessi, in qualche modo, i supermercati e gli ipermercati, presi d’assalto dopo la fase di lancio, a discapito delle piccole botteghe magari a conduzione familiari, stanno accusando una fase di stanca.

La resistenza dei mercati rionali, la voglia delle persone di incontrare un ambiente familiare quando si reca a fare la spesa sta vincendo la spersonalizzazione che era la base concettuale dei supermercati e degli ipermercati. Coop, in collaborazione con Coop Alleanza sembra aver letto in anticipo rispetto alla concorrenza questa tendenza. Tant’è che adesso lancia Extracoop, la nuova frontiera dell’ipermercato che verrà. Ridisegnato sia nella struttura che a livello concettuale proponendo un nuovo modello a un pubblico, che nelle speranze del sistema di cooperative italiano, riuscirà a soddisfare le esigenze della propria clientela.

La Coop lancia Extracopp con Coop Alleanza ed evidentemente questo importante investimento non può rappresentare un colpo di testa. Si tratta, invece, di un format ampiamente studiato in base alle esigenze di una clientela che muta continuamente le proprie abitudini, anche di quelle di acquisto. E i risultati evidentemente hanno dimostrato come la voglia di superare l’ormai tradizionale modalità in voga oggi quando si va a fare la spesa in un supermercato o in un ipermercato sia molto elevata. I consumatori insomma sono alla ricerca di esperienze nuove e da questo aspetto è partita la sfida lanciata dalla Coop.

Il lancio di ExtraCoop si è tenuto a Bologna il primo di dicembre e le novità sono state immediatamente comprensibili in quanto il cliente non viene più considerato come una monade estranea all’ambiente circostante. Piuttosto deve esserne parte integrante e recitare un ruolo da protagonista. Quindi oltre a fare la spesa deve avere la possibilità di vivere esperienze diverse ed interessanti che gli offrano la possibilità di rilassarsi dallo stress della vita quotidiana. Non più un non luogo, quindi ma un grande mercato urbano, con un nucleo centrale.

Il nuovo modello di ipermercato dunque sarà interamente disegnato intorno alle esigenze del cliente-consumatore. I tre ExtraCoop hanno una struttura molto simile e presentano la stessa offerta e gli stessi servizi. Il punto vendita al Centro Nova si estende su diecimila metri quadrati, quello al Grandemilia su dodici mila metri quadrati e quello all’Esp su novemila e cinquecento metri quadrati. L’assortimento è stato rinnovato di circa il quaranta per cento rispetto a quanto avveniva in precedenza: in tutto, sono presenti quasi quaranta mila referenze, di cui diciannove mila non alimentari e diciannove mila alimentari confezionati che sono cresciuti del venti per cento circa e il resto freschissimi.

Le referenze fresche sfuse del bio sono esposte in un’isola dedicata allestita con cassette di legno, e circa cinquanta prodotti confezionati in un’adiacente isola dedicata. La proposta bio si completa con un profondo assortimento di prodotto secco, anche a marchio ViviVerde Coop. Inoltre macelleria, pescheria, sushi take, formaggeria, gastronomia e l’esclusivo shop dedicato al Pane e alla pasticceria, con prodotti pronti preparati nei laboratori a vista. E poi ci sono la cantina, il corner Territori.coop e la nuova area showcooking.