I magistrati si muovono nei confronti dell'istituto di credito tedesco per il sospetto di manipolazione del mercato attraverso operazioni finanziarie per 10 miliardi di euro.
Per molti fu un vero e proprio attacco finanziario e sarà oggetto della Commissione Banche il ruolo di Deutsche Bank per quella famosa salita dello spread e tutto quello che ne conseguì.
La crisi dello spread torna al centro delle vicende politiche e fa il suo ingresso ufficiale in quelle giudiziarie. In un periodo di fine anno piuttosto tormentato per via della audizione in commissione Banche, spunta adesso un nuovo indagato. Si tratta di Deutsche Bank, nel mirino della procura di Milano per la maxi operazione in titoli di Stato che nel 2011 fece schizzare lo spread italiano contribuendo alla caduta del governo di Silvio Berlusconi. E non è forse un caso che il segretario del Partito democratico, escludendo qualsiasi accordo (formale) con il Cavaliere, abbia utilizzato l'espressione Mister spread per definire il leader di Forza Italia. L'inchiesta, si ricorda, è stata trasferita da Trani a Milano circa due settimane fa dalla Cassazione, per motivi di competenza, su richiesta dei difensori della banca tedesca, e sta progressivamente entrando sempre più nel vivo.
Stando alla ricostruzione del settimanale l'Espresso, i magistrati della procura di Milano hanno deciso di muoversi nei confronti dell'istituto di credito tedesco per via del sospetto di manipolazione del mercato attraverso operazioni finanziarie per 10 miliardi di euro. Deutsche Bank, raccontano, avrebbe speculato al ribasso sui titoli di Stato italiano nel periodo più delicato per il nostro Paese degli ultimi anni. Quando cioè il rischio di fare la stessa fine della Grecia era reale. Ecco allora che i pm vogliono vederci chiaro sull'operazione di vendita e successivo riacquisto di titoli italiani del debito pubblico, per svariati miliardi di euro. Il tutto senza alcuna comunicazione tempistica ai mercati e agli esecutivi da parte di Deutsche Bank. Siamo in piena crisi spread, quando il divario fra i tassi d'interesse dei bund tedeschi con i titoli italiani aveva raggiunto vette impensabili.
Sulla base di quanto riferito in anteprima dal settimanale, Deutsche Bank avrebbe ricostituito, con operazioni riservate, una parte consistente del suo portafoglio di titoli italiani. Quando annuncia la fuga dai titoli italiani, ne ha in realtà ricomprati una grossa quota, ma senza darne comunicazione. Significa che l'istituto di credito avrebbe vende con prezzi alti e ricomprato, segretamente, con prezzi crollati. Sintetizzato con una sola parola, si sarebbe trattato di una speculazione vera e propria ai danni dell'Italia, allora guidata da Silvio Berlusconi, alle prese con la manovra di bilancio più complicata della sua carriera di premier. Dal punto di vista tecnico, per azioni combinate sui titoli di Stato e sui derivati di tipo Credit default swap avrebbero permesso a Deutsche Bank di triplicare i titoli italiani in suo possesso da 996 milioni a tre miliardi.
Il punto è che adesso dei cinque manager sotto indagine dalla procura di Milano, nessuno siede più nel consiglio di gestione di Deutsche Bank. E mentre il quadro giudiziario si va componendo, all'esame della Commissione parlamentare guidata da Pier Ferdinando Casini e impegnata in una valanga di audizioni, in queste settimane finiranno interi pezzi della recente storia del credito italiano con i suoi incroci con la politica.