Etichetta per cibi: non obbligatorie
Se i marchi sono registrati e dimostrano un collegamento con un Paese ben preciso non si applica l'obbligo di specificare nell'etichetta l'origine della materia prima.
Una decisione molto pesante quella presa dall'Ue sulle etichette dei cibi e degli alimenti venduti in engozi e supermercati che va contro alle leggi che era prima obbligatorie in Italia e per cui si stava, pure, combattendo in modo deciso per inserirla dove non c'era ancora (vedesi grano e pasta, ad esempio). Ora non saranno più necessaria e obbligatorio indicare l'orgine e la provienza sulle etichette con una scelta che pesa per noi italiani almeno sotto due aspetti. Il primo riguarda, la protezione del made in italy, che vuol dire export e lavoro. Il secondo è quello della nostra salute, per sapere con consapevolezza quali cibi scgliere, comprare e mangiare
Quell'etichetta sulla provenienza dei cibi è stata molto rassicurante. Anche se non tutti leggono con attenzione gli ingredienti degli alimenti che mettiamo ne carrello e poi portiamo a tavola, una sbirciatina all'allevamento di origine della carne, al mare in cui sono stati pescati i pesci o ai terreni da cui sono stati raccolti i pomodori viene data con maggiore facilità. Ebbene, molto presto questa operazione si rivelerà perfettamente inutile perché non ci sarà più il bollino a indicare cosa stiamo comprando ovvero l'etichetta di origine. No, non è un scherzo: secondo la tabella di marcia stilata dall'Unione europea, il conto alla rovescia può ufficialmente iniziare ed entro l'estate sarà varata la nuova norma da far entrare in vigore nel giro di 12-18 mesi. La conseguenza immediata è presto detta: verrà meno quella benedetta trasparenza di cui parlano tutti.
Più esattamente, se dovesse arrivare il via libera definitivo alle norme, diventa obbligatorio indicare la provenienza della materia prima del prodotto nel caso in cui l'origine geografica sia diversa da quella del prodotto finito. Il punto è però un altro: se i marchi sono registrati e dimostrano un collegamento con un Paese ben preciso - il classico esempio è quello della bandiera - non si applica l'obbligo di specificare nell'etichetta l'origine della materia prima. Tanto per essere chiari e fare un esempio concreto con il nostro Paese, si tratta della possibilità concessa a chi non ha nulla a che vedere con l'Italia di vendere la mozzarella di bufala (che tale non è) in Canada e spacciandola per italiana. Non c'è infatti l'obbligo di specificare che non è italiano neanche l'ingrediente primario.
Stando allora alle disposizioni che saranno oggetto di una consultazione pubblica, diventeranno obbligatorie alcune indicazioni ben precise, così come messo nero su bianco dal regolamento:
Il punto è anche un altro: le aziende alimentari italiane dovranno cambiare tutte le etichette sulle centinaia di prodotti che escono dagli stabilimenti di produzione.