Famiglie povere, ancora tante in Italia
Alla base della situazione di privazione della famiglia siciliana c'è un licenziamento che ha privato i componenti dell'unica fonte di sostentamento.
Il confine tra la pretesa del rispetto delle regole e il dovere dell'assistenza dei bisognosi è sempre molto sottile. Quando una famiglia è in difficoltà economica e non riesce a pagare le bollette per i consumi di luce e acqua, cosa fare? Interrompere l'erogazione di energia e chiedere il pagamento di quanto dovuto o mantenere la fornitura per evitare che possa vivere situazione di ulteriore disagio?
Non è sempre semplice riuscire a individuare la scelta giusta. Ma in ogni caso, come dimostrano i due casi che raccontiamo, punto in comune è la situazione di indigenza vissuta da un numero crescente di cittadini. Il primo caso riguarda una famiglia siciliana impossibilità a pagare le bollette per mancanza di soldi e costretta a vivere senza acqua corrente da oltre un anno. Il secondo coinvolge una famiglia campana che ha trovato alloggio in una ex scuola con tutte le scomodità, la precarietà e le privazioni che derivano.
Alla base della situazione di povertà della famiglia siciliana c'è un licenziamento che ha privato i componenti dell'unica fonte di sostentamento. In maniera graduale, tutte le spese sono ridotte o annullate fino ad arrivare a quelle essenziali per vivere ovvero quelle per il consumo di acqua corrente. A essere coinvolti sono anche bambini poiché la famiglia che abita in un quartiere popolare di Raffadali (Agrigento) è composta dai due coniugi e da due figli.
Come raccontato ad AgrigentoNotizie, organo di informazione locale, quella attraversata dalla famiglia siciliana è stata una vera e propria escalation di problemi in cui la perdita del lavoro da parte del capofamiglia è stato solo lo step finale. A fare da spartiacque è stata la ricezione della bolletta di crica 1.000 euro recapitata dalla società di gestione del servizio idrico. Considerata l'impossibilità di pagare tutto e subito, la famiglia ha accettato di aderire a piano rateale.
Quella che sembrava la migliore via d'uscita si è però rivelata una trappola perché in seguito alla perdita del lavoro è stato impossibile continuare a pagare. La conseguenza? L'interruzione della fornitura e la necessità di rifornirsi dalle autobotti, quando possibile. Ma c'è un altro dettaglio che colpisce in questa vicenda ed è la rivelazione della donna, secondo cui altre famiglie in questo quartiere agrigentino sono nelle stesse condizioni.
Come fare a uscire da questa situazione? Con la collaborazione di tutte le parti: amministrazione comunale, società di gestione del servizio idrico e la stessa famiglia per l'individuazione del miglior progetto di rientro.
Da una emergenza all'altra, ecco quella delle trenta persone che vivono in una ex scuola a Benevento. Lo fanno da circa cinque anni con l'autorizzazione dell'amministrazione comunale e sono costrette ogni giorno a lottare con mille difficoltà e privazioni. Occorre non solo una grande capacità di adattamento, ma anche di buona convivenza tra tutti perché le risorse sono limitate, vanno divise e le azioni coordinate. Pensiamo per esempio ai turni per lavarsi nel bagno. Anche in questo caso c'è una soluzione ma evidentemente tarda ad arrivare ed è la costruzione di nuovi alloggi di edilizia popolare.