Se hai una casa o appartamento, fai parte dei nuovi poveri. Ecco i motivi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Se hai una casa o appartamento, fai part

Il proprietario immobiliare non è automaticamente un non povero. E ci sono una serie di ragioni ben precise che danno manforte a questa evidenza. Ecco quali.

Generalmente quando una persona ha una casa di proprietà, sia che sia un apprtamento o una villetta, uno o più di una si ritiene almeno tre le persone "normali" o anche benestanti in diversi cali. In realtà statistiche e studi mostrano come tutto sta cambiando velocemente, così rapidamente che si fa parte per diversi motivi, o almeno si rischia, dei nuovi poveri. E le conferme sono mlte.
 

Essere proprietari di un casa non è affatto una via d'uscita dalla lista dei poveri. Proprio così e anzi, un po' provocatoriamente c'è chi li considera i nuovi poveri. Sia chiaro, non c'è alcuna contraddizione nei termini perché non basta essere intestatari di una proprietà, magari la casa in cui si vive, per poter fare conto su una ricchezza reale che produce valore per chi la detiene. Certo, non dover pagare alla fine del mese alcun costo per l'affitto è più che una salvezza per chi non ce la fa a sbarcare il lunario. Ma è anche vero il contrario: il proprietario immobiliare non è automaticamente un non povero. E ci sono una serie di ragioni ben precise che danno manforte a questa evidenza. A iniziare da un recentissimo rapporto Istat, secondo cui negli ultimi 8 anni il valore delle case è calato in media di oltre il 15%. Non solo, ma a guardare il dato relativo alle vecchie abitazioni, il dato è ancor più negativo: -22,1%.

I nuovi poveri? I proprietari immobiliari

A esprimere queste considerazioni è Andrea Guarise, fondatore di Algebria Capital, con un post pubblicato in maniera integrale su Econopoly, la sezione del sito del quotidiano economico-finanziario Il Sole 24 Ore dedicata a numeri, idee e progetti per il futuro. E lo fa documentando ogni affermazione con dati alla mano. Come il rapporto Istat appunto, ma anche quello annuale dei dati statistici notarili da cui spunta il numero 862.939 associato alle compravendite di beni immobili registrate nel 2017, con un aumento del 6,79% rispetto al 2016. In realtà l'ottimismo viene spento da un secondo dato: il valore medio delle compravendite è calato da 148.000 a 126.000 euro. Di più: negli ultimi cinque anni il mercato delle aste immobiliari ha visto salire l'offerta e le ricerche di immobili sono raddoppiate, ma le compravendite effettive - rileva il Algebria Capital - sono rimaste ferme.

Sono allora quattro le valutazioni che propone. In prima battuta la crisi del mattone dopo 10 anni non è affatto finita e, anzi, considera questo il nuovo livello del mercato immobiliare italiano. In seconda battuta chi ha un immobile sta tendenzialmente cercando di venderlo per ottenere liquidità immediata. Se poi lo fa per volontà o per necessità cambia poco. Quindi fa notare che i possessori di un immobile che non riescono a vendere essendo sul mercato da mesi o da anni, finiscono per essere costretti ad accettare una cifra più bassa. Infine c'è una sottolineatura anche per gli acquirenti se il 39,66% dei compratori ha chiesto l'agevolazione prima casa, qualcosa di importante vorrà pur dire. Come dire, sempre più case in vendita, ma sempre più inadeguate e quindi bisognose di intervento. O visto da un altro punto di vista, sempre più case che a valgono meno.

Come difendersi, le strategie dei proprietari

Dinanzi a questa situazione, i dati rivelano che i proprietari cercano di difendersi svendendo le case o tentando la carta dell'affitto. In questo segmento di mercato la situazione è decisamente fluida, considerando che giovani, studenti e lavoratori immigrati sono costantemente alle ricerca di un'abitazione temporanea perché non sempra riescono ad accedere a un finanziamento bancario.