Spred su, ma anche i prestiti
All'indomani della presentazione della manovra, il differenziale tra il rendimento offerto dal Btp a 10 anni e dal suo omologo tedesco, il Bund, è calato del 2,56%.
Sembra una contraddizione perché lo spread continua a salire o comunque si mantiene su livelli elevati ovvero superiori a quelli di guardia. Tuttavia le ripercussioni sui prestiti e i tassi non ci sono o tardano ad arrivare. L'automatismo diretto, così come minacciato, sembra non esistere. Altrimenti non si capisce perché mentre cresce il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, i prestiti aumentano anziché diminuire e i tassi sono ai minimi storici. A rivelare l'esistenza di questa situazione è il report più recente dell'Associazione bancaria italiana (Abi), secondo cui la risalita dello spread Bund non ha frenato la domanda di nuovi prestiti da parte delle famiglie e delle imprese. Anzi, il trend è in costante ascesa.
Una precisazione è comunque necessaria. Nel procedere con tutte le valutazioni del caso occorre prestare attenzione poiché i tassi sono calcolati in base allo spread semestrale. In sostanza sono aggiornati ogni 6 mesi e di conseguenza se questa situazione (spread superiore a 300 punti base) dovesse prolungarsi per ancora molto tempo, le conseguenze su prestiti e tassi di interesse saranno ben avvertite, oltre che dovute riportate nel successivo report dell'Abi. A ogni modo, il presente racconta che il tasso medio sui prestiti è state del 2,6% nel mese di agosto e del 2,58% a settembre.
La percentuale media sulle nuove operazioni di acquisto di abitazioni è diminuita dall'1,85% all'1,79% e il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è calato dall'1,55% all'1,41%.
Secondo Gianfranco Torriero, direttore generale dell'Abi, siamo ancora alle battute iniziali. Significa che l'effetto dello spread è ancora poco visibile, ma saranno decisive le prossime settimane per scoprire se ci sarà un riassorbimento della crescita del differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. A suo dire non esiste un meccanismo automatico di adeguamento della crescita dello spread ai tassi di interesse e i singoli istituti di credito fanno ciascuno la propria valutazione. Ovviamente la persistenza di un livello dello spread alto, se diventa strutturale, non può non generare impatti sugli effetti finanziari.
All'indomani della presentazione della manovra, il differenziale tra il rendimento offerto dal Btp a 10 anni e dal suo omologo tedesco, il Bund, è calato del 2,56%. E il tutto anche se nel testo sono previste più imposte a istituti bancari e assicurativi. Così si ottengono 4 dei 6,6 miliardi che servono