Stipendi statali a rischio bonus 80 euro
Per gli stipendi degli statali la preoccupazione è maggiore, per tutta una serie di motivi, ma anche per i privati i rischi ci sono e alcuni sono abbastanza concreti visto le decisioni che sembra saranno prese.
La preoccupazione è duplice: che fine farà il bonus di 80 euro? E quale destino per gli aumenti di stipendio degli statali in seguito al rinnovo del contratto? E ancora di più nel dettaglio: fino a che punto corrispondo al vero le preoccupazioni degli ultimi giorni secondo cui per i dipendenti pubblici si prospettano stipendi più bassi dal 2019? L'ultima a lanciare l'allarme è stata l'Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori), secondo cui il prossimo sarà un anno di magra per gli statali perché mancano i fondi per rifinanziare gli aumenti introdotti lo scorso anno. A meno che dalla legge di Bilancio non salteranno fuori 4 miliardi di euro per foraggiare l'elemento perequativo e 30 miliardi per portare le buste paga degli statali al di sopra del tasso di inflazione. Si tratta evidentemente di cifre di un certo valore alla luce delle previsioni di spesa del governo, già più alte rispetto alle possibilità attuali.
Il punto di riferimento per conoscere le intenzioni del governo è per ora limitato alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (tra l'altro ancora senza tabelle). In attesa della prima bozza della legge di Bilancio è ufficiale come non ci sia traccia delle risorse economiche per confermare l'aumento degli stipendi per i dipendenti statali. E non si tratta di un dettaglio di poco conto, considerando che scade il 31 dicembre 2018 l'elemento perequativo introdotto con l'ultima manovra. Se il rifinanziamento dell'elemento perequativo è l'origine di tutte le preoccupazioni, ad alimentare l'incertezza è il rischio paventato dall'Associazione nazionale insegnanti e formatori, secondo cui senza risorse gli stipendi non saranno adeguati all'inflazione e finirebbero per essere più bassi rispetto a quelli attuali.
Le conseguenze degli stipendi degli statali inferiori al tasso di inflazione ovvero all'aumento del livello medio dei prezzi, coinvolgerebbero in prospettiva anche le pensioni. Su una busta paga netta di 1.500 euro - fa notare l'Anief - l'assegno previdenziale medio per i lavoratori pubblici potrebbe non superare i 750-800 euro. Un caso a parte è quello del destino del cosiddetto bonus Renzi di 80 euro al mese. Il precedente governo ha innalzato i limiti di reddito per poterlo percepire a 24.600 euro (per l'intera erogazione) e 26.600 euro (sulla base del décalage fino all'azzeramento). L'intenzione prevalente sembra essere quella riconferma, ma l'introduzione della flat tax e soprattutto del costoso reddito di cittadinanza pongono molte incertezze sul suo rinnovo.
Il concetto di fondo che ha scatenato le ire del sodalizio è chiaro. A detta del presidente Marcello Pacifico, l'esecutivo on può preoccuparsi solo di chi non lavora o di chi accede alla pensione sociale, ma dovrebbe anche approvare norme eque per chi presta ogni giorno un servizio professionale per lo Stato. Il quadro diventerà più chiaro quando dalla Nota di aggiornamento al Def si passerà alla prima bozza della legge di Bilancio.