A chi sarà tolto reddito di cittadinanza e modificata Naspi e disoccupazione da Governo Meloni

di Marianna Quatraro pubblicato il
A chi sarà tolto reddito di cittadinanza

Cambiano reddito di cittadinanza, Naspi per la disoccupazione e altri aiuti: quali sono le modifiche al vaglio del nuovo governo

A chi sarà tolto il reddito di cittadinanza e come sarà rivista Naspi e aiuti disoccupazione da Governo Meloni? Il governo Meloni cambia sussidi e aiuti per la disoccupazione, non cancellando del tutto il reddito di cittadinanza, come aveva ribadito spesso la premier in campagna elettorale, ma rivedendolo così come modificando anche l’indennità di disoccupazione Naspi. 

Una revisione degli aiuti per la disoccupazione che potrebbe portare al risparmio di qualche soldo magari da impiegare poi per una riforma delle pensioni Fornero, come auspicato dal vicepremier Salvini. Vediamo allora quali sono le modifiche che potrebbero interessare reddito di cittadinanza, Naspi, e in generale gli aiuti per disoccupati.

  • Reddito di cittadinanza come cambia e a chi sarà tolto
  • Come sarà rivista Naspi insieme ad altri aiuti per la disoccupazione 

 Reddito di cittadinanza come cambia e a chi sarà tolto

Cambia il reddito di cittadinanza, che diventa reddito di sussistenza, e sarà riconosciuto solo agli effettivi poveri. Non si sa ancora quali saranno gli effettivi parametri e criteri da valutare per definire la nuova platea di beneficiari della misura ma si sa che la gestione della stessa spetterà ai Comuni e non più all’Inps, che dovranno controllare tutti i requisiti dei richiedenti in modo da evitare che si verifichino ancora casi di furbetti del reddito di cittadinanza.

Non dovrebbero essere modificati i requisiti di accesso al reddito di cittadinanza ma dovrebbe essere modificata la norma secondo cui si decade dal beneficio dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro. In particolate, dovrebbe ridursi ad una l’offerta di lavoro congrua da accettare prima del decadimento del beneficio. 

Si riducono, dunque, le offerte di lavoro che si possono rifiutare prima di perdere il reddito di cittadinanza- sussistenza. Inizialmente erano tre, poi diventate due per decisione del governo Draghi e ora scesa ad una.
 
Oggi per avere il reddito di cittadinanza bisogna soddisfare i seguenti requisiti:

  • avere un Isee entro i 9.360 euro;
  • avere un valore del patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro, oltra ad una eventuale casa di proprietà;
  • avere un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro per il single, aumentato di 2mila euro in base al numero dei componenti della famiglia fino a 10.000 euro, e di 7.500mila euro per i nuclei familiari con componenti con disabilità;    
  • non avere autoveicoli immatricolati la prima volta nei 6 mesi antecedenti la richiesta, o autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, o navi e imbarcazioni da diporto;
  • non essere sottoposti a misura cautelare personale, anche adottata a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, o condannati in via definitiva, nei dieci anni precedenti la richiesta, per delitti.
Il reddito di cittadinanza oggi si perde al verificarsi di casi specifici che possono essere:
termine dell’intero periodo in cui per legge si può usufruire del beneficio (18 mesi);
se si presenta una Dsu, Dichiarazione unica sostitutiva, ai fini del calcolo Isee falsa;
quando viene meno uno dei requisiti economici in corso di godimento della prestazione;
nei casi di violazione degli obblighi di comunicazione in carico al richiedente;
nei casi di violazione degli obblighi legati alla sottoscrizione del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale.

Non si sa se anche questi casi saranno rivisti o resteranno in vigore così come sono.

Come sarà rivista Naspi insieme ad altri aiuti per la disoccupazione 

Non solo reddito di cittadinanza: si prepara ad essere modificata anche l’indennità di disoccupazione Naspi, che ora potrebbe ridursi a una frazione del periodo lavorato. L’ipotesi di revisione della Naspi è di ridurla al 50% del periodo lavorato.

Se oggi, infatti, la Naspi viene corrisposta ogni mese per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni, ai fini del calcolo della durata non vengono considerati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione e la durata massima è di due anni se si hanno almeno quattro anni di anzianità, i tempi potrebbero ridursi della metà.

L’idea di ridurre la Naspi sotto il 50% del periodo lavorato, indennità che ora si riduce del 3% al mese solo dopo il sesto mese e dura, come detto, fino ad un massimo di due anni se si hanno almeno quattro di anzianità, per cui se un soggetto ha lavorato un anno, prende la Naspi sei mesi, se, invece, ha lavorato sei mesi, riceve la Naspi per tre mesi, deriva dal fatto che, secondo il governo Meloni, il tempo di erogazione del sussidio di disoccupazione è troppo quando in realtà i soggetti rimasti senza lavoro dovrebbero impegnarsi a cercare una nuova occupazione, sostenuti anche dai nuovi percorsi di formazione che lo stesso nuovo governo metterà in campo.