Coronavirus, agevolazioni affitto case, negozi, capannoni
Se nel mese di marzo hanno potuto fruire delle facilitazioni economiche sono botteghe e negozi, da quello di aprile 2020 potrebbe allargarsi lo spettro dei destinatari.
La crisi derivante dalla diffusione del coronavirus si sta rivelando più lunga del previsto e le conseguenze che si stanno abbattendo non sono solo di carattere sanitario, ma anche e soprattutto economico.
Da qui la volontà del governo di prevedere facilitazioni per chi è alle prese con affitti commerciali da pagare. Ma c'è appunto una novità legata al prolungarsi della situazione di emergenza ovvero alla sospensione dell'attività lavorativa e alla riduzione se non all'azzeramento dei ricavi.
Se nel mese di marzo hanno potuto fruire delle facilitazioni economiche sono botteghe e negozi, da quello di aprile 2020 potrebbe allargarsi lo spettro dei destinatari e andare al di là della ormai nota categoria C1.
Le richieste che negli ultimi giorni sono arrivate al Ministero dell'Economia sono così tante che non è da escludere un allargamento anche a alberghi, capannoni e studi professionali.
Diverso è invece il caso degli affitti tra i privati, rispetto a cui nel primo decreto di marzo il governo non ha fornito alcuna indicazione nel rapporto tra privati. Vediamo quindi
Si ricomincia dal riconoscimento di un credito d'imposta nella misura del 60% dell'ammontare del canone di affito, relativo al mese di marzo 2020, di immobili rientranti nella categoria catastale C1 ovvero botteghe e negozi.
La volontà dell'esecutivo è di rinnovare questa misura, ma anche di estenderla ad alberghi, capannoni e studi professionali ovvero agli altri immobili a uso non abitativo. E non è da escludere che possano trovare spazio anche bar, ristoranti e pizzerie.
Lo scopo di questo allargamento è presto detto: contenere gli effetti negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento legate all'emergenza coronavirus. Non è però affatto scontato che venga conservata l'aliquota del 60% anche per gli altri immobili.
La ragione è ovviamente di carattere economico e il confronto è adesso in corso tra i tecnici del Ministero dell'Economia.
L'intenzione è di favorire il massimo coinvolgimento tra affitti d'azienda, studi professionali, capannoni delle imprese, alberghi e strutture ricettive, tutti alle prese con un improvviso calo del lavoro e dei ricavi per via del blocco delle attività e della caduta dei consumi.
Ben diversa è la situazione per inquilini e proprietari di abitazioni private perché l'eventuale sospensione del canone d'affitto è legata ad accordi personali.
La questione è piuttosto delicata perché, indipendentemente dalla ricezione o meno del canone d'affitto, il proprietario dell'immobile è comunque tenuto a versare la maggior parte delle imposte richieste.
Le normative ordinarie in vigore consentono la concessione da parte del locatario di una proroga del versamento con pagamento delle imposte sugli importi reali e non su quelli realmente incassati.
In seconda battuta, se il proprietario concede una riduzione del canone di affitto, l'esenzione dall'imposta di registro e dal bollo. Infine, è naturalmente possibile sciogliere il contratto per inadempimento o mutuo consenso ovvero per i cosiddetti gravi motivi.
In ogni caso occorre inoltrare la comunicazione all'Agenzia delle entrate.