Agenzia Entrate: multe e cartelle quando e come si può non pagare

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Agenzia Entrate: multe e cartelle quando

Ci sono alcuni casi ben precisi in cui il contribuente non deve pagare le cartelle esattoriali notificate dall'Agenzia delle entrate. Ecco cosa c'è da sapere.

Se prima Equitalia per battere cassa doveva rapportarsi con l’Agenzia delle Entrate, adesso con la nuova veste assegnatagli dal Governo Renzi, l' “Agenzia delle Entrate-riscossione” potrà richiedere agli istituti di credito le somme dovute dal contribuente che si trovi in debito con il Fisco.

Almeno sotto il profilo strettamente normativo non c'è e non ci può essere un modo per non pagare le cartelle e le multe. Anche perché più trascorre il tempo e più l'importo finale rischia di essere più salato per via delle spese per interessi. Tuttavia esiste un modo per contestare la richiesta di pagamento ovvero esistono alcuni casi in cui non deve aprire il portafogli. Il tutto mentre proprio adesso è in discussione una proposta di legge che prevede la cancellazione delle cartelle per piccole cifre. Siamo ancora nella fase della valutazione delle commissioni competenti, tuttavia, nel testo viene previsto anche l'azzeramento dei costi di notifica se l'ente creditore o il concessionario utilizzano il servizio di posta elettronica certificata. Ed è poi proposto che sulle somme il cui pagamento è stato rateizzato o sospeso, si applicano gli interessi al tasso legale annuo come determinato con decreto del Tesoro.

Cartelle e multe: quando non pagare

In attesa di capire che fine farà questa proposta di legge, le normative adesso in vigore prevedono una soglia minima al di sotto della quale non può essere inviata una cartella. L'importo deve essere sempre e comune maggiore di 30 euro e il tetto massimo non può raggiungere cifre così elevate da non poter essere ragionevolmente corrisposte. In quest'ultimo caso, sono tre le strade percorribili:

  1. accordo coi creditori ovvero l'accordo con il 60% dei creditori da ratificare dal tribunale
  2. liquidazione del patrimonio ovvero la vendita dei propri beni attraverso il tribunale e la ripartizione del ricavato tra i creditori
  3. piano del consumatore ovvero il taglio del debito dal tribunale senza la necessità di ottenere il via libera dai creditori
E se il contribuente è indigente non può per forza di cose essere chiamato a pagare somme contestate. Ma attenzione al penale, che scatta se l'evasione è maggiore di
  1. 250.000 euro per omesso versamento di Iva
  2. 15.000 euro per omesso versamento ritenute previdenziali
Il portafogli deve poi rimanere chiuso se arriva una cartella esattoriale intestata a un defunto e l'erede ha rinunciato alla sua parte. In caso contrario non è chiamato a pagare le sole sanzioni. E attenzione alle tempistiche perché la cartella o la multa devono essere notificati entro un anno dalla morte a ciascun erede personalmente se hanno fatto la comunicazione di decesso all'Agenzia delle entrate, altrimenti in maniera cumulativa all'ultimo indirizzo del defunto. Invece, dopo un anno dalla morte del debitore, l’Agenzia delle Entrate Riscossione deve effettuare la notifica personalmente e nominativamente ai singoli eredi, ciascuno per la sua parte. A tal fine, la notifica dovrà avvenire presso il rispettivo indirizzo di residenza.

Cartelle esattoriali: termini di prescrizione

L'Agenzia delle entrate non può rivalersi all'infinito sul contribuenti. I tempi di prescrizione, quelli cioè oltre i quali decade il diritto a chiedere il pagamento, sono legati all'imposta di riferimento e sono pari a

  1. 3 anni per bollo auto (da corrispondere indipendentemente dall'utilizzo del mezzo, ma solo per il possesso) a iniziare dal primo gennaio dell'anno successivo a quello in cui il versamento doveva essere effettuato
  2. 5 anni per sanzioni amministrative ovvero violazione del codice della strada, contributi previdenziali e assicurativi, imposte locali come Tari, Imu, Tasi
  3. 10 anni per Irpef, Iva, Irap, Imposta di Registro, diritti camera di commercio, imposta ipocatastale
Infine il contribuente dispone di due strumenti per prevenire le vertenze con il fisco o chiudere quelle già iniziate.
  1. Il concordato permette di patteggiare l'entità dell'imponibile sia quando si è ricevuto un accertamento sia prima di averlo ricevuto, quando si è subito un controllo da parte dell'amministrazione.
  2. La conciliazione permette di mettere fine a una controversia quando è già stato presentato ricorso alla Commissione tributaria provinciale, evitando le lungaggini e le spese dei vari gradi di giudizio, e usufruendo della riduzione delle sanzioni a un terzo.