I nuovi prezzi delle sigarette
C'è poco da sorprendersi perché tutte le volte che c'è da fare cassa si mettono le mani anche sul costo dei pacchetti delle sigarette.
Nuova stangata per i fumatori che vedranno oggi aumentare il proprio pacchetto di sigarette fino a 20 centesimi, un aumento che riguarda tutti i principali marchi di tabacco, un esempio su tutti le Marlboro da oggi costano 5,50 Euro.
Brutte notizie per i fumatori: dalla giornata di oggi le sigarette sono più care. E neache di poco perché l'aggravio dei costi varia da 5 a 20 centesimi in base alla marca. Occorre poi tenere presente come alcune "bionde" avevano già subito un aumento dei prezzi a inizio anno e di fatto si tratta del secondo ritocco verso l'alto. Chesterfield, Diana, L&M, Marboro, Merit, Muratti, Philip Morris e Virginia. Occore poi far presente come siano coinvolti tutti i rivenditori di sigarette ovvero tutti i fumatori. A comunicare la decisione è stata l'Agenzia delle dogane e dei monopoli (Aams) che gestisce il monopolio di Stato sulle sigarette.
Le sigarette che hanno subito il rincaro minore sono le Marlboro in tutte le sue versioni commerciali. Non solo, ma l'impegno di spesa è maggiore anche nel caso delle Chesterfield Blue 100's, le Blue KS, le Caps Twice, le KS, le Red 100's e le Silver Blue. Per quanto riguarda le Diana costano di più le Diana Azzurra 100s e KS, le blu in entrambe le versioni, le rosse entrambe le versioni e le SSL Blu. Per quanto riguarda le Merit rincari per Merit Bay KS, Merit Bianca KS, Merit Blu 100s, Merit Blu KS, Merit Gialla, Merit Gialla 100’s, Merit Gialla KS e Merit SSL. Prezzo più alto per le Philip Morris Azure, 100s, Blue, Classic SSl, Rossa, Red, Beige e White, oltre che Virginia S.
In fin dei conti c'è poco da sorprendersi perché tutte le volte che c'è da fare cassa si mettono le mani anche sul costo dei pacchetti delle sigarette. In qualche modo si tratta del bancomat a cui fare riferimento, al pari di altre ben note voci, come il carburante, sia esso diesel o benzina. Ma se quest'ultimo coinvolge una platea più ampia di contribuenti, nel primo caso la fascia è più ristretta.
Sull'aumento dei costi dell'energia sono determinanti l'incremento dei prezzi all'ingrosso e l'aumento dei consumi per il freddo. Ma diciamolo pure: quella che si è scatenata sui costi della luce è una sorta di tempesta perfetta che ha preso allo sprovvista alcuni tra i più accreditati esperti del settore. Il rincaro messo in conto nelle ultime settimane è stato pari al +2,5% e non certo al 5,3%, più del doppio. L'Autorità per l'energia si è giustificata parlando di nove ragioni che hanno portato a una decisa crescita dei prezzi all'ingrosso nell'ultimo trimestre. Si va dalla minore disponibilità di energia nucleare dalla Francia all'aumento delle quotazioni d'oltralpe, da una minore efficienza del sistema per alcune limitazioni nei transiti di elettricità sulla rete italiana all'impatto dell'anno più arido degli ultimi 200 anni sulla generazione idroelettrica nazionale.
Più in generale, secondo le giustificazione ufficiali, a determinare l'aumento delle bollette della luce sono gli incrementi sia dei prezzi all'ingrosso sia dei costi per la sicurezza del sistema elettrico. E non va tanto meglio con il gas. Anche in questo caso c'è un'Autorità che regolamenta il settore e ha spiegato i motivi del rialzo. In prima battuta c'è la crescita della componente materia prima ovvero la revisione all'insù delle quotazioni del gas attese nei mercati all'ingrosso nel prossimo trimestre, anche per effetto della maggiore domanda dei mesi invernali. Aumenti all'ingrosso determinati anche dal dimezzamento della capacità di utilizzo del gasdotto Tenp per manutenzione. Basta per placare le ire dei consumatori?
Anche muoversi in autostrada costa adesso di più. Come ogni fine anno il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, insieme a quello dell'Economia, definisce gli eventuali rincari sulla base dei piani industriali delle concessionarie. Sono concessi se la società che gestisce l'autostrada ha in cantiere nuove opere solitamente. C'era stato un tetto imposto dall'allora ministro Maurizio Lupi che aveva definito il massimo: 1,5% a prescindere dai reali investimenti delle singole società concessionarie. Ma se la Brescia-Padova vede un aumento della tariffa pari al 2,08% e l'Autostrada del Brennero dell'1,67%, allora le disposizioni sono state disattese.
Questa volta gli aumenti del prezzo delle autostrade non va proprio giù. E non solo perché si ripetono di anno in anno, ma anche perché in molti casi il rincaro è a doppia cifra, fino ad arrivare al caso limite del +52,69% per percorrere la RAV (Aosta-Monte Bianco). E non si capiscono le ragioni di questi continui ritocchi all'insù in un periodo in cui l'economia non è affatto florida e i servizi offerte lungo le autostrade da nord a sud, da est a ovest, non siano affatto migliorati a tal punto da rendersi necessario un aggravio dei costi. Ma c'è una semplice evidenza che mette in luce le storture di questi ennesimi aumenti di fine anno: i rincari delle tariffe autostradali sono maggiori dell'inflazione e del tasso di crescita del Pil. Significa allora che siamo davanti a un regalo ai concessionari pagato dai contribuenti?
Secondo l'Unione nazionale dei consumatori, si tratta però di aumenti inaccettabili con un impatto devastante sui pendolari. L'aggiornamento delle tariffe delle autostrade è deciso dal Ministero dei Trasporti. In base all'inflazione del paese e al recupero degli investimenti, ogni concessionaria autostradale avanza la sua richiesta, ma spetta al Mit la parola finale.
In ogni caso c'è ben poco da fare perché la revisione dei prezzi è già realtà. Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dell'Economia e delle Finanze si affrettano a precisare che l'incremento, in conformità alla convenzione unica, include il recupero del 70% dell'inflazione reale e la remunerazione dei nuovi investimenti. Sarà, ma le medie dell'adeguamento tariffario di competenza di Autostrade per l'Italia e Sias sono rispettivamente pari all'1,51% e al 3,02%. Abbiamo voluto vederci chiaro per capire l'effettivo aumento dei costi tratta per tratta e la fotografia scattata è la seguente:
Si ricorda che la rete del gruppo Sias comprende le concessionarie Satap (A4 Torino-Milano ed A21 Torino-Piacenza), Salt (Sestri Levante-Livorno, Viareggio-Lucca e Fornola-La Spezia), Autostrada dei Fiori (Savona-Ventimiglia), Autocamionale della Cisa, Sav (Quincinetto-Aosta), Ats (Torino-Savona), Asti-Cuneo, Ativa (Tangenziale di Torino, Torino-Quincinetto, Ivrea-Santhià e Torino-Pinerolo), Sitaf (Frejus, Torino-Bardonecchia), Sitrasb (Gran San Bernardo), Tangenziale di Milano e Brescia-Bergamo-Milano. A ogni modo, tradotto in euro e andando al di là dei numeri, questo è l'aggravio di spesa per gli automobilisti italiani che viaggiano in autostada e tangenziali:
Nello studio del Codacons si stima ci sarà un aumento, per le famiglie italiane, una spesa maggiore di 942 Euro. I rincari annunciati infatti non riguardano solo quelli del circa 5% sia per le bollette della luce e del gas, ma anche gli aumenti dei pedaggi autostradali e l'introduzione dei costi per i saccheti della spesa nei supermercati.
Sperando almeno che le nuove leggi UE che tutelano il consumatore che veranno introdotto nel 2018 possano in qualche modo calmeriare l'aumento previsto.
Sono previsti rincari anche per la benzina nel corso del 2018, sugli alimentari e di conseguenza anche per mangiare fuori casa.
Rincari anche per i trasporti (di ogni genere: taxi, treni, aerei, navi, metro) e per i costi dei servizi bancari, senza dimenticare gli aumenti previsti per le tariffe dei cellulari.
A sorprendere sono i rialzi a cui saranno soggetti i prodotti che portiamo a tavola, anche quelli più comuni, dal grano ovvero dal pane e la pasta, all'olio di oliva, dal burro alle conserve alimentari fino alle uova. Le ragioni sono ben precise e fanno riferimento al clima impazzato che mette in discussione la produzione regolare. Il problema - fanno notare i sodalizi a tutela dei consumatori - è la possibile speculazione da parte dei commercianti. Da qui l'invito per consumatori e utenti finali a osservare ed evidentemente denunciare spropositati aumenti di prezzi.
Attenzione poi ai rincari, spesso sottotraccia e dunque non immediatamente individuabili, applicati dalle banche nella gestione dei conti correnti e delle assicurazioni in materia di polizze. C'è anche chi ha provato a elaborare stime sugli esborsi maggiori a cui saranno soggetti i consumatori italiani al definitivo rientro delle vacanze e dunque già in autunno. Per quanto riguarda i conti correnti si parla di una forbice tra 20 e 25 euro all'anno; sulle assicurazione il costo aggiuntivo varia da da 10 a 15 euro, sempre su base annuale. A giustificazione di quesi aggravi c'è la crisi del sistema degli istituti di credito, pagata anche dai clienti.