Come cambia il calendario, le scadenze e gli adempimenti obbligatori fiscali in riforma fisco

di Marianna Quatraro pubblicato il
Come cambia il calendario, le scadenze e

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Nuove semplificazioni per scadenze e adempimenti fiscali con nuova riforma del fisco di marzo: cosa cambia e da quando

Quando entrerà in vigore la riforma fiscale e per chi e da quando cambieranno davvero le tasse (paradossale)? La nuova riforma del fisco è stata presentata e approvata in Consiglio dei Ministri e si avvia al lungo iter verso l’approvazione finale definitiva con l’obiettivo di una revisione dell’attuale sistema fiscale e delle tasse che gli italiani pagheranno. 

  • Quando entrerà in vigore la riforma fiscale
  • Per chi cambieranno davvero le tasse (paradossale)

Quando entrerà in vigore la riforma fiscale 

Le misure della nuova riforma fiscale 2023 potrebbero entrare in vigore dopo l’estate, magari a settembre, o direttamente a inizio 2024. Dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri, il governo ha generalmente 24 mesi di tempo per adottare i decreti legislativi di attuazione delle misure previste dal disegno di legge.

Ciò significa che le misure della riforma fiscale, o almeno alcune, a partire dalla revisione delle aliquote Irpef e dal riordino delle detrazioni potrebbero entrare già in vigore in estate e alcune a inizio del nuovo anno o tutte a partire dal prossimo 2024.

Per chi cambieranno davvero le tasse (paradossale)

Forse in estate o forse a inizio 2024 cambieranno le tasse per pensionati, lavoratori dipendenti e autonomi e per tutti coloro che percepiscono redditi soggetti ad Irpef per effetto della revisione delle aliquote Irpef, del riordino delle detrazioni e dell’istituzione di una nuova no tax area che sia uguale e valida per tutti, lavoratori e pensionati.

L’obiettivo dichiarato dal governo con la riforma del fisco è quello di ridurre le aliquote Irpef portandole da quattro a tre e partendo dalle attuali quattro aliquote Irpef in vigore in base agli scaglioni di reddito che sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Diverse sono però ancora le ipotesi di modifica Irpef. La prima potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote:
  • del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, le novità sarebbero convenienti soprattutto per chi ha redditi annui tra 15mila-28mila euro, con aumenti di redditi dovuti alla riduzione dell’aliquota Irpef di tassazione garantendo contestuali aumenti ma per i redditi più bassi non cambierebbe nulla restando invariata l’aliquota al 23%.

Altra ipotesi di revisione Irpef al vaglio del governo prevede le seguenti nuove aliquote:

  • aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • aliquota al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, il maggior vantaggio sarebbe per i redditi medio-alti, tra 28mila euro e 50mila euro annui con riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 27%, mentre nulla cambierebbe ancora, e paradossalmente, per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro, per cui resterebbe confermata l’aliquota al 23%.

La terza ipotesi di modifica Irpef potrebbe, infine, prevedere le seguenti aliquote:

  • del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro
  • del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in quest’ultimo caso, per redditi fino a 15mila euro resterebbe ancora l’aliquota al 23% e i vantaggi maggiori sarebbero per la fascia di reddito medio-alta tra i 15 e i 30mila euro circa e si potrebbero ottenere aumenti di pensioni di circa 50-60 euro per i redditi più bassi, per arrivare fino a 700 e oltre mille euro per redditi più altri, dai 3.800-4mila euro in su.

Paradossalmente, dunque, la revisione Irpef per la tassazione sui redditi potrebbe agevolare chi percepisce redditi più alti e medio-alti rispetto a chi percepisce redditi più bassi e che avrebbe, invece, dovuto ricevere maggiore attenzione nelle modifiche Irpef.

I vantaggi per i redditi più bassi fino a 15mila potrebbero derivare invece dal riordino delle detrazioni previste nella nuova riforma del Fisco. Il governo lavora, infatti, alla modifica delle oltre 600 detrazioni attualmente in vigore con l’obiettivo di riordinarle, ad eccezione di spese mediche, spese per l’istruzione dei figli e interessi passivi sui mutui, ed è stato ipotizzato uno schema di modifica delle detrazioni in base ai redditi secondo le seguenti percentuali:

  • detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
  • detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
  • detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
  • nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro.
C’è poi la nuova no tax area che certamente influirà sul pagamento delle tasse di alcune categorie di persone. Il governo punta a eguagliare la no tax area per pensionati e lavoratori (e sia dipendenti che autonomi) per cui oggi, invece, sussistono differenze.

La no tax area, vale a dire la soglia reddituale entro la quale non si devono pagare tasse, al momento è infatti diversa per pensionati (8.500 euro), per lavoratori dipendenti (8.174 euro) e per lavoratori autonomi (5.550 euro). L’orientamento è quello di rendere per tutti la no tax area entro gli 8.500 euro.