Come cambiano gli affitti case sia per proprietari che inquilini con riforma fisco Marzo

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quali sono le novità della riforma fiscale che incidono sui canoni di affitto sia per i proprietari che per gli inquilini: cosa potrebbe cambiare e come

Come cambiano gli affitti case con riforma fisco Marzo sia per proprietari che inquilini? Tra revisione delle aliquote Irpef, riordino di detrazioni e bonus, modifiche per Ires, Irap e Iva, la nuova riforma del fisco prevede anche novità per quanto riguarda affitti ed estensione della cedolare secca. Vediamo quali sono le modifiche previste e come potranno cambiare gli affitti sia per inquilini che per proprietari di immobili. 

  • Come cambiano redditi gli affitti case con riforma fisco Marzo sia per proprietari che inquilini
  • Come cambiano detrazioni per affitti case per proprietari e inquilini

Come cambiano gli affitti case con riforma fisco Marzo sia per proprietari che inquilini

La prima modifica che interessa gli affitti e riguarda soprattutto i proprietari è certamente la revisione Irpef per la tassazione dei redditi che interessa anche i redditi derivanti dagli affitti percepiti e in base al nuovo schema di revisione Irpef che sarà ufficialmente e definitivamente approvato, il reddito derivante da affitti di case o altri immobili può diventare più o meno vantaggioso e conveniente per i proprietari, soprattutto se i guadagni derivanti dagli affitti si cumulano con altri redditi.

La tassazione nuova che cambierà i redditi degli affitti per i proprietari dipenderà dalle nuove aliquote Irpef che saranno approvate, considerando che l’obiettivo dichiarato dal governo con la nuova riforma del fisco è quello di ridurre le attuali quattro aliquote Irpef, portandole a tre.

Le attuali aliquote Irpef che sono quattro e sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
All’indomani della presentazione della riforma del fisco n CdM, tre sono le ipotesi di revisione Irpef possibili. La prima potrebbe prevedere le seguenti tre nuove aliquote Irpef:
  • del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In tal caso, sarebbero avvantaggiati coloro che percepiscono redditi annui tra 15mila-28mila euro, per cui si ridurrebbe nettamente l’aliquota Irpef di tassazione garantendo contestuali aumenti.

Altra ipotesi di revisione Irpef al vaglio del governo prevede le seguenti nuove aliquote:

  • aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • aliquota al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
La terza e ultima ipotesi di modifica delle aliquote Irpef potrebbe, infine, prevedere:
  • del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro
  • del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in quest’ultimo caso, per la prima fascia di reddito fino a 15mila euro resterebbe ancora l’aliquota al 23%, ma sarebbero garantiti aumenti a chi ha redditi più alti, tra 50mila e 60-75mila euro. La revisione delle aliquote Irpef non dovrebbe avere alcun impatto, invece, per gli inquilini che vivono in case in affitto anche se, per adeguamento Istat e per aumento delle tasse per i proprietari, l’aumento della tassazione Irpef potrebbe portare molti proprietari ad aumentare gli importi dei canoni di locazioni, con conseguenze negative per gli inquilini che potrebbero ritrovarsi a pagare di più di affitto.

Tra le proposte di riforma fiscale c’è anche quella di estendere la cedolare secca sugli affitti agli immobili non residenziali. La possibile novità è, però, ancora in dubbio per il governo, per una convenienza che non ci sarebbe praticamente come per l'applicazione della cedolare secca sulle case, conveniente sia a proprietari che inquilini.

Stando a quanto spiegato, infatti, la cedolare secca sulle case è stata istituita con l’obiettivo di far emergere i contratti di locazione e tassarli, senza dare adito agli affitti in nero, ma per i contratti di affitto non residenziali non sussiste questa esigenza in realtà, per ogni inquilino è decisamente più conveniente e vantaggioso da un punto di vista fiscale dichiarare i canoni che paga.

Come cambiano detrazioni per affitti case per proprietari e inquilini

Cambiano anche le detrazioni per gli affitti ma in tal caso si tratta di cambiamenti che interessano soprattutto gli inquilini. Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore, i pagamenti degli affitti si possono portare in detrazione. 

Sono, in particolare, previste per i contratti di case adibite ad abitazione principale affittate con contratti stipulati o rinnovati detrazioni di 300 euro per redditi complessivi entro i 15.493,71 euro e di 150 euro per redditi complessivi superiori a 15.493,71 euro, ma entro i 30.987,41 euro.

Per i contratti di affitto a canone concordato, è prevista una detrazione d’imposta di 495,80 euro per redditi complessivi entro i 15.493,71 euro e di 247,90 euro per redditi complessivi superiore a 15.493,71 euro ma entro i 30.987,41 euro. Non è, invece, prevista alcuna detrazione per redditi superiori a 30.987,41 euro.

Le detrazioni potrebbero, però, essere riviste prevedendo diverse percentuali in base a diverse fasce di reddito e che potrebbero essere le seguenti:

  • detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
  • detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
  • detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
  • nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro.
Con questo sistema potrebbero cambiare anche le detrazioni per affitti di giovani di età inferiore a 30 anni. Oggi, infatti, per contratti di affitto stipulati con giovani di età compresa tra i 20 anni e 30 anni per case da adibire ad abitazione principale è prevista, in sede di dichiarazione dei redditi, una detrazione pari a 991,60 euro che vale per i primi 3 anni di affitto ma solo a condizione che il reddito complessivo non superi i 15.493,71 euro.