Come cambiano le tasse regionali (e in parte sono già peggiorate) con nuova legge su autonomia

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Cosa prevede la nuova legge sull’autonomia e come potrebbe incidere su imposte locali dopo nuove modifiche già al via quest’anno

Come cambiano le tasse (e in parte sono già cambiate in peggio) locali e regionali con nuova legge su autonomia? Il testo sull’autonomia differenziata ha ricevuto il primo ok, ma l’iter fino all’approvazione definitiva è ancora molto lungo. L’obiettivo è comunque arrivare a chiudere la partita in tal senso entro la fine dell’anno e, una volta approvata, la legge sarà subito in vigore.

La legge sull’autonomia differenziata prevede il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione ad una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato, nonché la possibilità per le regioni di trattenere il gettito fiscale, che così non verrebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità di tutte le regioni.

Si tratta di una legge molto discussa e da sempre proposta ma caduta a causa dei rischi che comporterebbe di squilibrio economico e sociale tra le regioni.

  • Come potrebbero cambiare le tasse locali e regionali con nuova legge su autonomia
  • Come sono già cambiate le tasse locali e regionali nel 2023

Come potrebbero cambiare le tasse locali e regionali con nuova legge su autonomia

Secondo quanto previsto dalla legge sull’autonomia differenziata, le singole regioni avrebbero la possibilità di di trattenere la gran parte del gettito fiscale si tradurre automaticamente in un netto miglioramento nella fornitura di servizi ai propri cittadini.

Tuttavia, ciò rischia di comportare una sottrazione di ingenti risorse alla collettività nazionale e una forte differenza poi nella fornitura di servizi e organizzazione di infrastrutture logistiche.

Sulla base dell’autonomia differenziata e delle situazioni economico-finanziarie delle singole regioni, poi verrebbero modulate relative imposte locali, da Irpef a Imu, Tari sui rifiuti, già in realtà di gestione locale entrambe.

La legge sull’autonomia differenziata avrebbe particolare impatto sulle imposte locali dell’Irpef, addizionali regionali e comunali. In tal senso, infatti, ogni ente locale, regione o comuni, avrebbe la possibilità di stabilire, entro i limiti fissati dalle leggi nazionali, le aliquote di pagamento Irpef sui redditi, trattenendo tutte le entrate da usare poi per ‘i propri cittadini’.

E questo sistema potrebbe rivelarsi vantaggioso, anche con relativo abbassamento delle aliquote Irpef in regioni e comuni che godono di ottima salute economica e non presentano buchi da colmare, al contrario, potrebbe rivelarsi molto penalizzante in regioni e comuni in deficit che pur di risanare i propri bilanci tenderebbero singolarmente e in piena autonomia ad aumentare le imposte locali, con importanti ricadute sui cittadini.

Chiaramente, ipotizzando che venga fissata una percentuale di compartecipazione Irpef uguale per tutte le Regioni, le regioni del Nord, in condizioni economiche migliori in generale di quelle del Sud, a partire da Lombardia e Veneto, sarebbero avvantaggiate.

Come sono già cambiate le tasse locali e regionali nel 2023

La legge sull’autonomia differenziata sarebbe un ulteriore passo verso la facoltà di regioni e comuni di agire liberamente sul fronte delle imposte locali e soprattutto sull’Irpef. Ulteriore nel senso che già per quest’anno, dall’ex governo Draghi, hanno ottenuto la possibilità di poter autonomamente stabilire, sulla base dell’andamento del bilancio economico del proprio ente, diverse aliquote Irpef, alzandole anche al massimo se necessario.

Nel 2023, è stata prevista, infatti, per i Comuni la possibilità di aumentare l’Irpef locale nel caso di un deficit procapite superiore a 500 euro, mentre per Comuni con un debito procapite superiore a 1.000 euro si potrà scegliere se aumentare l’Irpef locale o sostituire l’aumento delle tasse locali con una nuova tassa locale da applicare a chi si imbarca in porti o aeroporti.

Stesso discorso vale per le Regioni: ognuna può decidere le aliquote di pagamento dell’Irpef locale con possibilità di aumenti o anche ribassi. E molte regioni e Comuni hanno rivisto al rialzo le aliquote Irpef locali.

Per esempio, la Lombardia ha già rivisto le aliquote Irpef ma solo per i redditi sopra i 75 mila euro, per cui gli scaglioni di reddito e le relative aliquote delle tasse regionale sono diventate le seguenti:

  • per i redditi fino a 15 mila euro, l’aliquota è dell’1,23%;
  • per i redditi tra 15 mila e 28 mila euro, l’aliquota è dell’1,58%;
  • per i redditi tra i 28 mila e i 50 mila euro, l’aliquota è dell’1,72%;
  • per i redditi oltre i 50 mila euro, l’aliquota è dell’1,73%.
 
In Campania, dal primo gennaio 2023 l'addizionale Irpef del Comune di Napoli è aumentata dello 0,1%, con esenzione da tale pagamento prevista solo i contribuenti con redditi fino 12mila euro.

Aumenta anche nel Lazio l’addizionale locale Irpef: la Regione ha, infatti, deciso di mantenere l’aliquota dell’1,73%, (1,23, aliquota base, più 0,50 aliquota sanità) per il primo scaglione di reddito fino a 15 mila euro e per tutti gli altri, 15-28 mila, 28-50 mila, oltre 50 mila, ha applicato la maggiorazione dell’1,60, arrivando così al 3,33%, il massimo permesso dalla normativa nazionale.

Anche Liguria, Marche e Umbria hanno previsto maggiorazioni delle aliquote Irpef locali, escludendo per sempre coloro che hanno redditi fino a 15mila euro, mentre il Piemonte ha previsto le seguenti modifiche Irpef e maggiorazioni: 

  • per i redditi fino a 15mila euro, una maggiorazione dello 0,39%
  • per i redditi oltre i 15mila e fino a 28mila euro, dello 0,90%
  • per i redditi oltre 28mila e fino a 50mila euro, dell’1,52%
  • per i redditi oltre 50mila, del 2,10%.
 
Previste anche due detrazioni di 100 euro per i contribuenti con più di tre figli, per ciascuno di essi e di 250 euro per famiglie con a carico figli disabili.