Cosa fare se si è soggetti a procedure di pignoramento e come fare ad evitarlo: cosa prevedono leggi in vigore, procedure e chiarimenti
Come evitare pignoramenti grazie a diverse leggi su sovraindebitamento? Il pignoramento è una procedura che scatta quando si deve recuperare un credito e che può interessare tanto beni immobili quanto conti correnti, sia bancari che postali, e altri beni.
Perché il pignoramento diventi effettivo, il creditore deve notificare al debitore titolo esecutivo, atto di precetto e atto di pignoramento. Ma chi è soggetto ad un pignoramento può difendersi. Vediamo come.
Leggi su sovraindebitamento per evitare pignoramenti cosa prevedono e per chi
Cosa fare se pignoramento è già stato avviato
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Per evitare i pignoramenti è ora possibile ricorrere alla legge sul sovraindebitamento, che ha potenziato e migliorato gli strumenti che permettono agli imprenditori commerciali, ai professionisti e anche ai normali consumatori di liberarsi dai debiti eccessivi.
La legge sul sovraindebitamento permette, dunque, a chi ha troppi debiti di evitare di incorrere in pignoramenti. Le leggi sul sovraindebitamento permettono, in particolare, di evitare il pignoramento alle seguenti categorie di persone:
cittadini;
liberi professionisti;
imprenditori commerciali;
piccoli imprenditori non soggetti al fallimento;
soci di società di persone (come le Snc e le Sas);
familiari dei sovraindebitati, e più precisamente i parenti entro il quarto grado e gli affini entro il secondo grado del debitore principale, se con lui conviventi, o quando il debito ha un’origine comune, al coniuge e al membro di un’unione civile.
Per usufruire della nuova legge sul sovraindebitamento bisogna seguire la seguente procedura:
presentazione di apposita domanda di esdebitazione da parte del debitore al giudice del tribunale civile competente per territorio;
valutazione preliminare, fase in cui la segreteria esamina l’istanza e valuta se il debitore è effettivamente in possesso di tutti i requisiti necessari per accedere alla procedura;
accettazione preventivo, se la valutazione è positiva, la Segreteria trasmette al debitore un preventivo dei costi della procedura, comprensivo del compenso del gestore della crisi;
nomina del gestore della crisi, che assume il compito di verificare la situazione di sovraindebitamento del debitore;
successivo incontro con il gestore della crisi, che permette al debitore di incontrare, e anche più volte se necessario, il gestore per descrivere personalmente la propria situazione e i motivi che hanno portato ad importante sovraindebitamento;
piano di soluzione della crisi, che avviene quando il gestore, dopo aver esaminato tutta la documentazione, suggerisce al debito il miglior piano di soluzione della crisi;
omologa del piano, che prevede l’attestazione di veridicità e fattibilità da parte del gestore del piano di risoluzione del debito e lo trasmette al giudice per l’omologa.
Quando si ottiene l’omologa, il debitore può pagare i propri debiti in modo agevolato secondo le modalità e le tempistiche definite dal piano di soluzione della crisi.
Se sussistono validi motivi, quando il pignoramento riguarda beni immobili o beni mobili, il giudice può disporre che il debitore paghi la somma dovuta a rate mensili fino al termine massimo di 48 mesi (4 anni) e ogni 6 mesi distribuisce le somme incassate tra i vari creditori.
Solo nel caso in cui i beni pignorati siano immobili, il giudice può autorizzare il pagamento rateizzato con versamenti mensili, nel termine massimo di diciotto mesi. L'istanza può essere presentata una sola volta.
Sui pignoramenti immobiliari si è recentemente espressa la Corte di Cassazione che con una nuova sentenza ha stabilito che, se un contratto bancario prevede clausole vessatorie e abusive, il debitore può opporsi al pignoramento immobiliare anche se non ha agito tempestivamente in passato lasciando scadere i termini e facendo diventare il decreto ingiuntivo definitivo.
Perché si possa attuare la sentenza della Cassazione, devono sussistere le seguenti condizioni:
il debitore deve essere un consumatore;
il contratto bancario deve contenere almeno una clausola vessatoria;
l’asta giudiziaria non deve essersi conclusa con l’assegnazione dell’immobile.
Per effetto della nuova sentenza della Cassazione, il giudice a cui la banca presenta richiesta di decreto ingiuntivo deve prima chiedere al creditore di presentare il contratto di credito.
Solo dopo, il giudice competente della procedura di pignoramento immobiliare, può rivedere tutto il procedimento e, se emerge una effettiva violazione delle norme europee che tutelano il consumatore, bloccare l’asta giudiziaria.
Dunque, per decidere se effettivamente una casa può essere all’asta o essere riacquisita dal debitore, il giudice deve valutare prima se il decreto ingiuntivo è stato emesso sulla base di clausole abusive contrarie ai diritti del consumatore.
Anche la Corte di Giustizia europea si è espressa sul pignoramento immobiliare, stabilendo che se il contratto stipulato tra banca e cliente contiene clausole abusive, il cliente può fare ricorso anche se è già stata avviata la procedura di pignoramento, bloccando anche in tal caso il pignoramento di una casa se già avviato.
Sono ritenute clausole contrattuali abusive quelle che non rispettano fedelmente i principi di buona fede ed equità, come:
clausole occulte, che rappresentano un vincolo per i clienti pur se non erano chiaramente specificate prima della firma del contratto;
risarcimento unilaterale per annullamento, che permette alla banca di trattenere gli anticipi se il consumatore annulla il contratto;
risarcimento per inadempienza contrattuale da parte della banca;
proroghe automatiche dei contratti a tempo determinato, per cui ogni cliente deve obbligatoriamente comunicare la sua intenzione di risoluzione del contratto prima della sua scadenza per evitare che sia automaticamente prorogato;
annullamento con breve preavviso, che permette all'istituto di credito di risolvere, appunto con breve preavviso, un contratto senza un termine fisso di scadenza;
annullamento del contratto unilaterale da parte della banca in determinati casi e a specifiche condizioni;
modifiche unilaterali del contratto, che permettono all'istituto di credito di apportare modifiche ad un contratto unilateralmente senza necessità di fornire alcune giustificazione;
esclusione o limite alla responsabilità della banca se il consumatore muore o subisce lesioni per un atto o un'omissione da parte della stessa banca.