Postepay, controlli Agenzia delle entrate
Se dovesse saltare fuori qualche presunta irregolarità, spetta all'intestatario della Postepay dimostrare la non esistenza di comportamenti fraudolenti.
Guai a pensare che la carta Postepay di Poste italiane e più in generale le carte prepagate non sia oggetto di controlli da parte dell'Agenzia delle entrate o della Guardia di finanza. Anche se gli importi che circolano sono per la maggior parte dei casi limitati (o forse proprio per questo), l'occhio del fisco è sempre vigile.
È allora interessante capire quando scattano i controlli perché gli spazi di manovra di Agenzia delle entrate e Guardia di finanza non sono illimitati, ma sono soggetti a limiti ben precisi. A iniziare da quelli temporali perché i controlli non possono andare oltre i cinque anni precedenti. Scaduto questo periodo, non sono più possibili i controlli sulla Postepay e altre carte prepagate.
Obiettivo di Agenzia delle entrate o Guardia di finanza è stroncare l'evasione fiscale, anche quella relativa ai piccoli pagamenti accreditati sulla Postepay e sulle carte prepagate. Perché i casi di cronaca rivelano come spesso e volentieri c'è chi si affida a questi strumenti per nascondere al fisco somme di denaro. Ma si tratta di un errore fatale per due motivi: i controlli possono essere estesi a tutti i depositi intestati o meno e quelli sui conti correnti possono essere effettuati pure nei confronti dei privati.
E se dovesse saltare fuori qualche presunta irregolarità, spetta all'intestatario della Postepay dimostrare la non esistenza di comportamenti fraudolenti.
E quando di parla di privati, è bene specificare che si intende la totalità dei contribuenti, dai lavoratori dipendenti ai pensionati fino ai disoccupati e non solo coloro che percepiscono redditi da attività imprenditoriale. Insomma, le maglie del fisco sono diventate adesso più strette e riuscire a sfuggire è praticamente impossibile. La chiave per effettuare i controllo è l'Archivio dei rapporti finanziari ovvero il database con tutte le operazioni in entrata e in uscita eseguite dai contribuenti.
E ad alimentarlo sono gli stessi istituti di credito (Poste italiane nel caso della Postepay) con la segnalazione dei movimenti in entrata e in uscita e dunque dei prelievi e dei versamenti. Agenzia della entrate e Guardia di finanza hanno libero accesso all'Archivio dei rapporti finanziari per effettuare i controlli. In ogni caso, è vietato spulciare sull'uso della Postepay oltre di cinque anni. Non dimentichiamo che il contribuente è tenuto a dichiarare le somme sulla carta Postepay se costituiscono reddito imponibile e dunque sottoposto a tassazione.
E attenzione: l'anonimato infatti non vale nei confronti dell'Agenzia delle entrate. Il riferimento va alla carta Postepay anonima. Ecco dunque che un'altra precisazione necessaria sui controlli dell'Agenzia delle entrate: nessuna carta Postepay è esente. Qualunque sia la tipologia, le indagini sono sempre possibili, anche nel caso delle più comuni Postepay Standard (5 euro per il rilascio e la più utilizzata per gli acquisti online), Postepay Evolution (canone annuo di 10 euro e caratterizzata per la presenza di un Iban che la rende simile a un conto corrente per l'accredito di bonifici).
Così come le varie Postepay NewGift (7 euro per il rilascio), MyPostepay (10 euro per il rilascio e con cover personalizzabile), Postepay Twin, Postepay Corporate, Postepay Impresa, Postepay Virtual, IoStudio Postepay, Postepay Inps Card (pensata per i pensionati per l'accredito dell'assegno previdenziale), Postepay Junior (per giovani e con costi di gestione molto contenuti).