Aumenti di pensioni e stipendi ancora incerti dal prossimo anno dopo misure Decreto Aiuti bis: cosa potrebbe cambiare
Di quanto potrebbero aumentare pensioni e stipendi nel 2023 fra rivalutazione incerta, flat tax e taglio cuneo fiscale? Se il Decreto aiuti bis ha previsto per quest’anno misure con rivalutazione delle pensioni anticipata al 2% e decontribuzione per gli stipendi al 2% insieme alla detassazione welfare per aumentare, rispettivamente, pensioni e stipendi e dare così a pensionati e lavoratori maggiore potere di acquisto considerando l’andamento dell’inflazione, arrivata alle stelle, e caro prezzi, sono decisamente incerte le misure per il futuro.
L’incertezza deriva dal fatto che al momento non si sa quale governo governerà l’Italia e quali stradi avrà intenzione di percorrere. Dopo la caduta del governo Renzi, infatti, il prossimo 25 settembre l’appuntamento è con le nuove elezioni e solo dopo l’insediamento ufficiale del nuovo governo eletto si saprà se e cosa si farà per aumentare pensioni e stipendi nel 2023. Vediamo quali sono le opzioni in ballo.
Minimi saranno fino a fine anno gli aumenti calcolati, appena qualche decina di euro al mese, variabile a seconda, chiaramente, della pensione che già si percepisce.
Per esempio, una pensione da 500 euro avrà circa 30 euro di aumento complessivi, per chi prende una pensione da 700 euro, prenderà 725 euro circa, mentre chi prende una pensione di 1.200 euro, prenderà 1.224 euro circa, e così via, fino ad arrivare a 40 euro per chi prende 2mila euro e fino a 52 euro per chi prende 2.600 euro al mese di pensione.
Non è previsto alcun aumento per chi prende pensioni dai 2.700 euro insù, considerando la misura dell’anticipo della rivalutazione pensionistica vale solo per chi ha redditi più bassi, entro i 35mila euro annui.
Una volta cessata la misura il 31 dicembre 2022, al momento non si sa cosa accadrà per aumentare le pensioni dal primo gennaio 2023. Diverse sono le opzioni in ballo tra rivalutazione incerta, flaxt tax, su cui sta particolarmente puntando la destra con aliquota inizialmente proposta al 23% poi al 15%, e nuovo taglio del cuneo fiscale ma ancora del tutto incerto, per ridurre le tasse e aumentare contestualmente le pensioni nette.
Diverse anche le opzioni in ballo per la stessa rivalutazione: la prima ipotesi che potrebbe concretizzarsi da gennaio 2023 per aumenti delle pensioni è l’estensione della rivalutazione delle pensioni anticipata al 2% per tutti e non solo per chi ha redditi annui entro i 35mila euro.
Altra opzione potrebbe essere quella della rivalutazione automatica delle pensioni per tutti, a prescindere dai limiti reddituali, con indice all’1,9% già fissato per il 2023 prima del Decreto Aiuti bis.
Secondo, però, quanto normalmente previsto dalle leggi in vigore, anche con indice all’1,9%, non tutte le pensioni vengono pienamente rivalutate, considerando che diverse percentuali fissate dalla legge per le diverse fasce di reddito e che sono del:
Se per l’aumento delle pensioni il Decreto Aiuti bis ha previsto la rivalutazione anticipata del 2%, per aumentare gli stipendi sono state decise misure come decontribuzione al 2% e detassazione welfare. Anche queste misure cesseranno i loro effetti il 31 dicembre 2022 e anche in questo caso è tutto ancora molto incerto e tutto dipenderà dall’esito delle prossime elezioni.
Bisognerà ancora capire come saranno aumentati gli stipendi per adeguamenti ai costi della vita e le ipotesi di lavoro potrebbero essere diverse, da nuova revisione Irpef sui redditi, come ipotizzato nella riforma fiscale su cui aveva iniziato a lavorare il governo Draghi, all’introduzione di una flat tax, come proposto dalla destra, prima al 23% poi al 15%, a possibili ulteriori interventi che però ancora devono essere definiti.