Cosa cambia per riconoscimento al diritto dell’assegno di mantenimento dopo il divorzio: ecco cosa prevedono le ultime sentenze della Cassazione
Quali sono le nuove importanti modifiche su diritto e importo assegno mantenimento dopo divorzio nel 2023 grazie a Cassazione? Cambia la determinazione dell’assegno di mantenimento in relazione a nuovi aspetti della vita degli ex coniugi e si prevedono novità anche per quanto riguarda il diritto all’assegno di mantenimenti tra coppie dello stesso sesso.
La Cassazione ha chiaramente spiegato come il riconoscimento dell'assegno di mantenimento dopo il divorzio dipende esclusivamente dall'accertamento dell'inadeguatezza dei mezzi, o dell'impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive, dell’ex coniuge che risulti economicamente più debole.
Ed è su criteri come valutazione comparativa delle condizioni economico patrimoniali delle parti, contributo fornito dal richiedente alla conduzione della vita familiare e alla formazione del patrimonio comune e personale di ciascuno degli ex coniugi, durata del matrimonio e età dell'avente diritto che si basa il calcolo dell’assegno di mantenimento da riconoscere dall’ex coniuge.
L'assegno di divorzio ha quindi una funzione assistenziale e compensativa che spetta quando lo scioglimento del matrimonio ha portato ad un ‘importante’ squilibrio delle condizioni economiche delle parti. Solo se viene accertata tale disparità, allora l’assegno di mantenimento dopo il divorzio viene riconosciuto.
Se, però, secondo la Cassazione, emerge una disparità economica dopo il divorzio ma non ‘importante’ ma lieve e se la parte che riceve l’assegno di mantenimento dopo il divorzio sostiene ripetute e continue spese voluttuari, e anche costose, che vanno ben oltre i bisogni primari, allora decade il diritto a percepire l’assegno di mantenimento.
Con la recente sentenza, la Corte di Cassazione ha ribadito i principi su cui si fonda il riconoscimento dell’assegno di mantenimento tra ex coniugi, che sono nel dettaglio:
Novità sull’assegno di mantenimento dopo il divorzio si preparano ad arrivare anche per le coppie omosessuali, alla luce delle nuove norme previste dalla Legge Cirinnà. Secondo la corte di Cassazione si tratta di una questione decisamente innovativa in relazione alla questione e all’importanza di dare una risposta in tal senso.
Il caso che ha portato alla valutazione della questione riguarda un coniuge che chiede l’assegno di mantenimento, rivendicando i sacrifici fatti, dalla disponibilità a prendersi carico della famiglia, all’aver lasciato la sua città e perso alcune opportunità di lavoro.
La Corte di Cassazione in relazione alla questione sostiene il rischio di una disparità di trattamento con le coppie eterosessuali e ricorda che la legge sul divorzio prevede l’obbligo per i giudici di considerare tra gli elementi che incidono sull’assegno di mantenimento la durata del matrimonio.
Al pari, secondo la Suprema Corte, bisogna considerare la rilevanza dei fatti avvenuti prima dell’unione civile per determinare l’assegno di mantenimento dopo il divorzio per coppie dello stesso sesso, evitando, come già rimproverato all’Italia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, effetti discriminatori e mancanza di tutela nei confronti delle coppie omossessuali.