Lavoro in nero, nuovi sistemi con cui lavoratore scoperto da Agenzie Entrate

di Marianna Quatraro pubblicato il
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I controlli dell'Agenzia delle entrate per scoprire lavoro in nero procedono su due binari paralleli: riguardano sia il datore di lavoro e sia il lavoratore.

All'Agenzia delle entrate poco importano le ragioni per cui si decide di lavorare in nero. Le certezze sono due. Innanzitutto il fisco fa di tutto per fare emergere somme non dichiarate e su cui non sono state pagate le tasse. Proprio il 2019 è l'anno del potenziamento dei controlli grazie ai nuovi strumenti a disposizione dell'Agenzia delle entrate per scoprire lavoro in nero. In seconda battuta le conseguenze per chi viene sorprese ad agire all'ombra del fisco coinvolgono tutti.

Sicuramente il datore di lavoro, ma anche il lavoratore stesso che rischia di perdere benefici e può andare incontro una sanzione salate se nel frattempo si è dichiarato disoccupato percependo il relativo assegno di sostengo al reddito.

Coe l'Agenzia delle entrate scopre lavoro in nero

I controlli dell'Agenzia delle entrate per scoprire lavoro in nero procedono su due binari paralleli. Riguardano cioè sia il datore di lavoro e sia il lavoratore. E la storia dimostra che proprio dalla verifiche dei comportamenti fiscali ed economici dei lavoratori si riesce a risalire con più facilità a forme di evasione fiscale. Lo strumento che più di ogni altro consente al fisco di migliorare il tasso di efficacia è la cosiddetta Anagrafe dei conti correnti.

In buona sostanza si tratta del mastodontico archivio alimentato da tutte le banche (sono compresi anche gli uffici postale) che contiene le operazioni dei correntisti. E se registra qualche anomalia suona il campanello d'allarme.

Al di là di improvvisi movimenti di denaro in entrata e in uscita, l'Agenzia di via XX Settembre verifica le spese e le confronta con le entrate. E se lo scostamento è evidente (almeno del 20%), ecco che proprio questo viene considerato un indizio di anomalia, magari dello svolgimento di un lavoro in nero. Ovviamente le somme spese possono essere il frutto di una donazione di un parente oppure di una inaspettata vincita al gioco e dunque perfettamente legali. Tuttavia il contribuente è chiamato a dimostrarlo con prove e documenti alla mano.

In caso contrario il fisco presume un comportamento fiscale irregolare. Spetta insomma al controllato dimostare che non ha evaso e che quegli importi non siano il frutto di un lavoro in nero.

Lavoro in nero, conseguenze per lavoratore

Anche il lavoratore può essere chiamato a rispondere delle sue azioni ovvero di aver lavorato in nero nell'ipotesi in cui ha continuato a percepire l'assegno di disoccupazione. Il reato di è falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico, punito con la reclusione fino a 2 anni, senza considerare che la stessa Inps chiede la restituzione degli importi versati e potrebbe pretendere anche il risarcimento dei danni subiti.

Lavoro in nero, conseguenze per datore di lavoratore

Va anche peggio al datore di lavoro che andrebbe incontro a una sanzione amministrativa fino a 36.000 euro. Non solo, lo stesso lavoratore in nero può chiedere il pagamento degli stipendi che non risultino versati, il pagamento delle differenze retributive, gli straordinari non pagati, le indennità non pagate, il pagamento del Tfr, il versamento dei contributi e il risarcimento per il licenziamento illegittimo.