Le modifiche importanti (e negative) alle tasse locali accanto a nuovi scaglioni Irpef in deega fiscale approvata

di Marianna Quatraro pubblicato il
Le modifiche importanti (e negative) all

Cosa prevede la nuova delega fiscale per la relativa riforma per calcolo e pagamento delle tasse locali: misure al vaglio e cosa cambierà

Come cambiano le tasse locali in modo importante (e negativo) accanto a Irpef nazionale in riforma fisco? Tra revisione delle aliquote Irpef, modifiche per Irap e Iva e riordino delle detrazioni fiscali, nella nuova riforma del Fisco  spunta, tra le misure annunciate, anche un piano di federalismo fiscale per la riorganizzazione dei tributi locali.

  • Come cambiano tasse locali in riforma Fisco di marzo
  • Come cambiano tasse con nuova Irpef nazionale in riforma fisco

Come cambiano tasse locali in delega fiscale approvata

Uno dei punti inseriti nella nuova riforma del fisco pronta ad essere presentata è relativo al federalismo fiscale per calcolo e pagamento dei tributi locali. Stando a quanto annunciato dal governo, il federalismo fiscale per il pagamento dei tributi regionali dovrebbe prevedere razionalizzazione dei tributi regionali e velocizzazione del processo di autonomia finanziaria delle regioni a statuto ordinario con la compartecipazione al gettito Irpef e Iva.

Per Comuni, Province e Città Metropolitane si parla, invece, di un nuovo sistema fiscale con riordino dei tributi locali, semplificazione degli adempimenti e l’attribuzione del gettito Imu dei fabbricati di classe D ai Comuni. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di una revisione delle tasse locali che potrebbe rivelarsi negativa. 

Con il nuovo federalismo fiscale, le Regioni avrebbero maggiore autonomia nella gestione delle tasse locali, il che significherà che nelle regioni con bilanci in negativo si potrà, per esempio, aumentare il pagamento delle imposte, per esempio con aumento delle aliquote per il pagamento Imu o per il pagamento della Tari sui rifiuti, così come potranno aumentare liberamente le aliquote di pagamento Irpf locale, regionale o comunale, com del resto già accaduto quest'anno in molte regioni.

Per esempio, prima ancora dell'approvazione ufficiale del federalismo fiscale, tra le regioni che hanno già aumentato l’Irpef locale c’è la Campania: dal primo gennaio 2023 l'addizionale Irpef del Comune di Napoli è, infatti, aumentata dello 0,1%. Sono esenti da tale pagamento solo i contribuenti con redditi fino 12mila euro.

E’ stato anche approvato già un ulteriore aumento di un altro 0,1%, previsto a partire dal primo gennaio 2024 che, come spiegato dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, serve per risanare il bilancio del Comune.

Modifiche delle singole aliquote Irpef regionali sono già state approvate anche in Lombardia e Piemonte. La Lombardia ha modificato le aliquote Irpef solo per i redditi sopra i 75 mila euro, per cui gli scaglioni di reddito e le relative aliquote delle tasse regionale sono diventate le seguenti:

  • per i redditi fino a 15 mila euro, l’aliquota è dell’1,23%;
  • per i redditi tra 15 mila e 28 mila euro, l’aliquota è dell’1,58%;
  • per i redditi tra i 28 mila e i 50 mila euro, l’aliquota è dell’1,72%;
  • per i redditi oltre i 50 mila euro, l’aliquota è dell’1,73%.
Il Piemonte, invece, ha previsto le seguenti modifiche e maggiorazioni: 
  • per i redditi fino a 15mila euro, una maggiorazione dello 0,39%
  • per i redditi oltre i 15mila e fino a 28mila euro, dello 0,90%
  • per i redditi oltre 28mila e fino a 50mila euro, dell’1,52%
  • per i redditi oltre 50mila, del 2,10%.
Nonostante la possibilità di aumentare le aliquote delle addizionali Irpef locali, in Veneto, invece, non c’è e non ci sarà al momento alcun aumento per i cittadini che non pagheranno l’addizionale Irpef nel 2023, che sarà compensata dai pagamenti dei cosiddetti grandi contribuenti, come Bankitalia, Enel e simili che pagheranno di più l’Irap. 


Inoltre, gli stessi enti locali potranno liberamente gestire rottamazioni e sanatorie, il che significa, come accaduto per la nuova rottamazione 2023 già in molti comuni, che si potrà anche decidere di non permettere ai cittadini di esercitare la rottamazione per il pagamento dei debiti con il Fisco o in che misura farlo.

Come cambiano tasse con nuova Irpef nazionale in riforma fisco

Cambiano le tasse con la nuova riforma del Fisco per l’ulteriore modifica attesa delle aliquote Irpef che il governo vuole ridurre ancora portandole da quattro a tre. Le attuali quattro aliquote Irpef sono le seguenti:

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Le modifiche che potrebbero essere decise dal governo sono per le seguenti tre aliquote:
  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, per esempio, chi redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro annui potrebbe beneficiare di aumenti dei redditi, considerando che l’aliquota Irpef scenderebbe dal 35% al 27%, mentre nulla cambierebbe per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro, per cui resterebbe confermata l’aliquota al 23%, e per l’ultima fascia, cioè per redditi superiori ai 50mila euro, per cui resterebbe invece confermata l’aliquota al 43%.

Altra ipotesi di revisione delle attuali aliquote Irpef potrebbe prevedere:

  • aliquota al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • aliquota al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • aliquota al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, le nuove aliquote Irpef garantirebbero aumenti per tutte le fasce di reddito, compresi tra i 200 euro di tasse in meno per chi ha redditi fino a 25mila euro e i circa 700 euro in più per chi ha redditi più alti.

Ultima ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti aliquote:

  • del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro
  • del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in quest’ultimo caso, per la prima fascia di reddito fino a 15mila euro resterebbe ancora l’aliquota al 23%, mentre l’aliquota al 43% sarebbe applicata a redditi superiori rispetto ai 50mila euro e sarebbero garantiti aumenti a chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro.