Migliaia di cartelle Fisco non sarebbero valide, al via moltissime contestazioni ad Agenzia Entrate

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Migliaia di cartelle Fisco non sarebbero

Scoppia il caso delle cartelle esattoriale che sarebbero considerate non valide per un problema con la posta elettronica. Coinvolti migliaia di contribuenti.

Sotto i riflettori finiscono ancora una volta le cartelle esattoriali dell'Agenzia delle entrate e più esattamente la procedura che porta alla notifica al contribuente inadempiente. Sono infatti numerosi i casi che conducono all'annullamento dell'atto a beneficio del debitore. Le circostanze sono in continuo aggiornamento, come dimostrato dalle decisioni delle Commissioni tributarie italiane chiamate a pronunciarsi sulle controversie.

La più recente tira in ballo la Posta elettronica certificata ovvero quello strumento di comunicazione che ha di fatto preso il posto della tradizionale raccomandata cartacea con ricevuta di ritorno. Che nel caso delle cartelle esattoriali si traduce nella cosiddetta busta verde. Vediamo più specificatamente:

  • Perché migliaia di cartelle Fisco non sarebbero valide
  • Cartelle esattoriale e annullamento, la norma contestata

Perché migliaia di cartelle Fisco non sarebbero valide

Il punto al centro della questione è molto chiaro: quali sono le conseguenze della notifica dell'atto di pagamento con una Pec non valida. Ricordiamo che per validità si intendono quelle che non sono iscritte al registro pubblico delle Pec. Che la questione sia molto diffusa è dimostrato dai tantissimi ricorsi che stanno continuando a piovere sul tavolo delle stesse Commissioni tributarie.

Oggetto delle contestazioni sono proprio le cartelle esattoriali in cui l'indirizzo di posta elettronica utilizzato dall'ufficio Riscossione non risulta presente in nessun elenco pubblico. Le conseguenze? Anche l'annullamento delle cartelle.

Scriviamo anche perché alcuni giudici si sono in realtà espressi favorevolmente nei confronti dell'Agenzia delle entrate. In pratica, la notificazione in via telematica degli atti può essere eseguita esclusivamente utilizzando un indirizzo di posta elettronica certificata del notificante che compare negli elenchi pubblici. Nel caso in cui l’atto dovesse arrivare da una email non ufficiale, è da considerarsi inesistente.

Tuttavia, secondo l'Agenzia delle entrate, l'indirizzo Pec del destinatario deve sì essere presente nei registri pubblici, ma non la condizione dell’indirizzo email di chi notifica. Il tutto nonostante la Corte di Cassazione abbia confermato la necessità anche per il mittente di aver inserito il proprio indirizzo Pec negli elenchi pubblici, pena la non esistenza ovvero l'insanabilità. La questione delle cartelle del fisco che non sarebbero valide potrebbe diventare critica da qui alla fine dell'anno per via della notifica del 70% delle cartelle sospese durante il lungo periodo della pandemia.

Cartelle esattoriale e annullamento, la norma contestata

Punto di riferimento normativo per comprendere la questione dell'annullamento delle cartelle dell'Agenzia delle entrate è una legge di quasi 30 anni fa (la 53 del 1994) che prevede la possibilità di eseguire per via telematica le notificazioni di atti civili, amministrativi e stragiudiziali da parte di avvocati e procuratori legali. In pratica, la notifica avviene via posta elettronica certificata.

Disposizioni alla mano, la Pec a cui eseguire la notifica deve risultare da pubblici elenchi. L'indirizzo del mittente deve anche esso risultare da pubblici elenchi. Sono più di uno ovvero il domicilio digitale del cittadino, inserito nell'Anagrafe nazionale della popolazione residente, acronimo Anor; il Registro degli indirizzi elettronici delle pubbliche amministrazioni, gestito dal Ministero della Giustizia; il Registro delle imprese; l'Indice nazionale degli indirizzi Pec delle imprese e dei professionisti, acronimo Ini-Pec; il Registro generale degli indirizzi elettronici, gestito dal Ministero della Giustizia.