Flat tax, arrivano le prime indicazioni su quello che potrebbe succedere
Per i giovani fino a 35 anni e per gli over 55 il regime agevolato consisterà in una flat tax del 5%, aliquota di tassazione sostitutiva Irpef oggi prevista per le start up nei primi anni di attività
Grane attesa per la flat tax, che è rimasto un argomento centrale anche durante il periodo di ferie e che ora entrerà concretamente sempre più nel vivo nelle decisioni di Settembre. E legato alla flat tax, il regime forfettario, le detrazioni e le imposte per tutti.
Per quanto riguarda la flat tax, ad esempio, sembra proprio che il Governo sia intenzionato a introdurre alcune novità che riguardano il regime forfettario che prevedono l’aumento degli attuali limiti di ricavi o compensi per i titolari di partita iva al 15 % fino a un massimo di 100.000 Euro. Provvedimento che si incanala nella direzione, più volte ribadita in questi mesi da importanti esponenti dell’Esecutivo, di un’entrata in vigore graduale della flat tax.
Quindi, rispetto a quello che avviene oggi, il nuovo regime forfettario che le partite iva potrebbero sfruttare nel prossimo futuro dovrebbe riguardare una platea più vasta visto che il limite di reddito fissato non è suddiviso in vari scaglioni come accadeva fino ad oggi, ma dovrebbe avere il limite unico di 100.000 Euro. Questo significa che i professionisti, o le imprese che rientrano in questo limite, ovvero che non producano ricavi superiori a questa soglia, potranno usufruire al regime forfettario. Una condizione che oltre alla flat tax permette di usufruire di altri vantaggi e semplificazioni sul fronte degli adempimenti fiscali, come per esempio l’esonero dall’obbligo di fatturazione elettronica in vigore dal primo gennaio 2019. Inoltre, per i giovani fino a 35 anni e per gli over 55 il regime agevolato consisterà in una flat tax pari al 5%, aliquota di tassazione sostitutiva Irpef che oggi è prevista soltanto per le start up nei primi anni di attività.
Il nuovo regime forfettario, comunque, oltre ad elevare la soglia del reddito a 100.000 euro prevede anche la possibilità di accesso per le società di capitali e società di persone. Una novità non di poco conto che ha come obiettivo chiaro quello di introdurre gradualmente la flat tax iniziando dalle imprese più piccole e per i titolari di partita iva. Le novità contenute nella legge che dovrà essere discussa da Camera e Senato non riguarderanno soltanto l’estensione della flat tax del 15% ad una platea più ampia di titolari di partita IVA, ma potrebbero rendere meno stringenti i limiti per la permanenza nel regime fiscale agevolato. A queste si aggiungerebbero l’aumento dei limiti per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per i compensi ai collaboratori e l’aumento della soglia, per le spese di acquisto di beni ammortizzabili, che al lordo degli ammortamenti verrebbe fissata a qurantamila euro.
Istituire una flat tax di cui tanto si parla da mesi che prevederebbe due aliquote fisse di pagamento delle tasse stabilite in base ai redditi. Le aliquote dovrebbero essere, in particolare, fissate al 15% per redditi fino a 80mila e al 20% per redditi oltre gli 80mila euro. Questo il progetto iniziale del nuovo governo M5S-Lega che però, stando alle ultime notizie, sembrerebbe evolversi nell’istituzione di una mini flat tax, prevedendo un’aliquota unica al 15% per le partite Iva e le piccole imprese fino a 100 mila euro di ricavi o compensi l’anno; e un’aliquota al 5% per le start up e per le persone che abbiano meno di 35 o più di 55 anni. Anche in tal caso, però, si tratterebbe di tassa piatta che, secondo l’economista Giuliano Mandolesi, avrebbe, come facilmente immaginabile, vantaggi ma anche svantaggi. Tra i vantaggi della nuova flta tax certamente l’emersione di base imponibile, ponendo fino, con l’aumento del tetto massimo, a quel fenomeno cui si assiste sempre verso la fine dell’anno di corse a posticipare incassi all’anno venturo e di guadagni in nero per evitare la dichiarazione di soldi che porterebbero al pagamento di maggiori tasse; la riduzione dell’evasione totale da parte di molti titolari di Partite Iva; un risparmio medio dal 6,4% al 18,2% a seconda dei profitti realizzati grazie all’ampliamento dei forfettari; semplificazione per molti professionisti e imprese in termini di obblighi fiscali e contabili onerosi. Diversi anche gli svantaggi: innanzitutto si avrebbe una sostanziale differenza di tassazione tra chi percepisce redditi da lavoro dipendente e chi percepisce redditi da lavoro autonomo e, per esempio, su 100mila euro erogati attraverso un contratto di lavoro dipendente la tassazione sarebbe di 36.170 più addizionali regionali e comunali, mentre sulla stessa cifra un professionista pagherebbe 11.700 euro e soli 3.900 euro in caso di nuova attività (con il 5%) e questo meccanismo potrebbe portare a numerose trasformazioni di posti di lavoro subordinati in lavoro autonomo improprio; disincentivo a svolgere attività professionali o di impresa in forma aggregata a causa della riduzione del carico fiscale sulle singole posizioni entro i 100mila euro.
Va bene riuscire a strappare, anche con la forza, qualche margine di manovra di in più rispetto ai rigidi parametri europei, ma la coperta dei conti pubblici continua a essere piuttosto corta. Anche e soprattutto se l'intenzione dell'esecutivo è quella di portare a casa misure così rilevanti come quelle annunciate nel programma di governo. Ed ecco allora che i finanziamenti potrebbero arrivare dalla rivisitazione delle detrazioni fiscali, quelle così sfruttate dagli italiani, ma rispetto a cui sembra di muoversi in una giungla perché la chiarezza è poca e le novità introdotte di anno in anno si sovrappongono con quelle precedenti. Tanto per capire, secondo la Corte dei conti esistono 700 sconti fiscali.
Conti alla mano, in questo momento il Ministero dell'Economia ha bisogno di circa 20 miliardi di euro. E per incassarli sta valutando le ipotesi di mettere mano alle agevolazioni fiscali tra le classiche detrazioni e deduzioni, crediti d'imposta e aliquote sostitutive. In questo modo diventerà più semplice trovare le coperture sia per la rivoluzione fiscale annunciata e sia per l'introduzione del reddito di cittadinanza. Anche perché ci sono situazione che andrebbero comunque esaminate. L'agevolazione per la ristrutturazione delle piscine domestiche, ad esempio, dà la possibilità di detrarre le spese sostenute con il meccanismo della detrazione Irpef al 50% e un tetto massimo di 96.000 euro.
Un'ipotesi per garantire l'equilibrio dei conti è un taglio orizzontale delle agevolazioni. Il governo valuta la possibilità di cancellare alcuni sconti fiscali poi di eliminare i benefici dal 19% al 15%, facendo salve le deduzioni delle spese sanitarie e degli interessi sul mutuo. Non solo, ma un sistema di franchigie potrebbe ridurre l'importo dei singoli sconti portando in cassa un altro miliardo di euro. Sul banco anche l'idea di introdurre un tetto massimo alle agevolazioni di 75.000 euro che potrebbe far risparmiare allo Stato un altro prezioso miliardo di euro.
Il bilancio del 2019 sconta già un aumento delle aliquote Iva, previsto a legislazione vigente. Per evitare l'incremento delle imposte sui consumi servirebbero per il prossimo anno 12,5 miliardi di euro di misure compensative. O tagli di spesa, o nuove entrate, o un maggior ricorso all'indebitamento netto concordato con l'Unione europea. Tra i mezzi per coprire la manovra del 2019, oltre a un aumento del disavanzo pubblico, il governo ipotizza una pace fiscale, in sostanza una sanatoria delle cartelle e la revisione, con l'accorpamento e la razionalizzazione, delle detrazioni e deduzioni fiscali.