Nuovi controlli fiscali importanti collegati all'obbligo POS e situazione aggiornata sconti commissioni

di Marianna Quatraro pubblicato il
Nuovi controlli fiscali importanti colle

Nuovi controlli fiscali obbligo POS sconti commissioni

Cosa cambia per i controlli fiscali con uso obbligatorio del Pos per pagamenti elettronici: cosa prevedono nuove norme in discussione e ultime modifiche

Quali sono i nuovi controlli fiscali importanti collegati all'obbligo del POS e situazione aggiornata sconti commissioni? Con la presentazione del Def 2023, documento di economia e finanza che anticipa i possibili provvedimenti che dovrebbero rientrare nella prossima Manovra finanziaria, tra gli obiettivi del governo continua ad essere quello di lotta all’evasione fiscale con la definizione di nuove procedure e sistemi di controllo volti a stanare i furbetti. 

  • Nuovi controlli fiscali importanti collegati a uso del Pos
  • Qual è la situazione aggiornata su sconti commissioni per pagamenti con Pos 

Nuovi controlli fiscali importanti collegati a uso del Pos

I pagamenti elettronici con Pos potrebbero diventare una nuova strada di controllo fiscale per scoprire i furbetti del Fisco. Stando, infatti, a quanto inserito tra le righe del nuovo Def, tramite controllo dell’uso di ogni Pos attivo ed eventuale mancato uso, il Fisco potrebbe controllare l’operato di commercianti e professionisti, effettuando specifiche comunicazioni nei loro confronti nei casi di mancato uso dell'apparecchio per pagamenti digitali.

Basterà controllare i dati delle fatture elettroniche e dei corrispettivi telematici trasmessi dagli esercenti attività di commercio al dettaglio incrociandoli con i dati dei Pos ed eventuali incongruenze segnaleranno rischi di evasione. 

In questi casi, l’Agenzia delle Entrate potrebbe procedere inviando lettere di compliance ai contribuenti interessati e invitandoli a sanare la propria posizione fiscale. 
 
Qual è la situazione aggiornata su sconti commissioni per pagamenti con Pos 

E mentre si parla di nuovi controlli fiscali tramite uso, o meno, del Pos per pagamenti elettronici, si discute ancora della revisione dei costi delle commissioni per chi è obbligato a dotarsi di Pos. Oggi la legge prevede che le banche possano trattenere lo 0,2% per le transazioni con carta di debito o bancomat e lo 0,3% per quelle con carta di credito, mentre per gli altri circuiti di pagamento, come Visa, Mastercard, ecc, le commissioni sono dello 0,2% per il bancomat e fino allo 0,5% per le carte di credito e infine c’è il costo del Pos, che prevede una commissione dello 0,3/0,4%.

L'obiettivo del governo è azzerare del tutto i costi per i commercianti per pagamenti di importi inferiore ai 10 euro e ridurli per pagamenti di importo inferiore ai 30 euro. Si tratta di una novità che avrebbe dovuto già essere in vigore dallo scorso mese di marzo, ma non ancora ufficiale, e che comunque dovrebbe essere inizialmente approvata in via sperimentale solo per un anno.

Precisiamo che le categorie di persone obbligate a dotarsi di Pos per permettere pagamenti elettronici ai clienti sono:

  • commercianti e artigiani;
  • titolari di attività di ristorazione;
  • tassisti;
  • professionisti che esercitano in proprio e hanno un rapporto diretto con il cliente (come avvocati, commercialisti, notai, medici, ecc);
  • venditori ambulanti;
  • attività ricettive come hotel e B&B;
  • agriturismi.
L’unico caso in cui, per legge, commercianti e professionisti possono non accettare carte per pagamenti con pos è quello in cui dovessero sussistere problemi di linea che rendono impossibile l’uso del pos. Sono poi esenti dall’obbligo di uso del Pos i professionisti nelle transazioni verso altri professionisti. 

Sono esenti dall’obbligo di dotazione e uso del Pos per pagamenti elettronici le seguenti categorie di merci, settori e persone:

  • benzinai, perché incassano e versano imposte statali, come le accise sulla benzina;
  • tabaccai, anch’essi categorie speciali che incassano e riversano imposte statali, come le marche da bollo;
  • professionisti che esercitano in studi associati che non hanno rapporti diretti con i clienti, perché non fatturano direttamente a loro ma al titolare dell’impresa.