Nuovi importanti chiarimenti sul bonus 3mila euro per figli ma la grande novità è in delega fiscale approvata

di Chiara Compagnucci pubblicato il
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L'Agenzia delle entrate ha fornito importanti chiarimenti riguardanti la nuova disciplina del bonus per chi ha figli, in seguito alle modifiche introdotte dal decreto lavoro. Ma la verà novità arriva con la delega fiscale per la riforma del fisco appena approvata

L'Agenzia delle entrate ha diffuso le istruzioni per i datori di lavoro riguardanti l'assegnazione di bonus per i figli a carico ai propri dipendenti. Queste indicazioni forniscono le linee guida per erogare somme o rimborsi a titolo di benefit ai dipendenti. Ecco tutte le informazioni da conoscere:

Bonus di 3mila euro per chi ha figli, come funziona

  • Cosa c'è da sapere sul bonus di 3mila euro
  • Gli altri fringe benefit in vigore
  • La verà novità per chi ha figli nella delega fiscale appena approvata per riforma fisco

Bonus di 3mila euro per chi ha figli, come funziona

L'Agenzia delle entrate ha fornito importanti chiarimenti riguardanti la nuova disciplina del welfare aziendale, in seguito alle modifiche introdotte dal decreto lavoro, che ha aumentato il limite fino a 3.000 euro (rispetto agli ordinari 258,23 euro) entro il quale i datori di lavoro possono riconoscere ai dipendenti beni e servizi esenti da imposte. Tale limite aumenta a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni.

La stessa normativa ha incluso tra i bonus non soggetti a formazione di reddito di lavoro dipendente anche le somme erogate o rimborsate ai lavoratori per il pagamento delle utenze domestiche di energia elettrica, acqua e gas. Questo significa che i dipendenti con figli fiscalmente a carico sono esenti dall'Irpef, nonché dall'imposta sostitutiva sui premi di produttività, per i benefit fino a 3.000 euro ricevuti dal datore di lavoro. Rientrano nell'agevolazione anche le somme corrisposte o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale.

L'agevolazione si applica a ogni genitore, titolare di reddito di lavoro dipendente o assimilato, anche in presenza di un solo figlio, purché il figlio stesso sia fiscalmente a carico di entrambi i genitori. Si ricorda che, ai fini fiscali, sono considerati a carico i figli con reddito non superiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili.

Cosa c'è da sapere sul bonus di 3mila euro

Il beneficio del bonus di 3.000 euro per il 2023 è soggetto a un limite di reddito, che sale a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni. Questa soglia deve essere verificata entro il 31 dicembre dell'anno in corso. Il bonus spetta a entrambi i genitori, anche nel caso in cui decidano di attribuire la detrazione per figli a carico per intero al genitore con il reddito più elevato.

Per accedere al beneficio, il lavoratore deve informare il datore di lavoro della sua idoneità al bonus, indicando il codice fiscale del figlio o dei figli fiscalmente a carico. Poiché non è prevista una forma specifica per questa comunicazione, le modalità possono essere concordate tra le due parti.

Richiedere il bonus implica un accordo tra il dipendente e il datore di lavoro. Il dipendente dichiara di avere diritto al bonus e indica il codice fiscale dei figli a carico al proprio responsabile. Poiché non è prevista una specifica dichiarazione, le modalità di comunicazione possono essere concordate in diversi modi.

Se i requisiti per ottenere l'agevolazione dovessero cambiare, ad esempio a causa di un aumento del reddito del figlio a carico, spetta al lavoratore aggiornare il datore di lavoro. Il bonus può essere richiesto anche dai genitori che già ricevono l'assegno unico e universale, ampliando così la portata dell'agevolazione per un maggior numero di beneficiari.

Gli altri fringe benefit in vigore

Il decreto Lavoro ha incluso nel suo elenco di fringe benefit soggetti a esenzione fiscale fino a 3.000 euro diverse voci, tra cui i buoni pasto, i buoni carburante, i cellulari aziendali, i computer aziendali, le auto aziendali, le borse di studio, gli alloggi dati in uso ai dipendenti, i prestiti agevolati, le polizze assicurative extraprofessionali, i premi assicurativi extraprofessionali e il valore imponibile dei prestiti aziendali.
 

Il beneficio del bonus di 3.000 euro per il 2023 è soggetto a un limite di reddito, che sale a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni. Questa soglia deve essere verificata entro il 31 dicembre dell'anno in corso. Il bonus spetta a entrambi i genitori, anche nel caso in cui decidano di attribuire la detrazione per figli a carico per intero al genitore con il reddito più elevato.

Tra i fringe benefit esentasse fino a 3.000 euro rientrano anche le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell'energia elettrica e del gas naturale. Queste disposizioni hanno l'obiettivo di fornire incentivi e benefici ai lavoratori da parte delle aziende, favorendo una maggiore flessibilità e convenienza nel compenso dei dipendenti. La soglia di esenzione fino a 3.000 euro permette di ridurre l'imposizione fiscale su queste voci di fringe benefit, rendendole più attrattive per i dipendenti e incentivando il benessere e la soddisfazione lavorativa all'interno delle aziende.


Ma la vera novità è nella delega fiscale (ma potrebbe arrivare ancora prima)


L'assegno unico per i figli, finora, ha avuto un buon successo, ma non sono mancati alcuni limiti ed evidenti paradossi. Non solo, l'idea di dare di più a chi ha figli e in generale alle famiglie è sempre stata una costante degli obiettivi della politica del Governo Meloni tanto è vero che è uno dei punti piùimpotanti nella delega fiscale appena approvata.

E così all'interno della delega o con una legge ancora prima dedicata, dovrebbero essere inseriti ulteriori 2 aiuti che si aggiungeranno all'assegno per i figli e saranno anche più consistenti e non solo legati all'Isee, ovvero il redito di infanzia e 'assegno di gioventù.

Il reddito di infanzia è una nuova misura di sostegno al reddito che spetta a famiglie con figli fino a 6 anni di età e che dovrebbe essere di importo di 400 euro al mese per ogni figlio di età inferiore ai sei anni e che servirebbe per coprire le spese per le necessità dei primi anni di vita del figlio. I 400 euro previsti dal reddito di infanzia si sommerebbero alla cifra che già normalmente si percepisce di assegno unico in base al proprio Isee.

L’assegno di gioventù sarebbe una ulteriore misura di sostegno al reddito valida, però, per famiglie con figli dai 7 fino a 25 anni di età e che dovrebbe avere un importo mensile di 250 euro al mese per le spese per l’istruzione scolastica e la formazione dei figli a carico delle famiglie. Anche questa nuova misura si aggiungerebbe all’assegno unico per figli aumentandolo almeno fino ai 21 anni di età del figlio per poi essere dai 21 ai 25 anni di età per il solo importo dei 250 euro senza più assegno unico.