Nuovo Reddito di cittadinanza (MIA) ma importanti modifiche anche per tasse, stipendi, pensioni, bonus

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Quali sono e cosa prevedono le tante misure nuove attese con la presentazione della riforma del Fisco 2023: tra qualche giorno le novità ufficiali

Cosa prevedono nuovo Reddito di cittadinanza (MIA) e altre importanti modifiche anche per tasse, stipendi, pensioni, bonus e tanto altro? Sono tante e diverse le misure nuove attese con la prossima riforma del Fisco che si prepara ad essere presentata la prossima settimana. Il governo ha annunciato nel corso di questi mesi alcune delle novità che potrebbero arrivare fino alla nuova Mia annunciata solo ieri per sostituire il reddito di cittadinanza. 

  • Cosa prevede nuovo Reddito di cittadinanza (MIA) in riforma Fisco 2023
  • Come cambiano tasse, stipendi, pensioni e bonus in nuova riforma del Fisco

Cosa prevede nuovo Reddito di cittadinanza (MIA) in riforma Fisco 2023

Cambia il reddito di cittadinanza e, destinato a scomparire del tutto dal 2024, si prepara già ad essere sostituito dalla cosiddetta nuova Mia, misura di inclusione attiva.

La Mia si potrà richiedere già dal prossimo mese di settembre e spetterà solo a due categorie di persone: occupabili, cioè famiglie in cui ci sia almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età, e famiglie povere inoccupabili in cui ci sia almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. L’importo massimo del beneficio, a differenza del reddito di cittadinanza, sarà di 375 euro per la prima categoria di persone e di 500 euro per i secondi. 

La Mia avrà una durata di 18 mesi al massimo per coloro che non hanno possibilità di occupazione e per un anno al massimo per gli occupabili. La durata si riduce, però, nel tempo: per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata del beneficio si riduce a 12 mesi e tra l’esaurimento della prestazione e la domanda per rivalerla deve trascorrere almeno un mese.

Per famiglie con persone occupabili, dalla seconda domanda in poi la durata si riduce da 12 mesi a sei mesi e una eventuale terza domanda per averla si potrà presentare solo dopo un anno e mezzo. Per avere la Mia, il requisito Isee da soddisfare è di 7.200 euro e per richiederla bisogna essere residenti in Italia stabilmente da almeno 5 anni.

Una volta presentata la domanda per avere la Mia, il beneficio sarà riconosciuto solo a seguito di controlli incrociati sul possesso dei requisiti e sarà obbligatorio per tutti la partecipazione attiva a formazione e lavoro, anche per chi ha meno di 18 anni e non frequenta alcun percorso di studi. 

Devono, per legge, rispettare tale obbligo tutti i componenti del nucleo familiare maggiorenni, mentre sono esclusi dall'obbligo i beneficiari della Mia over 60 ed eventuali componenti del nucleo familiare con disabilità e possono esserlo anche i componenti con carichi di cura di figli minori di tre anni di età o disabili in condizioni di gravità.

Per il calcolo della Mia i minori saranno esclusi dalla scala di equivalenza e avranno diritto, se usufruiscono dell'assegno unico e universale, di 50 euro al mese fissi nella Mia. Il parametro della scala di equivalenza è pari a 1 per il primo componente adulto del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne che non usufruisce dell'assegno unico e universale, fino a un massimo di 2,1 ed ulteriormente elevato a 2,2 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza. Non sono calcolati nella scala di equivalenza per il calcolo della Mia anche i componenti di un nucleo familiare per tutto il periodo in cui si risiedono in strutture a totale carico pubblico.

Nel percorso di rioccupazione, saranno coinvolte, insieme ai centri per l’impiego, anche le agenzie private del lavoro, che avranno un incentivo per ogni persona occupabile a cui riusciranno a far ottenere un contratto di lavoro, anche part time o a tempo determinato.

Sarà, inoltre, creata una piattaforma nazionale, sotto la regia del ministero del Lavoro, dove gli occupabili dovranno obbligatoriamente iscriversi e dove potranno ricevere le offerte congrue di lavoro. Al rifiuto di una sola offerta congrua di lavoro, decade la Mia.

Saranno ritenute congrue anche le offerte di lavoro con contratti brevi, a condizione che siano superiori a 30 giorni. Precisiamo che l’offerta si considera congrua se in linea con il profilo lavorativo della persona occupabile e se la sede di lavoro è nella stessa provincia di residenza del beneficiario della misura o delle province confinanti.

Come cambiano tasse, stipendi, pensioni e bonus in nuova riforma del Fisco

Cambiano le tasse con la nuova riforma del Fisco, a partire dalla revisione delle aliquote Irpef. L’intensione del governo è quella di ridurle, portandole dalle attuali quattro a tre, ma sono diverse le ipotesi al vaglio in tal senso, ognuna delle quali avrà chiaramente impatto e conseguenze su stipendi e pensioni percepite dagli italiani. 

Non esiste, infatti, un unico schema di revisione delle aliquote Irpef, ma sono diversi. Le tre nuove aliquote Irpef potrebbero essere le seguenti:

  • aliquota del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • aliquota del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • aliquota del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Se fossero confermate queste tre nuove aliquote Irpef, avrebbero maggiori aumenti coloro che percepiscono redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro annui.

Altra ipotesi di revisione delle aliquote Irpef con la nuova riforma del Fisco potrebbe essere quella di un’aliquota al 20% per redditi fino a 28.000 euro, il che significherebbe garantire aumenti soprattutto per chi percepisce stipendi fino a circa 2.150 euro al mese.

Infine, le tre nuove aliquote Irpef potrebbe prevedere le seguenti modifiche:

  • aliquota unica del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Anche in quest’ultimo caso, nulla cambierebbe per la prima fascia di reddito fino a 15mila euro per cui resterebbe sempre invariata l’aliquota al 23% ma scenderebbe nettamente la tassazione per chi ha redditi più alti tra 50mila (si parla di stipendi di circa 3.800 euro) e 75mila euro, per cui si passerebbe dal 35% e 43% al 23%, ma ci sarebbero riduzioni di stipendi per redditi tra i 15mila e 28mila euro, per cui l’aliquota di tassazione salirebbe dall’attuale 25% al 27%.

Le modifiche alle tasse previste dalla nuova riforma del Fisco prevedono anche:

  • possibile taglio ulteriore o azzeramento totale dell’Iva sui beni di prima necessità;
  • tassazione delle imprese, con revisione dell’Ires, imposta sui redditi delle società, l’Ires, per cui l’aliquota base resterebbe al 24%, ma potrebbe scendere fino al 15% per le imprese che investono in innovazione o nell’assunzione di ex percettori del reddito di cittadinanza, donne o over 50;
  • introduzione della cosiddetta Global minimum tax sulle multinazionali da oltre 750 milioni di dollari di fatturato;
  • nuovo taglio del cuneo fiscale che potrebbe arrivare al 5% per tutti coloro che percepiscono redditi fino a 35mila euro annui, portando aumenti degli stipendi rispetto all’attuale taglio del cuneo fiscale del 3% per redditi fino a 25mila euro e del 2% per redditi tra 25mila e 35mila euro annui;
  • novità per alleggerire il carico fiscale di Pmi, multinazionali e grandi imprese;
  • possibile estensione della flat tax al 15% per redditi fino a 100mila euro annui;
  • cancellazione dell’Irap, Imposta regionale sulle attività produttive;
  • concordato preventivo biennale per le imprese di piccole dimensioni. 
Stando a quanto anticipato dal governo, con la nuova riforma del Fisco potrebbe esserci anche un possibile riordino di bonus e detrazioni, ancora da definire, così come la possibilità di introdurre il nuovo quoziente familiare che, ancora non si sa, se sostituirà l’Isee o lo affiancherà.