Pace fiscale, ma che cos’è? La maxi rottamazione delle cartelle da 35 miliardi
La misura della pace fiscale, condono fiscale o meno che sia, si lega inevitabilmente con la questione della riforma del sistema fiscale del nuovo governo.
Si uò chiamare pace fiscale, o in altri modi, ma in realtà è un maxi condono che toccherà migliaia se non milioni di cittadini italiani, con una maxi rottamazione delle tasse non pagate, cartelle e multe. Vediamo cosa potrebbe succedere nel dettaglio
Se c'è un concetto che viene ripetuto sempre più spesso negli ultimi giorni è quello di pace fiscale. Ma cos'è? Di che si tratta? In buona sostanza si tratta di un condono ovvero una maxi rottamazione delle cartelle esattoriali per 35 miliardi di euro. Più semplice a dirsi che a farsi perché di mezzo ci sarebbe una trattativa con l'Unione europea dall'esito tutt'altro che scontato. Non è affatto detto che l'Europa decida infatti di consentire l'utilizzo delle una tantum per abbassare il deficit pubblico. Resta allora non solo molto da lavorare, ma anche molto da scommettere sull'effettiva realizzazione di questa pace fiscale. Anche perché nelle ipotesi formulate da Lega e Movimento 5 Stelle si legge come la richiesta possa variare tra il 6 e il 25% del dovuto. Scenario realizzabile? Di certo c'è solo il desiderio dei partiti di maggioranza di fare in fretta.
La voglia di partire subito con una maxi-rottamazione delle cartelle esattoriali è tanta e resta una delle priorità del nuovo Governo. Ma al momento si sta valutando attentamente l'impatto che la pace fiscale a firma Lega e Movimento 5 Stelle potrebbe avere sulla definizione agevolata dei ruoli attualmente in corso. E che ha visto l'adesione di 950.000 debitori da cui l'erario attende due miliardi di euro per il 2018-2019. Sono però da capire i dettagli di questa misura, ben sapendo che manca il documento definitivo. Nelle ipotesi gialloverde si prevedeva di richiedere tra il 6 e il 25% del dovuto, in base allo stato patrimoniale e ai redditi dei contribuenti. Ma si tratta appunto di una bozza iniziale e, considerando l'ampia forchetta prevista, può subire un deciso scostamento.
Occorre poi far presente come anche l'ultimo governo con la rottamazione delle cartelle si è mosso in questa direzione. A voler essere più precisi, lo scorso anno l'Agenzia delle entrate ha recuperato 20,1 miliardi di euro dalla lotta all'evasione fiscale. Se si conteggiano anche le somme recuperate dall'Agenzia per altri enti creditori, come Inps e Comuni, il totale degli importi recuperati arriva a 25,8 miliardi di euro. Resta però da definire nei dettagli il rapporto con l'Europa, considerando che l'Italia deve assicurare una crescita nominale della spesa primaria netta che non eccededa nel 2019 lo 0,1%, corrispondente a un aggiustamento strutturale del deficit dello 0,6% del Prodotto interno lordo (10,6 miliardi di euro). Utilizzare le entrate non previste per la riduzione del rapporto tra debito e Pil. Spostare la tassazione dal lavoro aggiornando le rendite catastali.
La misura della pace fiscale, condono fiscale o meno che sia, si lega inevitabilmente con la questione della flat tax con aliquote al 15 e al 20% tracciata nel contratto di governo pentaleghista. Sarà uno dei capisaldi della prossima legge di bilancio, ipotizzando una sua entrata in vigore dal primo gennaio 2019. Al suo fianco dovrebbe arrivare un taglio delle tax expenditures cui verrà chiesto di garantire una buona parte delle coperture.
Il contratto consta di un documento di oltre 40 pagine che contiene i temi più cari ai due schieramenti, dalla totale revisione dell’attuale riforme delle pensioni, all’istituzione del reddito di cittadinanza, alla legittima difesa alle pensioni d'oro. Nessun accenno, però, alla questione relativa all'uscita dell'euro, per cui sembrerebbe che entrambe abbiano fatto un passo indietro sull’argomento. Come ben noto, infatti, sia Lega che M5S hanno sempre puntato sulla necessità di uscita dall’euro per poter riuscire a garantire una concreta e reale ripresa al Paese, cosa che in questi anni, come confermano le ultime notizie, non è stato possibile, raggiungere nonostante si parli di un lieve miglioramento.
Ma quali sono i punti previsti dal contratti di governo M5S- Lega? Sarebbero, in particolare, 13 i punti principali previsti dall’accordo tra pentastellati e Lega che riguarderebbero:
Ipotesi di istituzione di una flat tax al vaglio di M5S e Lega: ma cos’è la flat tax e in cosa consiste? E quali sarebbero vantaggi e svantaggi? Se, infatti, per alcuni si tratterebbe di una buona novità capace di sostenere il ‘buon comportamento’ nei confronti del fisco, per altri, invece, non rappresenterebbe un vantaggio, perché, ancora una volta, non servirebbe alla classe media ma sarebbe una ulteriore agevolazione solo per i più benestanti.
La flat tax, da sempre tanto auspicata dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è letteralmente una tassa piatta che in gergo puramente economico rappresenta una tassa con un'unica aliquota valida per tutti indipendente dal reddito percepito da ognuno. Che si guadagnino due mila euro o 10 mila, cioè, la tassa da pagare per tutti sarebbe uguale. Si tratta di un sistema che secondo alcuni, come riportano le ultime notizie, sarebbe vantaggioso perché indurrebbe tutti a pagare le imposte dovute secondo il principio che pagando meno tutti pagherebbero e questo meccanismo innescherebbe, a sua volta, uno stimolo all’economica generale favorendo innanzitutto i consumi.
Le ultime e ultimissime notizie confermano che l’ipotesi di una flat tax sarebbe tra i punti principali in comune negli obiettivi attuativi di Lega e M5S, insieme a istituzione di reddito di cittadinanza e novità per le pensioni di totale revisione dell’attuale riforma Fornero. La flat tax del nuovo governo Lega-M5S prevederebbe due aliquote di pagamento in base al valore del reddito. In particolare, sarebbero previste:
La base imponibile sarebbe costituita dal reddito familiare e non da quello individuale come per l’attuale Irpef, ma si tratta di una ipotesi che potrebbe sollevare problemi di incostituzionalità, considerando che penalizzerebbe le coppie sposate che sommano i redditi. Sarebbe, inoltre, prevista una deduzione di tremila euro anche in tal caso variabile in base al reddito familiare. In particolare, la deduzione dovrebbe essere moltiplicata:
È, inoltre, prevista una clausola di salvaguardia per consentire a coloro che percepiscono redditi più bassi di calcolare l’imposta secondo le attuali norme, se risultassero più convenienti. Così facendo, per esempio, una famiglia con reddito di 30mila euro che oggi paga 210 euro di Irpef, con la flat tax ne pagherebbe 780, ma scegliendo la clausola salvaguardia, non subirebbe alcun cambiamento rispetto ad ora.
Secondo quanto emerge da uno studio di Lef, Associazione per la legalità e l’equità fiscale, potrebbero beneficiare degli sconti della flat tax circa 16,4 milioni di contribuenti che dichiarano redditi oltre 20mila euro con un risparmio che sale in base ai redditi più alti e fino ad arrivare ai 40mila euro per chi dichiara 200mila euro. Per fare alcuni esempi pratici, chi ha un reddito di 30mila euro godrà di uno sconto fiscale di 1.662 euro l’anno grazie alla flat tax; chi ha un reddito di 40mila euro, potrà beneficiare, in media, di uno sconto di 3.457 euro l’anno, che salgono a 6.062 euro per chi ha un reddito di 75mila euro, e chi dichiara 100mila euro pagherebbe, in media, 17.436 euro in meno. Un risparmio non da poco dunque.
Se, quindi, questa flat tax risultasse davvero conveniente per permettere a tutti di risparmiare perché la Cgil avrebbe detto no. La risposta è molto semplice: dalle simulazioni emerge chiaramente come i vantaggi in termini di risparmi per la classe media sarebbero decisamente modesti soprattutto se paragonati ai risparmi di cui godrebbe, invece, la della classe più ricca. D’altro canto, la flat tax, sempre secondo alcune simulazioni, richiederebbe risorse elevate: circa 50 miliardi di euro. Secondo alcuni queste risorse potrebbero derivare, da una parte, da una auspicata minore evasione fiscale ma, dall’altra, da un possibile aumento di qualche altra imposta. E quest’ultimo punto è tra quelli che, come ben immaginabile, lascia piuttosto perplessi.
Ma, secondo quanto spiegato da Armando Siri, consulente economico del leader della Lega, Matteo Salvini, le famiglie, le imprese e i commercianti che hanno pendenze con Equitalia fino al 2015 avranno la possibilità di regolarizzare la loro posizione versando in modo agevolato il 25%, il 10% o il 6% del dovuto, a seconda delle difficoltà economiche in cui si trovano, una sorta di condono tombale, dunque, per finanziare la flat tax. Non sono tardate le reazioni di protesta e polemica a questa decisione.