Quali sono le misure che potrebbero rientrare nella prossima riforma del lavoro del Governo Meloni e novità e modifiche attese
Cosa dovrebbe prevedere la nuova riforma lavoro, le importanti modifiche attese per stipendi, Naspi, contratti e smart working? Novità per stipendi, indennità di disoccupazione, contratti smart working potrebbero rientrare tutte nella prossima riforma del lavoro. Finora si è parlato singolarmente di ogni legge in merito ma il governo Meloni sembra ora intenzionato a riorganizzare tali discipline con un’unica riforma del lavoro. Vediamo cosa potrebbe prevedere nel dettaglio.
Il governo Meloni ha già approvato un taglio del cuneo fiscale del 3% per lavoratori dipendenti con redditi fino a 25mila euro annui e un taglio del cuneo fiscale del 2% per lavoratori con redditi tra i 25mila e i 35mila euro. Nessun aumento di stipendio è al momento previsto per il taglio del cuneo fiscale per chi percepisce redditi superiori ai 35mila euro.
L’ipotesi è quella di aumentare il taglio del cuneo fiscale al 5%. Nelle dichiarazioni programmatiche, infatti, la premier Giorgia Meloni ha ribadito l'intenzione di modificare il taglio del cuneo fiscale, arrivando in modo graduale ad un taglio di almeno 5 punti. Stando a quanto anticipato, il taglio di 5 punti dovrebbe interessare tutti i redditi da lavoro dipendente fino a 35.000 euro e questa novità produrrebbe ulteriori aumenti degli stipendi.
La prossima riforma del lavoro dovrebbe contenere anche le novità per la Naspi, l’indennità di disoccupazione. Stando, infatti, a quanto annunciato dal governo Meloni, ci si prepara a rivedere i tempi di durata della Naspi per disoccupati.
Oggi la Naspi viene riconosciuta ai lavoratori rimasti in totale stato di disoccupazione involontaria per un massimo di 24 mesi, quindi due anni, e il disoccupato percepisce l’indennità per la metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente e matura il 50% delle giornate di lavoro effettuate come giornate indennizzabili da Naspi.
L’intenzione del governo è quella di ridurre tale percentuale al 40% o al 30%, in ogni caso inferiore al 50%. Ciò significa, per esempio, che per un anno di lavoro effettivamente svolto si potrebbe avere la Naspi solo per 3-4 mesi, mentre per 4 anni di lavoro si potrebbe avere la Naspi solo per 12 mesi di Naspi e non più per 24 mesi.
Tra le misure che potrebbero rientrare nella prossima riforma del lavoro ci sono le novità per contratti di lavoro a tempo determinato, con particolare riferimento alle causali da indicare. L’intenzione è quella di cancellare le causali dai contratti a tempo determinato: le leggi in vigore prevedono che per le assunzioni di lavoratori con contratto a tempo determinato per un massimo 12 mesi si possa non riportare alcuna causale, è cioè possibile non indicare il motivo del lavoro temporaneo.
Trascorsi i primi 12 mesi, per prorogare lo stesso contratto di altri 12 mesi bisogna indicare le causali e, trascorsi anche gli ulteriori 12 mesi per un totale di 24 mesi, non si può più prorogare il contratto a tempo determinato, per cui il lavoratore o viene assunto a tempo indeterminato o licenziato.
Le causali che generalmente si inseriscono per le assunzioni a tempo determinato sono, per esempio, sostituzione di lavoratori, o esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria, o aumenti temporanei e significativi dell’attività.
Il governo Meloni vorrebbe del tutto eliminare le causali da inserire per i contratti a tempo determinato fino a 24 mesi. Altra intenzione del governo è quella di allungare la possibilità di proroga dei contratti a tempo determinato di 12 mesi, arrivando così ad un massimo di 36 mesi dagli attuali 24.
Passando al capitolo smartworking, caduta la possibilità di smartoworking per lavoratori con figli fino a 14 anni di età, resta ancora fino al 31 marzo la possibilità di lavorare in smartworking per lavoratori fragili.
La misura vale per i dipendenti pubblici e privati affetti da gravi patologie croniche con scarso compenso clinico, i cosiddetti fragili. Le ipotesi per una prossima riforma del lavoro sono, però, quelle di introduzione della possibilità di lavorare in smartworking lì dove le condizioni aziendali o di enti lo permettessero e secondo regole specifiche.
La stessa ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha annunciato una riforma del lavoro agile ritenendo l’attuale legislazione non più in linea con i tempi, con l’obiettivo di definire un modello ibrido che possa diventare uno strumento di lavoro continuo e costante per tutte le aziende pubbliche e private.