Da riforma per le pensioni a nuova riforma e decreti casa e lavoro: quali sono le novità su cui sta lavorando il governo Meloni e in arrivo
Quali sono tutte le riforme e decreti del Governo Meloni, dalle pensioni al fisco passando alla casa al lavoro? Il governo Meloni è al lavoro su una serie di provvedimenti fondamentali per cittadini e famiglie ma non solo, novità che entro la fine dell’anno, in periodi differenti, dovrebbero essere approvati e su cui ci sono diversi ultimi sviluppi. Vediamo di cosa si tratta.
Tuttavia, il lavoro del governo in tema di pensioni si sta concentrando su due principali aspetti, e vale a dire aumentare gli importi dei trattamenti e definire nuove possibilità di uscita anticipata per permettere a chi lo volesse di andare in pensione prima rispetto agli attuali requisiti richiesti (che sono 67 anni di età e 20 anni di contributi per le pensioni di vecchiaia e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne a prescindere dal requisito anagrafico).
Si prospettano novità in tema di importi delle pensioni per le pensioni minime: l’obiettivo, come annunciato dal governo, è quello di aumentarle ancora il prossimo anno, portandole da 600 a 700 euro, per arrivare a raggiungere i mille euro entro fine legislatura.
Altra importante novità i cui si parla per gli importi delle pensioni, è l’istituzione di una pensione minima di garanzia per i giovani considerando che, secondo recenti ricerche, i quarantenni di oggi, pur se occupati, e non solo i precari e con carriere discontinue, non riusciranno a raggiungere nella maggior parte dei casi una pensione dignitosa.
Per ulteriori novità per gli importi delle pensioni, sarà importante anche la nuova riforma del Fisco, con la revisione delle aliquote Irpef che andranno chiaramente ad incidere sugli importi delle pensioni nette per i pensionati.
Per quanto riguarda le pensioni anticipate, stando alle ultime notizie, il governo punterebbe ad una proroga, con ampliamento, dell’ape social, ulteriore proroga per il prossimo anno di quota 103 per andare in pensione a 62 anni e con 41 anni di contributi, e non più ripristino dei vecchi requisiti per andare in pensione prima con opzione donna ma per agevolare l’uscita delle donne lavoratrici si pensa ad un nuovo scivolo pensionistico solo per le donne over 60 e con lo stesso funzionamento dell’Ape social, prevedendo cioè il pagamento di una indennità fino al compimento del 67esimo anno di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione.
Ma si parla anche della possibilità di introdurre (finalmente) la quota 41 per tutti, per permettere a tutti i lavoratori di andare in pensione solo con 41 anni di contributi e senza alcun requisito anagrafico, calcolando l’assegno finale, però, solo con sistema contributivo.
Il governo starebbe anche pensando ad un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati e con nuove assunzioni, in parte però a carico dell'azienda, per cui non si tratta di una misura completamente a carico dello Stato.
Il nuovo sistema permetterà di andare in pensione prima fino a 5-7 anni ma non a tutti i lavoratori e potrebbe comprendere gli attuali sistema di uscita anticipata di contratto di espansione, che permette di andare in pensione prima fino a 5 anni, isopensione, che permette di anticipare la pensione fino a 7 anni, e trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore, avendo un’indennità fino alla maturazione dei normali requisiti di pensione richiesti.
Tuttavia, andando in pensione prima con questo sistema si perderebbero del tutto i contributi degli anni persi a lavoro essendo usciti prima e si rischierebbe di avere una pensione finale più bassa.
Il tedesto della delega fiscale è stato appena approvato, ora si lavorare sulle singole misure . La misura cardine resta la revisione delle aliquote Irpef di tassazione sui redditi ma affiancata da diverse altre misure.
Rientrano nella nuova riforma fiscale anche:
Un’altra ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
Ulteriore ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:
Infine, ultima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:
Insieme alla revisione delle aliquote Irpef, con la riforma fiscale si preparano a cambiare anche detrazioni e deduzioni. Per il riordino delle detrazioni si pensa ad uno schema di diverse percentuali di detrazioni in base ai redditi conseguiti e che potrebbero essere le seguenti:
Le novità per la casa del governo Meloni riguardano il nuovo decreto affitti di cui ormai da mesi si parla e che dovrebbe interessare soprattutto gli affitti brevi e il nuovo obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate di tutti i contratti che prevedono un affitto breve di durata massima di 30 giorni.
Se per gli affitti brevi da quest’anno sono già in vigore novità, come l’obbligo di comunicare all'Agenzia delle Entrate anno di locazione e dati catastali della casa affittata insieme a tutti gli altri dati già obbligatori per la registrazione di un contratto, che sono nome e cognome del locatore, codice fiscale del locatore, durata del contratto, indirizzo dell’immobile locato e importo del corrispettivo lordo, il nuovo decreto affitti dovrebbe prevedere ulteriori nuove regole.
Le novità del governo Meloni interesseranno proprietari e inquilini per case in affitto breve e dovrebbero essere, stando alle anticipazioni, le seguenti:
Il governo Meloni è al lavoro anche su un nuovo Decreto Lavoro che potrebbe arrivare forse in autunno. Diverse le misure per aumentare ancora gli stipendi dei lavoratori dipendenti, dal rendere strutturale l’ulteriore taglio del cuneo fiscale al 7% per redditi fino a 25mila euro e al 6% per redditi tra 25mila e 35mila euro deciso già con il Decreto Lavoro del primo maggio (e per il momento in vigore da luglio e fino a fine anno) ad una nuova detassazione per lavoro straordinario, tredicesima, premi di produttività, bonus per i lavoratori dipendenti.
Per la detassazione degli straordinari, per lavoratori che prestano ore di servizio anche oltre il normale orario lavorativo previsto dal proprio Ccnl di assunzione, le modifiche potrebbero prevedere una percentuale crescente in base al reddito percepito in base alle ore prestate fuori dal normale orario lavorativo e che andrebbe a sostituire le attuali aliquote per scaglioni di reddito con un'imposta sostitutiva Irpef e relative addizionali in misura agevolata sugli straordinari che eccedono una determinata soglia.
Si parla anche di una nuova detassazione sulla tredicesima, per ridurre le tasse sulla mensilità aggiuntiva di dicembre fino al 15%, mentre per quanto riguarda i premi si punta a rendere strutturale l’aumento fino a 3mila euro della soglia esentasse per i bonus fringe benefits a lavoro approvato con il Decreto Lavoro di maggio.
Ulteriori modifiche del Decreto Lavoro riguarderanno certamente pagamenti e anticipi di Tfr-Tfs agli statali, dopo la sentenza della Corte di Costituzionale che si è finalmente espressa sulla illegittimità del pagamento differito del Tfr-Tfs ai lavoratori statali, dichiarando anticostituzionale pagamento e relativa rateizzazione del Tfs-Tfr al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
Secondo la Corte, il pagamento del Trattamento di fine rapporto agli statali non può essere pagato in anni, perchè danneggia il lavoratore per il principio della giusta retribuzione che non riguarda solo il corretto importo ma anche i tempi di pagamento, ma al massimo in qualche mese, per cui ora si deve lavorare all’emanazione delle leggi ufficiali per ridurre i tempi dei pagamenti di Tfr-Tfs agli statali.
Importanti novità per il Tfr-Tfs potrebbero riguardare anche la tassazione, sia per il calcolo delle tasse dell’importo complessivo finale del trattamento e sia per eventuali anticipi e sono diverse le ipotesi in discussione.
Si parla, infatti, di detassare sia l’anticipo del Tfr-Tfs e sia la liquidazione complessiva del trattamento riducendola al 15%, ma anche della possibilità di detassazione del Tfr-Tfs solo quando si riscuote l'intero importo complessivo e non anche per l’anticipo.
Un’altra ipotesi in discussione sarebbe quella di detassazione su Tfr-Tfs solo quando si investono in fondi pensione, per sostenere l’adesione alla previdenza complementare.
E' stata, invece, bocciata la nuova proposta di legge presentata dalle opposizioni sul salario minimo nei primi giorni del mese di luglio, proposta che prevedeva un salario minimo legale da 9 euro.