Riforme su pensioni, case e lavoro (secondo decreto) avanzano accanto alle prime leggi attuative delega fiscale

di Marianna Quatraro pubblicato il
Riforme su pensioni, case e lavoro (seco

Da riforma per le pensioni a nuova riforma e decreti casa e lavoro: quali sono le novità su cui sta lavorando il governo Meloni e in arrivo

Quali sono tutte le riforme e decreti del Governo Meloni, dalle pensioni al fisco passando alla casa al lavoro? Il governo Meloni è al lavoro su una serie di provvedimenti fondamentali per cittadini e famiglie ma non solo, novità che entro la fine dell’anno, in periodi differenti, dovrebbero essere approvati e su cui ci sono diversi ultimi sviluppi. Vediamo di cosa si tratta.

  • Riforma pensioni del governo Meloni a che punto è e ultime notizie 
  • Riforma fiscale ufficiale sempre più vicina 
  • Le novità per la casa del governo Meloni
  • Nuovo decreto Lavoro e possibili misure 


Riforma pensioni del governo Meloni a che punto è e ultime notizie 

Stando a quanto confermano le ultime notizie, il governo Meloni non sarebbe al lavoro su una vera e propria riforma delle pensioni strutturale che modifichi l’attuale legge pensionistica Fornero. Mancano le risorse necessarie per una totale revisione delle attuali norma e questo è il motivo per cui, ancora una volta, si lavorerà su misure tampone e temporanee.

Tuttavia, il lavoro del governo in tema di pensioni si sta concentrando su due principali aspetti, e vale a dire aumentare gli importi dei trattamenti e definire nuove possibilità di uscita anticipata per permettere a chi lo volesse di andare in pensione prima rispetto agli attuali requisiti richiesti (che sono 67 anni di età e 20 anni di contributi per le pensioni di vecchiaia e 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne a prescindere dal requisito anagrafico).

Si prospettano novità in tema di importi delle pensioni per le pensioni minime: l’obiettivo, come annunciato dal governo, è quello di aumentarle ancora il prossimo anno, portandole da 600 a 700 euro, per arrivare a raggiungere i mille euro entro fine legislatura.

Altra importante novità i cui si parla per gli importi delle pensioni, è l’istituzione di una pensione minima di garanzia per i giovani considerando che, secondo recenti ricerche, i quarantenni di oggi, pur se occupati, e non solo i precari e con carriere discontinue, non riusciranno a raggiungere nella maggior parte dei casi una pensione dignitosa.

Per ulteriori novità per gli importi delle pensioni, sarà importante anche la nuova riforma del Fisco, con la revisione delle aliquote Irpef che andranno chiaramente ad incidere sugli importi delle pensioni nette per i pensionati.

Per quanto riguarda le pensioni anticipate, stando alle ultime notizie, il governo punterebbe ad una proroga, con ampliamento, dell’ape social, ulteriore proroga per il prossimo anno di quota 103 per andare in pensione a 62 anni e con 41 anni di contributi, e non più ripristino dei vecchi requisiti per andare in pensione prima con opzione donna ma per agevolare l’uscita delle donne lavoratrici si pensa ad un nuovo scivolo pensionistico solo per le donne over 60 e con lo stesso funzionamento dell’Ape social, prevedendo cioè il pagamento di una indennità fino al compimento del 67esimo anno di età, per poi iniziare a percepire la normale pensione.

Ma si parla anche della possibilità di introdurre (finalmente) la quota 41 per tutti, per permettere a tutti i lavoratori di andare in pensione solo con 41 anni di contributi e senza alcun requisito anagrafico, calcolando l’assegno finale, però, solo con sistema contributivo.

Il governo starebbe anche pensando ad un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati e con nuove assunzioni, in parte però a carico dell'azienda, per cui non si tratta di una misura completamente a carico dello Stato.
 
Il nuovo sistema permetterà di andare in pensione prima fino a 5-7 anni ma non a tutti i lavoratori e potrebbe comprendere gli attuali sistema di uscita anticipata di contratto di espansione, che permette di andare in pensione prima fino a 5 anni, isopensione, che permette di anticipare la pensione fino a 7 anni, e trattativa privata tra impresa e singolo lavoratore, avendo un’indennità fino alla maturazione dei normali requisiti di pensione richiesti. 

Tuttavia, andando in pensione prima con questo sistema si perderebbero del tutto i contributi degli anni persi a lavoro essendo usciti prima e si rischierebbe di avere una pensione finale più bassa.

Riforma fiscale ufficiale sempre più vicina 

Il tedesto della delega fiscale è stato appena approvato, ora si lavorare sulle singole misure . La misura cardine resta la revisione delle aliquote Irpef di tassazione sui redditi ma affiancata da diverse altre misure. 

Rientrano nella nuova riforma fiscale anche: 

  • la detassazione di straordinari e tredicesime per i redditi più bassi; 
  • modifiche per i premi di produttività, per cui è prevista una riduzione dell’Ires per le imprese dove risulta la partecipazione agli utili dei dipendenti;
  • possibilità di rateizzare l’acconto delle tasse di novembre; 
  • riduzione della ritenuta d’acconto per i lavoratori autonomi;
  • conferma delle agevolazioni disponibili per i giovani under 30 per sostenerne l’ingresso nel mondo del lavoro;
  • nuovi incentivi per le imprese sotto forma di superammortamento per le nuove assunzioni;
  • ancora novità per lo smart working, con la revisione della disciplina della residenza fiscale delle persone fisiche potrà certamente incidere sulla modalità di prestazione lavorativa in versione agile;
  • superamento dell’Irap senza aumenti a carico delle imprese; 
  • progressivo superamento del superbollo auto;
  • introduzione della global minimum tax, tassa sulle multinazionali;
  • divieto di vendita a distanza di e-cig e nicotine pouches con possibilità di acquistare il prodotto online, anche da Paesi dell’Ue, ma solo con consegna in tabaccheria o in un negozio di e-cig da indicare direttamente al momento dell’acquisto online.
Ma con la riforma del Fisco, il governo Meloni punta soprattutto a ridurre le attuali quattro aliquote Irpef di tassazione sui redditi portandole a tre. Le aliquote Irpef attualmente in vigore sono le seguenti:
  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Per la revisione delle aliquote Irpef in base agli scaglioni di reddito diverse sono le ipotesi al vaglio. La prima ipotesi prevede le possibili nuove seguenti aliquote: 
  • del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, chi ha redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro sarebbe avvantaggiato perché l’aliquota di tassazione scenderebbe dal 35% al 27%, mentre sarebbero penalizzati coloro che hanno redditi annui sui 25mila euro, e non ci sarebbe alcuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro, cioè proprio per i redditi più bassi. 

Un’altra ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questo schema di revisione Irpef, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, perchè tutti pagherebbero meno tasse, guadagnandoci certamente e, per esempio, chi ha redditi sui 25 mila euro all’anno pagherebbe circa 200 euro di tasse in meno, che arriverebbero anche fino a circa 700-1000 euro per chi ha redditi più alti.

Ulteriore ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:

  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Con questa ipotesi ci perderebbe chi ha redditi più bassi tra i 15mila e i 28mila euro, perché ci sarebbe un aumento dell’aliquota di tassazione, mentre chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro sarebbe avvantaggiato.

Infine, ultima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquota del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquota del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, aumenterebbero i redditi tra i 15mila e i circa 30mila euro tra i circa 50-60 euro, fino a 800-1.000 euro per chi ha redditi più alti. Tra le ultime anticipazioni, ci sarebbe anche l’intenzione annunciata dalla stessa premier Meloni di modificare, abbassandola, la prima aliquota al 23%, proprio per chi ha redditi più bassi per garantire maggiori aiuti a chi ne ha più bisogno.

Insieme alla revisione delle aliquote Irpef, con la riforma fiscale si preparano a cambiare anche detrazioni e deduzioni. Per il riordino delle detrazioni si pensa ad uno schema di diverse percentuali di detrazioni in base ai redditi conseguiti e che potrebbero essere le seguenti:

  • detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
  • detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
  • detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
  • nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro.
Così come le detrazioni, con la nuova riforma fiscale potrebbero cambiare anche le deduzioni, sia per lavoratori dipendenti e sia per pensionati, che permettono di avere una base imponibile ridotta rispetto al reddito complessivo e pagare dunque meno tasse Irpef.

Le novità per la casa del governo Meloni

Le novità per la casa del governo Meloni riguardano il nuovo decreto affitti di cui ormai da mesi si parla e che dovrebbe interessare soprattutto gli affitti brevi e il nuovo obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate di tutti i contratti che prevedono un affitto breve di durata massima di 30 giorni. 

Se per gli affitti brevi da quest’anno sono già in vigore novità, come l’obbligo di comunicare all'Agenzia delle Entrate anno di locazione e dati catastali della casa affittata insieme a tutti gli altri dati già obbligatori per la registrazione di un contratto, che sono nome e cognome del locatore, codice fiscale del locatore, durata del contratto, indirizzo dell’immobile locato e importo del corrispettivo lordo, il nuovo decreto affitti dovrebbe prevedere ulteriori nuove regole.

Le novità del governo Meloni interesseranno proprietari e inquilini per case in affitto breve e dovrebbero essere, stando alle anticipazioni, le seguenti: 

  • decisione di un minimo di due notti per affittare case;
  • compilazione obbligatoria di un registro per chi ospita;
  • nuove misure di tutela per le famiglie numerose che scelgono una casa piuttosto che un albergo;
  • obbligo per i proprietari di fissare un Codice identificativo nazionale (Cin) per ogni immobile a uso abitativo messo in affitto per finalità turistiche, con contestuale obbligo di esporlo anche negli annunci pubblicati su tutti i portali online e se non si assolve a tale adempimento si rischiano multe fino a 5mila euro;
  • nuovi incentivi per gli affitti brevi nei piccoli borghi di Italia dove non sono presenti strutture alberghiere;
  • obbligo per chi svolge l’attività di locazione in forma imprenditoriale, cioè chi gestisce più di quattro appartamenti, di presentazione della Scia, segnalazione certificata di inizio attività.
Nel nuovo decreto affitti potrebbe rientrare anche la misura che prevede l’estensione della cedolare secca sugli affitti anche agli immobili non di tipo residenziale.

Nuovo decreto Lavoro e possibili misure

Il governo Meloni è al lavoro anche su un nuovo Decreto Lavoro che potrebbe arrivare forse in autunno. Diverse le misure per aumentare ancora gli stipendi dei lavoratori dipendenti, dal rendere strutturale l’ulteriore taglio del cuneo fiscale al 7% per redditi fino a 25mila euro e al 6% per redditi tra 25mila e 35mila euro deciso già con il Decreto Lavoro del primo maggio (e per il momento in vigore da luglio e fino a fine anno) ad una nuova detassazione per lavoro straordinario, tredicesima, premi di produttività, bonus per i lavoratori dipendenti.

Per la detassazione degli straordinari, per lavoratori che prestano ore di servizio anche oltre il normale orario lavorativo previsto dal proprio Ccnl di assunzione, le modifiche potrebbero prevedere una percentuale crescente in base al reddito percepito in base alle ore prestate fuori dal normale orario lavorativo e che andrebbe a sostituire le attuali aliquote per scaglioni di reddito con un'imposta sostitutiva Irpef e relative addizionali in misura agevolata sugli straordinari che eccedono una determinata soglia.

Si parla anche di una nuova detassazione sulla tredicesima, per ridurre le tasse sulla mensilità aggiuntiva di dicembre fino al 15%, mentre per quanto riguarda i premi si punta a rendere strutturale l’aumento fino a 3mila euro della soglia esentasse per i bonus fringe benefits a lavoro approvato con il Decreto Lavoro di maggio. 

Ulteriori modifiche del Decreto Lavoro riguarderanno certamente pagamenti e anticipi di Tfr-Tfs agli statali, dopo la sentenza della Corte di Costituzionale che si è finalmente espressa sulla illegittimità del pagamento differito del Tfr-Tfs ai lavoratori statali, dichiarando anticostituzionale pagamento e relativa rateizzazione del Tfs-Tfr al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

Secondo la Corte, il pagamento del Trattamento di fine rapporto agli statali non può essere pagato in anni, perchè danneggia il lavoratore per il principio della giusta retribuzione che non riguarda solo il corretto importo ma anche i tempi di pagamento, ma al massimo in qualche mese, per cui ora si deve lavorare all’emanazione delle leggi ufficiali per ridurre i tempi dei pagamenti di Tfr-Tfs agli statali.

Importanti novità per il Tfr-Tfs potrebbero riguardare anche la tassazione, sia per il calcolo delle tasse dell’importo complessivo finale del trattamento e sia per eventuali anticipi e sono diverse le ipotesi in discussione.

Si parla, infatti, di detassare sia l’anticipo del Tfr-Tfs e sia la liquidazione complessiva del trattamento riducendola al 15%, ma anche della possibilità di detassazione del Tfr-Tfs solo quando si riscuote l'intero importo complessivo e non anche per l’anticipo. 

Un’altra ipotesi in discussione sarebbe quella di detassazione su Tfr-Tfs solo quando si investono in fondi pensione, per sostenere l’adesione alla previdenza complementare.

E' stata, invece, bocciata la nuova proposta di legge presentata dalle opposizioni sul salario minimo nei primi giorni del mese di luglio, proposta che prevedeva un salario minimo legale da 9 euro.