Dalla provincia di Varese alla Mongolia
La tabella di marcia prevede la partenza il 22 luglio, la durata del viaggio di 36 giorni e l'arrivo a destinazione il 26 agosto. Ecco cosa li attende.
Ancora un'avventura di un gruppo di giovani pronto a esplorare il mondo nel modo più bizzarro possibile. Questa volta non c'è alcuna camminata da affrontare per mesi e mesi e in cui è il tragitto, prima ancora la meta, la vera conquista. E non ci sono ore e ore di pedalata in sella a una bici per arrivare dall'altra parte del mondo.
Questa nuova avventura è apparentemente più semplice perché si tratta di raggiungere la Mongolia a bordo di una Fiat Panda 4×4 partendo da un piccolo paese della provincia di Varese. I Paesi raggiunti sono 18, il viaggio dura oltre un mese, al netto di imprevisti, e loro sono in tre: motivati, entusiasti e una dose di follia.
Si chiamano Tommaso Cattaneo, Davide Obetti e Gabriele Segrini e sono pronti ad affrontare quella che appare a tutti gli effetti l'impresa più ambiziosa della loro giovane vita. Già conosciuto come Sylvester Pandone, a bordo di una storica Fiat Panda 4×4 del 1992 affronteranno i 16.000 chilometri che li sperando dalla Mongolia. Lo faranno per forze di cose dalla loro Gallarate, anche se la partenza ufficiale del Mongol Rally è in programma dalle parti di Praga, in Repubblica Ceca.
La tabella di marcia prevede la partenza il 22 luglio, la durata del viaggio di 36 giorni e l'arrivo a destinazione il 26 agosto. In fin dei conti sono le stesse regole del Mongol Rally a vietare di viaggiare a bordo di un mezzo 4x4 confortevole.
Qualsiasi auto va bene purché sia vecchia ("faccia schifo", dicono i promotori di questa iniziativa) e con un motore da 1.2 litri o meno. Meglio se al di sotto di 1 litro. Per le moto hanno generosamente concesso 125cc, ma consigliano di viaggiare a bordo di uno scooter. Il concetto di fondo è semplice: non è divertente se è troppo facile ed evidentemente i 3 Tommaso Cattaneo, Davide Obetti e Gabriele Segrini hanno capito bene l'antifona.
Come spiegato dagli organizzatori, il mondo è diventato fin troppo sicuro e organizzato. La paura di litigare, l'avidità e il rifiuto di assumersi la responsabilità ci hanno privato di una delle cose più interessanti della vita: l'inaspettato. Il Mongol Rally 2019 non è allora un viaggio in treno su rotaia in cui il percorso è definito ed è impossibile perdersi, sapere cosa c'è dietro l'angolo e abbracciare l'ignoto.
Ai partecipanti viene indicato un punto di partenza e un punto di arrivo, ma dove vanno o quella strada intraprendono è tutto lasciato all'avventura. Il consiglio che viene dato è di non trascorrere troppo tempo a pianificare il percorso o a studiare su mappe o guide utili. Meglio scoprire cosa c'è solo all'arrivo: è il bello dell'inaspettato.
In passato le squadre hanno viaggiato fino a sud come l'Iran e il Pakistan. Altri si sono avventurati nel circolo polare artico. Perché non rompere gli schemi e passare attraverso il Congo o il Polo Nord prima di raggiungere la Mongolia? Difficilmente i tre ragazzi lombardi lo faranno, ma magari strada facendo decideranno di cambiare direzione e affrontare una deviazione più o meno lunga.