Economia dei distretti industriali italiani
La tredicesima edizione del Rapporto annuale della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo dedicata all’evoluzione delle imprese distrettuali offre spunti interessanti
Il 2022 è ormai avviato ma continua ad essere tempo di analisi dei periodi precedenti, per poter programmare i prossimi mesi sulla base di quanto accaduto, provando a migliorare i punti deboli e irrobustire i punti di forza; uno dei bilanci riguarda sicuramente l’economia dei distretti industriali. Non c’è dubbio che il periodo attraversato, specie nel 2020 ma anche nel 2021, sia stato influenzato dall’anomalia provocata dall’emergenza sanitaria, tuttavia le aspettative sono di segno positivo rispetto ai mesi caratterizzati dallo scoppio della pandemia.
In particolare, dalla tredicesima edizione del Rapporto annuale che la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo dedica all’evoluzione delle imprese distrettuali, svoltasi nel 2021, emerge un moderato ottimismo: +11,8% dei livelli produttivi. Lo studio fotografa lo stato di salute dei distretti, evidenziando le criticità da superare, i fattori di resilienza su cui far leva e le priorità da affrontare per un rilancio economico duraturo e sostenibile.
Entrando nei dettagli del report 2021 della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo sui distretti industriali, è possibile ottenere anche altre indicazioni interessanti. Le filiere di prossimità continuano a rimanere un fattore competitivo nei distretti: i fornitori sono molto più vicini ai committenti di quanto avviene altrove. Il report propone anche un confronto numerico: 116 chilometri contro 157; a proposito di numeri, non sfugge che le imprese distrettuali rappresentino il 65% di addetti e fatturato della filiera del lusso Made in Italy.
Detto in altri termini, nei distretti i grandi gruppi trovano i fornitori di qualità necessari. Ecco quindi la crescita dell’incidenza di ICT e R&S sul totale degli acquisti di beni e servizi grazie al traino della meccanica. Anche su questo versante viene proposto un raffronto: 7,1% nei distretti contro il 5,7% delle aree non distrettuali.
Pollice in su per il rafforzamento della sensibilità alla transizione ecologica. Il dato che lo dimostra è la quota di brevetti ambientali che è più che raddoppiata rispetto ai primi anni duemila.
Infine, ma non di minore rilevanza, sul fronte capitale umano si registra un crescente ruolo degli Istituti tecnici superiori nel fornire personale qualificato. La conclusione è supportata dai numeri, ovvero i 1.631 percorsi ITS attivati che hanno coinvolto 41.000 studenti.
I prossimi anni saranno decisivi per il rilancio dell’economia italiana e dei distretti industriali? Sì, secondo lo studio, per cui sarà fondamentale impiegare le risorse provenienti da Next Generation EU e far ripartire gli investimenti in macchinari 4.0, digitale, green e capitale umano.
Nella meccanica le imprese che adottano soluzioni 4.0 hanno importanti ritorni in termini di miglioramento della qualità, aumento della velocità di produzione, flessibilità e personalizzazione della produzione, miglioramento della sicurezza, efficientamento del magazzino, riduzione dei costi.
Anche la tematica ambientale ha assunto un ruolo sempre più rilevante negli ultimi anni e la crescita degli investimenti green è quindi accompagnata a un progressivo sviluppo tecnologico; ecco allora che formazione e trasferimento tecnologico sono oggi le due chiavi per favorire l’accelerazione degli investimenti nel digitale e nel green.