Calciomercato 2022: le sorprese arrivano dai numeri
Durante gli anni 2000, molte squadre di calcio hanno sperperato ingenti somme di denaro, facendo crescere esponenzialmente il proprio debito. Ecco il quadro aggiornato.
Se c'è un tema che appassiona tutti gli italiani è il calciomercato. Lo fa da sempre e anche in questo 2022 l'attenzione è molto alta perché ciascun tifoso immagina, spera e sogna che del proprio team facciano parte i migliori calciatori per il raggiungimento degli obiettivi semplice.
Più semplice a dirsi che a farsi perché le ristrettezze economiche a cui sono sottoposti i vari club per via della crisi degli ultimi anni, ha imposto una serie di ridimensionamenti. Eppure, a scorrere i dati sulle spese del calciomercato delle squadre di Serie A negli ultimi 5 anni non mancano le sorprese. Quanto sono i club in attivo? Quanti sono i club che, se paradossalmente il mondo del calcio della Serie A dovesse terminare adesso, finirebbero in attivo? Vediamo insieme in questo articolo:
Come regola generale, i club possono spendere solo 5 milioni di euro in più di quanto si impegnano. In altre parole, c'è praticamente una perequazione tra spese e ricavi. Ad esempio, i cosiddetti nuovi ricchi nel mondo del calcio non possono spendere somme eccessive per i trasferimenti. A meno che non si produca un reddito equivalente e non provenga direttamente dai suoi proprietari. Il punto è che si tratta di una formula valida solo per le squadre che si qualificano per le competizioni europee di club tra Champions League, Europa League e la nuova Conference League.
La nuova riforma del calciomercato in Italia passa quindi dalla riforma del fair play finanziario che comprende una serie di misure adottate dalla Uefa per il mercato del calcio mondiale. L'obiettivo principale di questi è controllare e limitare la spesa delle società di calcio per garantire la competitività. Nelle parole della stessa Uefa, il fair play finanziario cerca di migliorare la salute finanziaria dei club europei.
Questa serie di misure è entrata in vigore nel 2011, come forma di controllo finanziario nei confronti dei club. Il mancato rispetto delle misure di fair play finanziario non comporta l'automatica esclusione dalle competizioni europee, ma comporta l'adozione di provvedimenti disciplinari. Provvedimenti che vanno dalla semplice diffida a pesanti sanzioni pecuniarie. L'idea, alla luce della crisi degli ultimi anni, è di allentare i vincoli.