Scandalo pagati per non volare
La Corte dei Conti europea ha bocciato lo scalo di Sant'Anna di Crotone perché considerato superfluo. Eppure fino a ottobre sono garantiti i voli verso Pisa e Bergamo.
C'è da mettersi le mani nei capelli quando si scopre che alcuni vettori sono pagati anche se non ci sono passeggeri negli aeroporti. Pagati a prescindere, dunque, grazie ai sussidi che, precisiamolo per bene, sono pubblici. Non si tratta di una vicenda nuova, ma che è adesso tornata al centro dell'attenzione per il caso dell'aeroporto di Crotone che riapre con i soldi della Regione Calabria. La Corte dei Conti europea ha bocciato lo scalo di Sant'Anna perché considerato superfluo. Eppure fino a ottobre sono garantiti i voli verso Pisa e Bergamo. Ma si tratta appunto solo dell'ultimo esempio di compagnie aeree low cost che mantengono in vita scali italiani grazie ai contributi pubblici che ne permettono il funzionamento. E, si badi bene, è una situazione coinvolge tutta l'Italia: da Bari ad Ancona, da Brindisi a Bergamo, da Trapani ad Alghero fino a Ciampino.
Succede quindi che l'Europa considera l'aeroporto Sant'Anna di Crotone inutile ed economicamente insostenibile. La soglia minima per assicurare la produttività è 300.000 passeggeri l'anno. Un target che in questo momento è molto lontano dal raggiungimento. Nelle migliori delle previsione, il tetto massimo sarà di 70.000 ovvero meno di un quarto. Eppure Ryanair, la sola compagnia presente a Crotone, scommette di sfondare quel tetto grazie ai nuovi voli estivi, a iniziare dale due nuove rotte verso Bergamo e Pisa. Basteranno per far quadrare conti in rosso? Nel frattempo per portare la compagnia irlandese al Sant'Anna è stato necessario alla Regione Calabria sborsare oltre mezzo milione di euro di fondi pubblici, a cui hanno contributo anche i Comuni della provincia pitagorica. M per il governatore calabrese è tutto normale perché nessuna compagnia vola gratis. Bastano tre numeri per inquadrare al meglio la situazione attuale:
E come ricorda la Stampa, si tratta di una scommessa persa in partenza perché nessun terminal può adeguatamente svilupparsi senza infrastrutture funzionanti. Tanto per essere precisi e chiarire la situazione, la ferrovia ionica - ricorda il quotidiano torinese - è ancora in attesa di essere elettrificata e i treni a lunga percorrenza sono solo un ricordo. Per arrivare a Roma, circa 500 chilometri che altrove necessitano di poche ore per essere raggiunta, occorrono non meno di otto ore di tempo. E che dire della famigerata strada statale 106, passata agli annali come la strada della morte per via dei tanti incidenti mortali? Al di là di pochi chilometri ammodernati e in cui muoversi con una certa agilità, il resto è via stretta che attraversa centri abitati e su cui Tir e autobus viaggiano insieme a trattori e biciclette.