Cosa potrebbe cambiare ancora per gli stipendi fino a fine anno e rischi possibili di nuove riduzioni se non si interviene con misure certe
A chi e come cambieranno stipendi tra Settembre-Dicembre e il calo previsto da Gennaio se non si interviene? Sono diverse le misure messe in capo quest’anno dal governo Meloni per assicurare ai lavoratori italiani aumenti di stipendi garantendo maggiore potere di acquisto contro un’inflazione sempre più alta e lo stesso governo è ancora a lavoro per cercare di garantire ancora sostegni ai lavoratori.
Del resto, per l’erogazione dei bonus una tantum di 150-200 euro era stata fissata una specifica soglia reddituale, tanto quanto fatto anche con l’applicazione del nuovo taglio del cuneo fiscale, sia con la Manovra Finanziaria, sia con il Decreto Lavoro di maggio, per redditi entro i 35mila euro annui.
E qualcosa tra settembre e dicembre per gli stipendi in generale potrebbe cambiare con un nuovo Decreto Lavoro d’autunno. Dopo l’approvazione del Decreto Lavoro del primo maggio, il governo starebbe lavorando ad un nuovo Decreto Lavoro che dovrebbe contenere ulteriori novità vantaggiose per lavoratori dipendenti nonché rendere strutturali alcune misure approvate già ma in via temporanea.
La ripresa dei lavori sul nuovo Decreto Lavoro dovrebbe avvenire tra settembre e ottobre e tra le misure principali spiccano taglio del cuneo fiscale aumentato e aumento della soglia esentasse fino a 3mila euro dei fringe benefits da rendere strutturale ma anche novità relative a lavoro straordinario, con una nuova detassazione per aumentare l’importo netto in più percepito dai lavoratori che prestano ore di servizio anche oltre il normale orario lavorativo previsto da relativo Ccnl di assunzione, e ai premi produttività, contribuendo, dunque, ad aumentare ancora le buste paga dei lavoratori dipendenti dando loro maggiore potere di acquisto.
La detassazione per avere importi maggiori in busta paga dovrebbe interessare anche la tredicesima mensilità, per essere poi estesa anche alla quattordicesima, così come potrebbe cambiare anche la tassazione sul Tfr-Tfs con il prossimo Decreto Lavoro.
L’intenzione del governo è, infatti, quella di modificare la tassazione sul Tfr-Tfs e si parla di diverse ipotesi di revisione, da una possibile detassazione sia dell’anticipo del Tfr-Tfs e sia della liquidazione complessiva del trattamento, all’ipotesi di detassazione solo dell’intero importo spettante di Tfr-Tfs e non anche dell’anticipo, alla la possibilità di riduzione delle tasse solo nel caso in cui si decida di investirlo in fondi pensione, in modo da sostenere l’adesione alla previdenza complementare; o, ancora, alla definizione di una imposizione fiscale graduale e crescente, a partire dal 15%, e da modulare secondo diversi parametri come importo del Trattamento da liquidare, o condizioni socio-economiche, per esempio nel caso di famiglie numerose, o se nel nucleo familiare sono presenti persone con invalidità, o in base al valore Isee.
Se con il Decreto Lavoro d’autunno di attendono nuovi aumenti degli stipendi tra misure temporanee già in vigore da rendere strutturali e nuove detassazioni per aumentare le buste paga, di contro, se non si interviene effettivamente e ufficialmente si rischia un calo degli stipendi e soprattutto per determinate categorie di lavoratori.
Stiamo parlando di coloro che quest’anno 2023 hanno beneficiato del nuovo taglio del cuneo fiscale, prima al 3% e poi al 7%, avendo contestuali aumenti delle retribuzioni. A maggio, infatti, il governo ha aumentato il taglio del cuneo fiscale deciso con la Manovra 2023 portandolo dal 3% al 7% per redditi fino a 25mila (per 1.923 euro lordi mensili di stipendio) e dal 2% al 6% per lavoratori con redditi fino a 35mila euro (per 2.692 euro lordi mensili di stipendio).
La misura è stata, però, approvata in via temporanea, da luglio e fino a fine anno e l’intenzione annunciata dal governo è quella di rendere l’ulteriore taglio del cuneo fiscale al 7% strutturale, e quindi in vigore anche per tutto il 2024, ma se non si interviene in tal senso o con il prossimo Decreto Lavoro o con la prossima Manovra Finanziaria, si rischia di perdere gli aumenti degli stipendi finora ricevuti da coloro con redditi entro però determinate soglie.
Stesso discorso dovrebbe interessare l’aumento della soglia esentasse fino a 3mila euro dei finge benefit, valido al momento solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico ma che dovrebbe essere esteso a tutti i lavoratori dipendenti senza condizioni, garantendo ulteriori aumenti di stipendi a tutti, dunque.