aumento stipendi meno ore lavoro contratti 2023
Cosa cambia per stipendi, orario di lavoro e non solo con il rinnovo dei contratti nel 2023: diverse le questioni in discussione e ancora da definire
Si va verso il rinnovo di diversi Ccnl come verso la revisione dei contratti 2023: mentre, infatti, i sindacati e le associazioni di categoria lavorano sul versante delle trattative per i rinnovi di Ccnl, per nuovi aumenti degli stipendi tabellari da garantire ai lavoratori impiegati nei diversi settori e contestuali riduzioni degli orari di lavoro, dall’altro il governo si prepara a cambiare le stesure dei contratti a tempo indeterminato. Vediamo allora cosa si prevede aumento stipendi, meno ore di lavoro e condizioni e diritti lavoratori nel rinnovo contratti 2023.
In particolare, si punta in alcuni casi ad una riduzione anche di 24 giornate annue. Per esempio, i sindacati del legno arredo Filca, Fillea, Feneal chiedono una riduzione di circa 12 giorni all'anno; i bancari chiedono il taglio di 10 ore al mese, quasi 16 giorni all'anno, e un aumento di 435 euro in un triennio, mentre i lavoratori del comprato alimentari chiedono una riduzione del lavoro di 24 giorni l'anno e aumenti di stipendi 300 euro nell'arco di un quadriennio.
Tra le nuove condizioni e diritti per lavoratori in discussione per il rinnovo dei contratti 2023 ci sono poi le modalità di assunzione con contratti a tempo determinato ma anche lo smart working. Partendo dai contratti a tempo determinato, le novità per rinnovi di contratti nel 2023 riguardano le causali da inserire per assunzioni a termine nonché i tempi di validità delle stesse.
L’intenzione del governo Meloni è quella di rivedere le causali dai contratti a tempo determinato, considerando che le causali che generalmente si inseriscono per le assunzioni a tempo determinato sono, per esempio, sostituzione di lavoratori, o esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria, o aumenti temporanei e significativi dell’attività.
Al termine dei 12 mesi infatti scatterebbe l’obbligo di inserire la causale, cioè la motivazione che giustifica il ricorso al lavoro a tempo determinato. Attualmente l’obbligo è previsto sempre in caso di rinnovo del contratto e dopo i primi 12 mesi in caso di proroga.
Secondo quanto anticipato, a potranno stabilire le causali dei contratti a termine innanzitutto i contratti collettivi (nazionali, territoriali e aziendali), come già fanno i Ccnl tessile-abbigliamento, artigiani dell’alimentare, pelletteria, cartai e lavanderie industriali, e solo se la contrattazione collettiva non prevede nulla in merito, i datori di lavoro e i lavoratori possono definire specifiche esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva per giustificare le assunzioni con contratti a tempo determinato.
Le causali definite in tal caso devono, però, essere approvate dalle commissioni di certificazione costituite presso gli enti bilaterali, le direzioni provinciali del lavoro, le università, il ministero del Lavoro o i consigli provinciali dei consulenti del lavoro.
Precisiamo che oggi la legge stabilisce l’obbligo di inserire la causale per tutti i rinnovi di contratti a termine e per le proroghe degli accordi una volta trascorsi i primi 12 mesi. Il nuovo Decreto Lavoro interviene proprio sui contratti a termine con una durata fino a 12 mesi.
Il governo Meloni vorrebbe non solo modificare le causali per i contratti a tempo determinato fino a 24 mesi ma prorogare la validità dei contratti a tempo determinato di 12 mesi, portandone la durata massima da 24 a 36 mesi.
Con particolare riferimento allo smart working, che garantisce una maggiore conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, rendendo più semplice raggiungere un equilibrio tra tempo di vita e di lavoro, soprattutto nelle medie e grandi imprese, la ministra del Lavoro Calderone ha annunciato che se ne discuterà per poter garantire il diritto allo smart working come ‘nuovo’ modello di lavoro ma solo se possibile in base ad attività svolta e settore di impiego, se cioè le condizioni di lavoro permettono di svolgere la propria prestazione in smart working.