Calcolo ed esempi aumento stipendi tra rinnovo contratti, decontribuzione e detassazione welfare
Di quanto aumentano stipendi nel 2023 tra rinnovo contratti nazionali, decontribuzione e detassazione welfare Dl Aiuti Bis? Non solo gli ultimi provvedimenti del Decreto Aiuti bis, tra decontribuzione e detassazione welfare, contribuiscono all’aumento degli stipendi 2023 ma anche il rinnovo di diversi contratti nazionali di lavoro Ccnl ha portato aumenti tabellari degli stipendi dei diversi dipendenti. Vediamo allora di quanto aumentano stipendi nel 2023.
Si tratta, però, solo di qualche decina di euro di euro di aumento al mese e nemmeno per tutti i lavoratori. Le misure contenute nel Dl Aiuti bis per aumentare gli stipendi valgono, infatti, solo per coloro che hanno un reddito annuo entro i 35mila euro, cioè lavoratori che percepiscono stipendi mensili fino a 2.600 euro, mentre per chi prende dai 2.700 euro in su non è previsto alcun aumento.
Considerando la percentuale di decontribuzione al 2%, gli stipendi possono aumentare fino ad un massimo di 120 euro circa, in base alla fascia di reddito di appartenenza. Per esempio, secondo alcune simulazioni fatte, per chi prende stipendi tra i 10mila euro e 20mila euro lordi annui, circa 1.150 euro, l’aumento netto mensile sarà tra 7 euro e 12 euro, per un aumento complessivo fino a dicembre di circa 40 euro.
Chi prende uno stipendio di mille euro, avrà un aumento di circa 30 euro complessivi, per uno stipendio di circa 1.300 euro, l’aumento sarà di circa 30-40 euro e così via fino a stipendi di 2.600 euro circa, per cui si può arrivare ad aumenti di 110 euro circa euro al mese complessivamente. Si ottengono, dunque, aumenti maggiori se si percepiscono stipendi più alti.
In generale, comunque, tra decontribuzione e detassazione welfare gli aumenti degli stipendi fino a dicembre 2023 oscillano mediamente tra i 12 e 35 euro al mese circa, che possono salire fino a 70-80 euro circa.
Agli aumenti degli stipendi per detassazione welfare e decontribuzione, si aggiungono ulteriori aumenti derivanti dal rinnovo dei contratti di lavoro Ccnl. In particolare, gli stipendi per rinnovi contrattuali aumentano in maniera diversa a seconda della tipologia di contratto rinnovato e relativi importi stabiliti.
Per esempio, è stato già rinnovato il contratto statali delle Funzioni Centrali, che ha previsto aumenti per ogni lavoratore di circa 105 euro medi per 13 mensilità e il finanziamento del nuovo ordinamento professionale e il superamento dei limiti di incremento dei Fondi risorse decentrate, prevedendo un ulteriore aumento di circa 20 euro medi al mese a persona, nonché ulteriori aumenti per il riconoscimento degli arretrati retributivi per il triennio 2019-2021 per un importo di circa 1.800 euro medi per dipendente.
Rinnovati anche il contratto chimico-farmaceutico e il Ccnl bancario, che ha previsto un aumento di 190 euro per la III Area Professionale (IV livello a zero scatti) che sarà riconosciuto in due fasi con 150 euro ad agosto 2023 e 40 euro a partire da ottobre 2023.
Rinnovato anche il contratto sanità, stabilendo un aumento medio a regime degli stipendi pari a 91 euro medi per tredici mensilità, insieme ad una rivalutazione dei Fondi destinati alla contrattazione integrativa corrispondente a 12 euro al mese sempre per tredici mensilità e un ulteriore aumento di 13 euro al mese per 13 mensilità per il nuovo sistema di classificazione professionale. Considerando anche le nuove indennità, il rinnovo del Ccnl sanità prevede aumenti medi di circa 175 euro al mese.
Rinnovato anche il contratto operai agricoli, con diversi aumenti tabellari previsti che si aggiungono a quelli che fino a fine anno saranno garantiti, seppur di poco, da decontribuzione al 2% e detassazione welfare sugli stipendi.