Dopo l'approvazione della delega e riforma fiscale ad inizio Agosto in Parlamento si apre la possibiltà di un secondo decreto lavoro strattamente collegato con importanti misure.
Cosa potrebbe prevede il nuovo decreto lavoro con modifiche molto importanti per tutti per integrare e completare il precedente scorsi mesi? Dopo l’approvazione del Decreto Lavoro del primo maggio 2023, il governo continua a lavorare per modificare condizioni di lavoro e condizioni retributive dei lavoratori, migliorandole.
Da sottolineare che alcune di queste misure potrebbero rientrare, come previsto nel testo approvato ieri dal Parlamento, nella delega fiscale come ad esempio la tredicesima o la modifica delle tasse sul lavoro. In realtà, ieri è stata approvata solo la delega, che impegna il Governo a reliazzare una serie di decreti per apportare i cambiamenti previsti nella delega stessa.
E in questo senso, per alcune misure, sembra davvero possibile un secondo decreto lavoro.
Vediamo quali sono le misure che potrebbero rientrarvi.
Per quanto riguarda gli straordinari, si prospetta una nuova detassazione per aumentare l’importo netto in più percepito dai lavoratori che prestano ore di servizio anche oltre il normale orario lavorativo previsto da relativo Ccnl di assunzione.
Secondo alcune indiscrezioni, la revisione delle tasse sul lavoro straordinario si baserà sulle ore di lavoro prestate da ogni lavoratore oltre il normale orario lavorativo con una percentuale che potrebbe aumentare in base al reddito percepito.
La tassazione agevolata dovrebbe interessare non solo gli straordinari ma anche i premi produttività, contribuendo, dunque, ad aumentare ancora le buste paga dei lavoratori dipendenti dando loro maggiore potere di acquisto.
Al momento, però, si tratta solo di ipotesi, considerando che per l’approvazione di un reale piano di detassazione bisognerà capire se ci saranno le risorse economiche necessarie e lo si capirà solo in autunno con la presentazione della Nadef, Nota di aggiornamento al Def.
La detassazione per avere importi maggiori in busta paga dovrebbe interessare anche la tredicesima mensilità, e probabilmente essere poi estesa anche alla quattordicesima, così come potrebbe cambiare anche la tassazione sul Tfr-Tfs.
Stando, infatti, a quanto riportano le ultime notizie, diverse sarebbero le ipotesi al vaglio per la revisione della tassazione sul Tfr-Tfs.
In particolare, potrebbe essere definita una detassazione sia dell’anticipo del Tfr-Tfs e sia della liquidazione complessiva del trattamento riducendola al 15%, ma si potrebbe anche pensare a detassare solo l’intero importo spettante di Tfr-Tfs e non anche per l’anticipo.
Altre ipotesi di revisione della tassazione del Tfr-Tfs prevedono la possibilità di riduzione delle tasse solo nel caso in cui si decida di investirlo in fondi pensione, in modo da sostenere l’adesione alla previdenza complementare, o la definizione di una imposizione fiscale graduale e crescente, a partire dal 15%, e da modulare secondo diversi parametri come importo del Trattamento da liquidare, o condizioni socio-economiche, per esempio nel caso di famiglie numerose, o se nel nucleo familiare sono presenti persone con invalidità, o in base al valore Isee.
Probabilmente il nuovo Decreto Lavoro potrebbe essere anche occasione di conversione in legge di quanto stabilito dalla Corte di Cassazione per i tempi di liquidazione del Tfr-Tfs agli statali.
La Corte di Cassazione è intervenuta, finalmente, con la sentenza tanto attesa sulla illegittimità di pagamento differito del Tfr-Tfs agli statali, spiegando che la liquidazione del Trattamento agli statali non può essere pagato in anni, perchè danneggia il lavoratore per il principio della giusta retribuzione che non riguarda solo il corretto importo ma anche i tempi di pagamento.
E’, dunque, ora necessario che il legislatore intervenga per la riduzione dei tempi di liquidazione del Tfr-Tfs agli statali da anni a qualche mese, in modo da permettere ai dipendenti statali di avere a disposizione in tempo breve soldi che spettano per diritto.
La misura principale che potrebbe rientrare nel nuovo Decreto Lavoro sarà certamente quella di rendere strutturale l’ulteriore taglio del cuneo fiscale deciso dal governo con il Decreto Lavoro di maggio.
Il governo ha, infatti, aumentato il taglio del cuneo fiscale deciso con la Manovra 2023 portandolo dal 3% al 7% per redditi fino a 25mila (per 1.923 euro lordi mensili di stipendio) e dal 2% al 6% per lavoratori con redditi fino a 35mila euro (per 2.692 euro lordi mensili di stipendio).
La misura è stata, però, approvata in via temporanea, da luglio e fino a fine anno e da non calcolare su tredicesima e quattordicesima. L’ipotesi, invece, al vaglio è rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale aumentato, calcolandolo anche sulle retribuzioni aggiuntive di tredicesima e quattordicesima.
Altra misura prevista per il prossimo eventuale Decreto Lavoro potrebbe riguardare i fringe benefit: con l’approvazione ufficiale del Decreto Lavoro di maggio è stata già aumentata la soglia esentasse per i fringe benefit fino a 3mila euro per tutto il 2023 e solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico.
La novità al vaglio del governo punta a rendere strutturale questa misura, cioè lasciare sui 3mila euro sempre la soglia di esenzione dal pagamento delle tasse per i fringe benefit, e ad estenderla a tutti i lavoratori dipendenti senza condizioni.