Coronavirus, come cambiare il codice Ateco
Per sapere se la propria attività può restare aperta occorre consultare la tabella ovvero la classificazione approvata dall'Istat con l'Agenzia delle entrate e le Camere di commercio.
Non basta elencare la tipologia dei negozi che possono aprire sin da subito in questo periodo di transizione verso la fase 2 - come le cartolerie, le librerie o i negozi di abbigliamento dei bambini - per capire con esattezza chi può sollevare la saracinesca e chi deve tenerla abbassata.
E la questione è destinata a diventare ancora più complessa con l'avvio vero e proprio della fase 2, attesa per il 4 maggio.
A fare la differenza è il codice Ateco: in termini pratici non è altro che un codice composto da lettere e numeri e in sostanza individua con esattezza l'attività economica.
Per essere ancora più precisi, le lettere individuano il macro-settore economico mentre i numeri le sottocategorie. Tutte le attività, siano esse piccoli negozi o grandi imprese, ma anche attività professionali e mansioni artigianali, sono associate a un codice Ateco.
E per sapere se la propria attività può restare aperta occorre consultare la tabella ovvero la classificazione approvata dall'Istat in collaborazione con l'Agenzia delle entrate, le Camere di commercio, le associazioni imprenditoriali e i Ministeri interessati. Vediamo quindi
Il codice Ateco, scelto al momento dell'apertura della partita Iva, è uno strumento essenziale in queste settimane di diffusione del coronavirus perché consente di sapere se la propria attività, piccola o grande, ha diritto alla riapertura.
Basta poco per capire che il ritorno alla normalità non ha le stesse tempistiche. In buona sostanza c'è chi ha già riaperto e chi lo farà a breve, ma anche chi dovrà attendere ancora molte settimane se non diversi mesi.
A fare la differenza è il rischio di assembramenti ovvero la difficoltà a fare rispettare la regola del distanziamento sociale. Ecco dunque che scatta l'idea della riconversione temporanea, che dal punto di vista burocratico significa modificare il codice Ateco.
La procedura da seguire è semplice perché bisogna comunicare il nuovo codice Ateco e dunque la variazione dell'attività all'Agenzia delle entrate utilizzando i moduli AA9/11 e AA7/10 da scaricare sul sito stesso delle Entrate.
Attenzione alle tempistiche perché occorre inoltrare la documentazione entro 30 giorni dal cambiamento dell'attività. Il mancato rispetto delle regole, come l'omessa dichiarazione, comporta il pagamento di una sanzione variabile da 516 a 2.064 euro.
Le attività economiche sono raggruppate all'interno del codice Ateco secondo uno schema che prevede la progressiva inclusione in sezioni, divisioni, gruppi, classi, categorie e sottocategorie.
Ogni partita Iva è sempre associata a un codice da individuare nella fase di apertura. Vale la pena ricordare che l'Agenzia delle entrate permette di modificare il codice Ateco ovvero di comunicare variazioni all'attività economica attraverso la dichiarazione annuale modello Redditi ovvero l'ex modello Unico.