Controlli lavoratori quali sono possibili o vietati per normative 2022 in vigore
Quando si parla di controlli dei lavoratori sono due le esigenze da bilanciare. La prima è quella dell'azienda sul corretto e diligente comportamento del dipendente.
La seconda rimanda invece alla tutela della privacy del lavoratore. Solo con la combinazione di questi due elementi, i controlli sono possibili e inattaccabili. Lo ribadisce anche la normativa 2022 sui controlli dei lavoratori che ruota attorno a un punto preciso: non possono esserci controlli segreti.
Per fare un esempio concreto, l'installazione di eventuali telecamere sul luogo del lavoro deve essere chiaramente comunicata ai dipendenti.
La questione è adesso maggiormente d'attualità per via dell'uso sempre più frequente delle nuove tecnologie sul lavoro, dagli smartphone ai PC aziendali, e di conseguenza è importante sapere quali sono i controlli possibili e dove invece il datore deve arrestarsi per non infrangere la normativa 2022. Entriamo allora nei dettagli e scopriamo
Il tutto in un contesto tecnologico che moltiplica le possibilità di verificare l'attività del lavoratore e che allo stesso tempo è fonte di rischio. Pensiamo ad esempio alla facilità con cui verificare gli accessi Internet, i siti visitati e le tempistiche.
Da una parte il datore di lavoro mantiene la libera iniziativa economica privata, il rapporto di subordinazione, l'obbligo di diligenza, l'obbligo di fedeltà e il potere di controllo a distanza.
Al dipendente - secondo la normativa via via aggiornata fino al 2022 - devono però essere sempre garantiti la tutela della riservatezza, il diritto al rispetto della vita privata e familiare e i divieti di controllo e di indagine sulle opinioni espresse.
Le normative di riferimento sono quindi la Costituzione (diritti inviolabili dell’uomo e diritto alla libera iniziativa imprenditoriale), il codice civile (potere gerarchico datoriale, tutela dell'ambiente e delle condizioni di lavoro) lo statuto dei lavoratori (divieto di controllo delle guardie giurate, personale di vigilanza, controllo a distanza, accertamenti sanitari, visite personali di controllo, divieto di indagine sulle opinioni, divieto di discriminazioni), il codice della privacy.
Al datore di lavoro spetta in prima battuta dare al dipendente informazione completa sulle modalità d'uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli. Strettamente legato a questo aspetto è l'indispensabilità di specificare le modalità di utilizzo della posta elettronica e della rete Internet da parte dei lavoratori e degli eventuali controlli associati.
Non meno importante è l'adozione di un disciplinare interno da pubblicizzare adeguatamente verso i singoli dipendenti con affissioni e da aggiornare con costanza.
Con il successivo Jobs Act è quindi previsto che gli strumenti di controllo a distanza possono essere installati solo per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale.
Senza dubbio rientra tra i casi particolare di controllo dei lavoratori la creazione profilo social per verificare comportamenti irregolare del dipendente a danno dell'azienda. Si tratta di un'azione possibile o vietata?
Sulla vicenda si è espressa la Corte di cassazione, secondo cui sono ammissibili i controlli difensivi occulti anche da parte di personale non aziendale, ma solo se l'obiettivo è accertare comportamenti illeciti rispetto alla diligenza lavorativa ovvero tutelare l'organizzazione produttiva aziendale.
Ma in ogni caso, specificano i giudici, le modalità non devono essere eccessivamente invasive e mantenersi rispettose della libertà e della dignità dei dipendenti.
Ma cosa può emergere dai controlli che fa scattare un provvedimento disciplinare? Bastano una fotografia, un commento o anche un like inappropriato per ricevere una contestazione. E naturalmente un post contenente una frase denigratoria o diffamatoria nei confronti dell'azienda in cui si lavora.