Ferie comprendono anche sabato e domenica?
Il sabato e la domenica sono considerati nel conteggio finale delle ferie. E la stessa cosa vale per i giorni festivi se compresi nel periodo di assenza.
La questione del sabato e della domenica e se rientrano o meno nelle ferie e nei 15 giorni consecutivi può sembrare banale, ma non lo è affatto, perchè ci si gioca parecchio di ferie. E poi tutte le regole sulla gestione delle ferie.
Si tratta di una questione che nel periodo estivo torna sempre d'attualità: nel calcolo della ferie i giorni di sabato e domenica si contano? Sono cioè da computare anche le giornate festive e non lavorative? Il punto di partenza è la legge sull'orario di lavoro, secondo cui ogni dipendente ha diritto ad almeno quattro settimane di ferie durante l'anno e due di queste devono essere fruite di seguito nel corso dell'anno di maturazione. E c'è poi un altro particolare di cui tenere conto: le altre due settimane devono essere godute entro i 18 mesi successivi dall'anno di maturazione. Ma il riferimento ai 14 giorni è effettivo o comprendono anche il sabato e la domenica ovvero quei giorni in cui normalmente si rimane a casa?
Le norme non lasciano spazio ai dubbi: il sabato e la domenica sono considerati nel conteggio finale delle ferie. E la stessa cosa vale per i giorni festivi se compresi nel periodo di assenza. Tuttavia questi non sono scalati dal monte complessivo delle ferie maturate. In ogni caso, la legge lascia la libertà ai singoli contratti collettivi di prevedere norme più favorevoli per il dipendente.
Se si legge con attenzione il contratto collettivo dei dipendenti pubblici appartenenti al settore sanità, si scopre la presenza di integrazione alle disposizioni della legge in materia di ferie. Più esattamente viene stabilito che in caso di distribuzione dell'orario settimanale di lavoro su cinque giorni, il sabato è considerato non lavorativo e i giorni di ferie spettanti sono ridotti da 32 a 28. Tuttavia non sono riferimenti valevoli in senso assoluti perché per i primi tre anni di lavoro, per i nuovi assunti sono ridotti da 30 a 26. In seconda battuta, la durata delle ferie, per il personale del comparto sanitario ovvero medici, infermieri, operatori socio sanitari, è di 32 giorni lavorativi. Anche in questo caso c'è un'eccezione di cui tenere conto: i giorni sono ridotti a 30 per i neoassunti per i primi tre anni.
Soprattutto nel periodo estivo torna al centro dell'attualità la questione delle ferie non godute. E naturalmente non può che essere così, tenendo conto che in tutti gli uffici, pubblici e privati, sono in corso (per i ritardatari) le grandi manovre interne per l'organizzazione dei turni di riposo. Ma non è così per tutti i lavoratori perché non è affatto così scontato che proprio quello di luglio e agosto sia considerato il periodo migliore per andare in vacanza. Non solo, ma c'è anche una fetta più o meno larga di dipendenti che in ferie non va mai. Qualunque sia la ragione, i giorni di assenza in un anno si contano sulle dita di una mano. E allora, cosa succede se le ferie e i permessi non sono goduti? C'è il rischio che vengano persi? Ed è possibile la loro monetizzazione?
Alla base della decisione di introdurre le ferie nel sistema del lavoro italiano c'è la considerazione di come si tratti di un diritto irrinunciabile. Significa che non non è possibile rinunciarvi o trasformarle in denaro. Tuttavia in alcuni casi possono essere monetizzate, soprattutto da parte dei dipendenti assunti a tempo determinato. Il caso più tipo della retribuzione del dipendente è quello in cui il periodo di ferie è molto vicino alla scadenza di un contratto come per gli stagionali per un periodo di tempo ben preciso e per cui non è sempre semplice riuscire a smaltire le ferie entro la fine dell'esperienza di lavoro. E dunque scatta la liquidazione.
In seconda battuta, le norme in vigore prevedono che le ferie vadano godute per due settimane consecutive nel corso dell'anno di maturazione. E siccome in linea di massima il periodo di riposo concesso è di quattro settimane nel corso dell'anno, le ferie residue, da sfruttare anche in singole giornate previa comunicazione al datore di lavoro, possono essere utilizzate nei 18 mesi successivi. Tutto è scritto nelle buste paga, incluse le ferie residue maturate di mese in mese. E cosa succede nei caso dei permessi Rol (Riduzione dell'orario di lavoro) non goduti pagati in busta paga: se il lavoratore li vuole godere e non pagati.
Il concetto è semplice: se il lavoratore non ne usufruisce entro il 30 giugno dell'anno successivo, il datore deve pagare con la busta paga di giugno i permessi non goduti. E quelli non utilizzati entro l'anno in cui sono stati maturati decadono, ma possono essere fruiti fino alla scadenza del 30 giugno dell'anno successivo. Sanzioni per i datori di lavoro che non rispettano le normative su orario, ferie e riposi.
Se vengono riconosciute una serie di ferie o permessi è possibile che si vada oltre la cifra per cui il bonus Renzi di 80 euro al mese venga pagato. A questo punto, spiegano alcunii esperti fiscali, è meglio chiedere all'azienda di non erogare il bonus Renzi e di ricevrlo direttamente nella prossima dichiarazione dei redditi, probabilmente, 2019, o in una ancora successiva, quando si è sicuri di rimaere sotto il tetto. Tanto il diritto al bonus Renzi non si perde.
Durante il periodo di ferie è possibile che il lavoratore percepisca uno stipendio leggermente più basso rispetto alla solita retribuzione ma si tratta di una differenza che, secondo la legge, non dovrebbe sussistere.
L’articolo 36 della Costituzione, infatti, prevede che il lavoratore abbia il diritto irrinunciabile alle ferie, che essere godute entro l’anno e devono essere regolarmente retribuite. È il datore di lavoro a pagare le ferie, garantendo uno stipendio simile a quello percepito nel corso degli altri periodi dell’anno e la Cassazione, in elazione all’importo dello stipendio durante le ferie, ha precisato che non possa essere di molto inferiore a quanto percepito nei giorni di servizio, altrimenti il dipendente non usufruirebbe dei giorni di riposo, previsti dalla legge per il recupero di forze ed energie necessarie proprio per l’efficiente svolgimento del proprio lavoro.
Tuttavia può accadere che lo stipendio che si percepisce durante il periodo di ferie risulti leggermente più basso di quello che normalmente viene pagato. Tuttavia, in questo caso non viene commesso alcun illecito da parte del datore di lavoro, visto che la stessa Cassazione ha stabilito che nel periodo delle ferie lo stipendio può essere ridotto tramite il mancato riconoscimento delle indennità occasionali come accade solitamente in busta paga.
Nello stesso articolo della Costituzione è infatti riportato anche che lo stipendio debba essere proporzionato alla ‘quantità e alla qualità’ del lavoro. Il datore di lavoro può, dunque, non accreditare le maggiorazioni per lavoro notturno o straordinario, a meno che non siano comprese nella retribuzione globale prevista dal CCNL di riferimento e in tal caso dovranno essere riconosciute anche nei giorni di ferie. In caso contrario, invece, sono escluse dal calcolo dello stipendio nei giorni di ferie. E', dunque, normale percepire nel periodo di ferie un assegno più basso rispetto al solito e non si compie in tal caso alcun errore di cui potersi lamentare.