Gli aumenti stipendi previsti tra Agosto-Dicembre sono già a rischio dopo il via appena avvenuta a Luglio

di Marianna Quatraro pubblicato il
Gli aumenti stipendi previsti tra Agosto

Senza ulteriori novità e conferme gli stipendi dei lavoratori italiani rischiano di abbassarsi di nuovo: quali sono i motivi e chiarimenti

Perché gli aumenti degli stipendi previsti tra Agosto-Dicembre sono già a rischio dopo il via appena avvenuta a Luglio? Sono aumentati gli stipendi dei lavoratori dipendenti a luglio per diversi motivi, dal pagamento della quattordicesima all’ulteriore taglio del cuneo fiscale applicato dalla mensilità di luglio. Ma non si tratta di aumenti che si possono sempre calcolare e, senza conferme, gli stipendi rischiano di abbassarsi di nuovo. 

  • Aumenti degli stipendi tra agosto-dicembre a rischio senza taglio cuneo fiscale strutturale
  • Come migliorare e aumentare ancora gli stipendi e rischi possibili

Aumenti degli stipendi tra agosto-dicembre a rischio senza taglio cuneo fiscale strutturale

Gli aumenti degli stipendi già previsti tra agosto e dicembre potrebbero essere a rischio per diversi motivi. Il principale è se non sarà confermato e reso strutturale l’ulteriore taglio del cuneo fiscale stabilito con il Decreto Lavoro approvato il primo maggio e al via a luglio. 

Il governo ha, infatti, aumentato il taglio del cuneo fiscale di 4 punti percentuali rispetto a quanto già deciso con la Manovra Finanziaria 2023, portandolo dal 3% al 7% per chi percepisce redditi annui fino a 25mila euro, cioè per stipendi fino a 1.923 euro lordi al mese, e dal 2% al 6% per chi percepisce redditi annui lordi tra 25mila e 35mila euro, cioè per stipendi fino a 2.692 euro lordi al mese. 

Il ricalcolo degli stipendi con nuovo taglio del cuneo fiscale non è, però, per tutti. Non tutti i lavoratori dipendenti ricevono gli aumenti degli stipendi perchè l’ulteriore taglio del cuneo fiscale si applica solo ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 35mila euro annui, cioè per chi prende stipendi fino a 2.692 euro. Oltre tale importo non si riceve alcun nuovo aumento.

Tuttavia, il nuovo taglio del cuneo fiscale aumentato è stato approvato in via temporanea da luglio e fino a fine anno, per cui se la misura non sarà approvata in via strutturale entro fine anno, probabilmente con il prossimo Decreto Lavoro d’autunno, si esaurirà a dicembre e da gennaio 2024 gli stipendi torneranno ad essere normalmente calcolati, senza alcun taglio del cuneo fiscale. 

Dunque, il rischio è che se salta la proroga strutturale dell’ulteriore taglio del cuneo fiscale, a partire dal prossimo anno gli stipendi diminuiranno di nuovo. 

Come migliorare e aumentare ancora gli stipendi e rischi possibili

Ulteriori miglioramenti per gli aumenti degli stipendi, a prescindere dall’ulteriore taglio del cuneo fiscale applicato da luglio a dicembre, potrebbero arrivare con altre misure in discussione ma ancora da approvare, per cui se non dovessero essere effettivamente approvate metterebbero a rischio anche i nuovi aumenti.

Le misure di cui si sta già discutendo per aumentare gli stipendi sono la revisione delle aliquote Irpef per la tassazione sui redditi, che dovrebbe arrivare con l’approvazione ufficiale della nuova riforma fiscale a breve, si pensa, e una nuova detassazione annunciata della tredicesima mensilità.

L’intenzione è, infatti, quella di definire una nuova detassazione per ridurre le tasse sulla mensilità aggiuntiva di dicembre per chi percepisce redditi più bassi e fino al 15% e, se sarà approvata questa novità, anche la tredicesima mensilità di dicembre sarà ancor più alta del previsto. 

Le modifiche alla tredicesima saranno in vigore per lavoratori dipendenti che hanno redditi più bassi, forse già dalla fine di quest’anno, se la riforma fiscale dovesse essere ufficialmente approvata entro l’estate, come annunciato dal governo, e diventare legge entro l’anno, o dal prossimo anno, garantendo comunque nuovi aumenti degli stipendi. 

Per quanto riguarda la revisione delle aliquote Irpef, il governo punta a ridurle a tre dalle quattro attuali che sono: 

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Per la revisione delle aliquote Irpef in base agli scaglioni di reddito diverse sono le ipotesi al vaglio. La prima prevede le possibili nuove seguenti aliquote: 
  • del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, chi ha redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro sarebbe avvantaggiato perché l’aliquota di tassazione scenderebbe dal 35% al 27%, mentre sarebbero penalizzati coloro che hanno redditi annui sui 25mila euro, e non ci sarebbe alcuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro, cioè proprio per i redditi più bassi. 

Altra ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questa novità, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, perchè tutti pagherebbero meno tasse e, per esempio, chi ha redditi sui 25 mila euro all’anno pagherebbe circa 200 euro di tasse in meno, che arriverebbero anche fino a circa 700-1000 euro per chi ha redditi più alti.

Ulteriore ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:

  • aliquota del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • aliquota del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • aliquota del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Con questa ipotesi ci perderebbe chi ha redditi più bassi tra i 15mila e i 28mila euro, perché ci sarebbe un aumento dell’aliquota di tassazione, mentre chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro sarebbe avvantaggiato.

Infine, ultima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • aliquota del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • aliquota del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • aliquota del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, aumenterebbero i redditi tra i 15mila e i circa 30mila euro tra i circa 50-60 euro, fino a 800-1.000 euro per chi ha redditi più alti. La premier Meloni avrebbe annunciato di recente anche di voler modificare, abbassandola, la prima aliquota al 23%, proprio per chi ha redditi più bassi per garantire maggiori aiuti a chi ne ha più bisogno.