I rischi per chi prende una parte della busta paga in nero secondo leggi aggiornate 2023

di Chiara Compagnucci pubblicato il
I rischi per chi prende una parte della

Il lavoratore che percepisce la Naspi (assegno di disoccupazione) e contemporaneamente svolge attività lavorativa in nero, può essere condannato.

Il dipendente che svolge attività lavorativa in nero, espone se stesso al rischio di sanzioni penali? Come vedremo in questo articolo, la risposta è affermativa e lo è a tal punto che il dipendente finisce per rischiare la reclusione, la restituzione delle somme percepite e la condanna per falsità ideologica in atto pubblico.

Tuttavia non si tratta di un rischio automatico per chi prende una parte della busta paga in nero perché è legato a condizioni ben precise. In tutti i casi è sconsigliato farsi pagare in nero sia per motivazioni legate al futuro professionale e sia all'aspetto puramente economico-contributivo del lavoratore. Senza dimenticare i rischi più gravi che abbiamo accennato. Vediamo allora più nel dettaglio:

  • Busta paga in nero, quali sono i rischi per il lavoratore
  • Busta paga in nero, quali sono i rischi per l'azienda

Busta paga in nero, quali sono i rischi per il lavoratore

Il lavoratore che percepisce la Naspi (assegno di disoccupazione) e contemporaneamente svolge attività lavorativa in nero, può essere considerato responsabile per irregolarità ai sensi del codice penale.

La ricezione della Naspi implica la presentazione di una dichiarazione all'Inps, nella quale il lavoratore afferma di essere disoccupato, e se tale dichiarazione è falsa, integra il reato di falsità ideologica in atto pubblico, con la conseguente sanzione penale prevista dalla legge, che prevede una reclusione da 6 mesi a 2 anni.

Di più: la percezione di erogazioni ai danni dello Stato può costituire un ulteriore reato, con una sanzione penale compresa tra 6 mesi e 3 anni di reclusione. In questo caso, il lavoratore sarebbe anche tenuto a restituire tutte le somme indebitamente percepite dall'Inps.

Nonostante la clausola del contratto di lavoro che stabilisce un numero di ore di lavoro inferiore a quelle effettivamente prestare e nonostante la tolleranza per una parte del salario in nero, il lavoratore ha comunque il diritto di presentare una denuncia all'Ispettorato del lavoro per richiedere la correzione dell'orario di lavoro. Che ha effetto retroattivo, ovvero dal momento in cui gli ispettori accertano la discrepanza tra l'orario di lavoro effettivo e quello dichiarato.

In alternativa, il dipendente può anche intraprendere un'azione legale presso un tribunale, affinché il contratto part time venga trasformato in un contratto full time. In tal caso, il datore di lavoro viene condannato a pagare la differenza retributiva, i contributi sulla parte di salario non registrata e le relative tasse, sanzioni e interessi.

Busta paga in nero, quali sono i rischi per l'azienda

Nel caso delle aziende, l'infrazione delle leggi del lavoro può essere commessa sia in caso di mancata registrazione del dipendente all'ufficio del lavoro ovvero quando lavora interamente in modo informale, sia quando il dipendente è regolarmente assunto, ma le ore effettivamente lavorate non vengono dichiarate.

In quest'ultimo caso, il dipendente è formalmente assunto, ma ai fini dello Stato sta lavorando meno di quanto in realtà stia effettuando. Questo comporta una sanzione amministrativa per la mancata presentazione del prospetto retributivo, con un importo che varia da 125 a 770 euro.

L'omessa trattenuta previdenziale a carico del lavoratore comporta una pena detentiva fino a 3 anni e una multa di 1.032 euro. Se lo stipendio viene pagato in contanti, si applica una sanzione fino a 5.000 euro per l'omessa registrazione, poiché il pagamento in contanti è normalmente associato a un intento di evasione fiscale.