Infortunio in smart working riconosciuto per la prima volta da sentenza del 2022 del tribunale di Treviso
Da una parte c'è la crescita del ricorso allo smart working, destinato a rappresentare una opzione anche al termine del periodo di emergenza. Dall'altra si avverte la necessità di coprire quei buchi normativi che solo l'esperienza ha fatto emergere.
Ecco quindi che la sentenza di riconoscimento dell'infortunio in smart working, emessa dal tribunale di Treviso, è destinata a rappresentare un importante precedente di cui aziende e lavoratori devono adesso tenere conto. Vediamo quindi tutti i dettagli:
Stava svolgendo il turno in smart working e si è procurata un paio di fratture. L'Inail si era opposta all'eventualità del riconoscimento dell'infortunio, ma la donna non si è data per vinta ed è riuscita a fare valere le sue ragioni.
Spalleggiata dalla Cgil di Treviso ha ottenuto un risarcimento di 20.000 euro per il danno biologico, oltre a visite e terapie gratis senza obbligo di ticket per 10 anni. A cui aggiungere naturalmente il pagamento dei giorni di malattia.
L'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro si era opposta al riconoscimento dell'infortunio in smart working in quanto lo riteneva slegato dalle mansioni aziendali. Il dettaglio che ha fatto la differenza e ha convinto i giudici a dare ragione alla donna è stata l'interlocutrice nella telefonata che era una collega di lavoro.
Lo smart working si caratterizza per l'assenza di precisi vincoli di luogo e orario di lavoro che impone una rivisitazione della normativa sulla salute e sicurezza del lavoro. Il lavoratore a distanza conserva l'obbligo di cooperare all'attuazione delle misure di prevenzione predisposte dal datore di lavoro nell'ottica del passaggio dalla supervisione diretta alla gestione per obiettivi.
Lo smart working ha in genere un impatto positivo sul benessere lavorativo, specie se è frutto di una libera scelta del lavoratore. Andrebbe accompagnato da percorsi sperimentali e formativi, in presenza o a distanza, per ridurre i rischi e promuovere un buon clima organizzativo.
Dal punto di vista legale, la copertura Inail è prevista per infortunio sul lavoro se l'abitazione è regolarmente dichiarata al datore di lavoro, e per infortunio in itinere quando dalla propria abitazione ci si reca in altro luogo per lavorare in smart working.
Come spiegato da Valentina Dalle Feste, responsabile del settore tutela della salute della Cgil di Treviso al Gazzettino, questa è la prima volta che viene riconosciuto un infortunio sul posto di lavoro in modalità smart working.
La dipendente - ricorda la sindacalista - è andata subito in pronto soccorso dove ha accuratamente raccontato cosa le era accaduto, quando e in che modalità. Da lì, come da prassi, è partita la segnalazione all'Inail mentre la donna ha denunciato l'infortunio al suo datore di lavoro. Questo precedente adesso farà diritto.
Dal punto di vista operativo, non tutti gli infortuni in smart working beneficiano della copertura dell'Inail, al pari di quanto avviene se il dipendente è in presenza. L'ente può rifiutare il beneficio economico se il lavoratore si è comportato con negligenza e contro il buon senso, causando o contribuendo a causare l'infortunio.
Ecco quindi che gli stessi sindacalisti ricordano che prima di iniziare il lavoro da casa è obbligatorio stabilire tra datore e dipendenti le regole, i doveri e comportamenti a cui attenersi.
L'assicurazione dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è esclusa anche nei casi di rischio elettivo ovvero se l'incidente è stato provocato da un comportamento volontario del dipendente che non dipende nei casi di forza maggiore.