Lavoro a distanza da casa 2021-2030 in Italia, le previsioni delle aziende
Ricordate l'immagine tradizionali di ufficio dove si entrava la mattina, si condivideva il lavoro con i colleghi e si andava via nel pomeriggio? Ebbene si tratta di un modello sempre più superato perché non contemplava l'utilizzo delle nuove tecnologie, quelle che consentono di lavorare da remoto.
Con un duplice beneficio: per il lavoratore che può organizzare meglio il tempo e per l'impresa che può ottimizzare i costi e il raggiungimento di obiettivi di produttività. La novità è però un'altra: la particolare predisposizione delle aziende italiane a queste nuove forme di organizzazione del lavoro.
L'evidenza viene fuori da un report della società di ricerche Pac realizzato in collaborazione con Fujitsu con le previsioni sul lavoro da casaper il 2020-2030
Il focus ha preso allora in esame un ampio numero di dirigenti delle società di alto livello di aziende pubbliche e private in Europa, Oceania e Nord America. Quelli insomma che sono incaricati ad assumere decisioni chiave nell'organizzazione del lavoro. E proprio dalle risposte date è emerso il primo dato da collocare al centro delle discussioni: oltre la metà delle imprese italiane, esattamente il 57%, dichiara di voler proporre offrire nei prossimi anni , a pritre dal 2022 con un orizzonte temporale fino al 2030, ai propri dipendenti modelli di lavoro più flessibili. Significa in estrema sintesi che possono decidere dove lavorare grazie alla possibilità di accesso ai sistemi, alle applicazioni e ai servizi dell'azienda da remoto da casa
Di conseguenza diventa indispensabile riuscire a creare le condizioni migliori per essere produttivi al di là dell'ufficio fisico e tradizionale. Smart working sono le due parole più in voga in questo periodo e già adesso il 40% delle società sta cambiando le politiche per migliorare la condivisione delle conoscenze tra diverse generazioni di dipendenti. Perché proprio questo è uno dei snodi critici da affrontare: lo scarto di preparazione tra giovani e anziani sul mondo del lavoro e il rapporto con le nuove tecnologie.
Se le aziende italiane sono già indirizzate in questa direzione, è pure vero che la quasi totalità degli intervistati (il 98%) ha messo in evidenza come l'attuale complessità della tecnologia dell'ambiente di lavoro sia un limite per le potenzialità e l'operatività dei lavoratori. Non solo: per l'84%, quello che viene definito il logoramento del personale rappresenta una sfida per la produttività. Da qui l'indispensabilità di uno strappo nell'organizzazione del lavoro aziendale. Secondo Bruno Sirletti, presidente e Ceo di Fujitsu Italia, circa un quarto dei manager e responsabili Icrt italiani ha messo in stretta correlazione l'ambiente di lavoro con la competitività dell'azienda alla luce del nuovo scenario digitale.