Le attese per gli stipendi a Settembre, sia per modifica importi che modifiche regole importanti

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Le attese per gli stipendi a Settembre,

Quali sono le ulteriori novità che si prospettano a settembre per gli stipendi dei lavoratori dipendenti: ecco cosa aspettarsi e modifiche

Quali sono le attese per gli stipendi a Settembre, sia per modifica importi che modifiche regole importanti? Dopo le modifiche di quest’anno che hanno portato a revisioni degli importi degli stipendi e all’avvio di nuove regole per effetto del Decreto Lavoro di maggio, si prospettano ulteriori novità per gli stipendi dopo l’estate. Vediamo quali sono. 

  • Quali sono le novità attese per gli stipendi a settembre con nuova riforma fiscale
  • Novità per importi stipendi e regole a lavoro con nuovo Decreto d’autunno
  • Novità attese per gli stipendi con prossima Manovra Finanziaria 

Quali sono le novità attese per gli stipendi a settembre con nuova riforma fiscale

Le prime novità per gli stipendi a settembre, e soprattutto relativamente agli importi, si attendono con la nuova riforma fiscale, approvata in via definitiva alla Camera e per cui si attendono ora singoli decreti attuativi o un unico grande decreto.

Gli importi degli stipendi cambierebbero con la nuova riforma fiscale per effetto di revisione delle aliquote Irpef annunciata dal governo ma anche per il riordino delle detrazioni, che incidono comunque sugli stipendi dei lavoratori.

Partendo dalla revisione delle aliquote Irpef, il governo punta a ridurre a tre le attuali quattro aliquote che sono: 

  • del 23% per redditi fino a 15.000 euro; 
  • del 25% per redditi tra 15.000 e 28.000 euro; 
  • del 35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro; 
  • del 43% per redditi oltre i 50.000 euro.
Diverse sono le ipotesi di revisione delle aliquote Irpef in base agli scaglioni di reddito, a partire dalla prima che prevede le seguenti possibili nuove aliquote: 
  • del 23% per chi ha redditi fino a 15mila euro;
  • del 27% per chi ha redditi tra 15mila-50mila euro;
  • del 43% per chi ha redditi superiori ai 50mila euro.
Con queste nuove aliquote Irpef, chi ha redditi annui tra 28mila euro e 50mila euro sarebbe avvantaggiato perché l’aliquota di tassazione scenderebbe dal 35% al 27%, mentre sarebbero penalizzati coloro che hanno redditi annui sui 25mila euro e non ci sarebbe alcuna novità per la prima fascia di redditi fino a 15mila euro.

Un’altra ipotesi di revisione Irpef in discussione prevede le seguenti aliquote:

  • al 23% per redditi fino a 28.000 euro; 
  • al 33% per redditi tra 28mila e 50mila euro;
  • al 43% per redditi oltre i 50mila euro.
Con questa modifica Irpef, tutte le fasce di reddito sarebbero avvantaggiate, perchè tutti pagherebbero meno tasse.

Altra ipotesi di revisione Irpef potrebbe prevedere le seguenti nuove aliquote:

  • del 23% per i redditi sotto i 15 mila euro;
  • del 27% per i redditi tra 15 mila e 75 mila euro;
  • del 43% per i redditi oltre i 75 mila euro.
Con tale schema di revisione Irpef, per chi ha redditi più bassi tra i 15mila e i 28mila euro ci sarebbe un aumento dell’aliquota di tassazione e quindi maggiori tasse da pagare e minori guadagni, mentre chi ha redditi più alti tra 50mila e 75mila euro sarebbe avvantaggiato.

L’ultima ipotesi di revisione Irpef prevede le seguenti aliquote:

  • del 23% per redditi da 8.500 euro e fino a 28mila euro;
  • del 35% per redditi da 28.001 euro a 50mila euro;
  • del 43% per redditi oltre i 50mila euro.
In questo caso, aumenterebbero tutti i redditi dai più bassi ai più alti, portando quindi vantaggi per tutti. La premier Meloni avrebbe anche recentemente annunciato di voler rivedere la prima aliquota al 23%, riducendola per andare incontro chi ha redditi più bassi.

Con la riforma fiscale si avviano ad essere anche le detrazioni. Per il riordino delle detrazioni si pensa ad uno schema di diverse percentuali di detrazioni in base ai redditi conseguiti e che potrebbero essere le seguenti:

  • detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15mila euro;
  • detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15mila e 50mila euro;
  • detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50mila e 100mila euro;
  • nessuna detrazione per redditi oltre i 100mila euro. 

Novità per importi stipendi e regole a lavoro con nuovo Decreto d’autunno

Dopo l’approvazione del Decreto Lavoro del primo maggio, si va verso la definizione di un nuovo Decreto Lavoro d'autunno che dovrebbe contenere ulteriori novità vantaggiose per lavoratori dipendenti nonché rendere strutturali alcune misure approvate già ma in via temporanea. La ripresa dei lavori sul nuovo Decreto Lavoro dovrebbe avvenire tra settembre e ottobre e la misura principale potrebbe essere la decisione di rendere strutturale l’ulteriore taglio del cuneo fiscale deciso dal governo con il Decreto Lavoro di maggio.

A maggio, infatti, il governo ha aumentato il taglio del cuneo fiscale deciso con la Manovra 2023 portandolo dal 3% al 7% per redditi fino a 25mila (per 1.923 euro lordi mensili di stipendio) e dal 2% al 6% per lavoratori con redditi fino a 35mila euro (per 2.692 euro lordi mensili di stipendio). 

La misura è stata, però, approvata in via temporanea, da luglio e fino a fine anno e da non calcolare su tredicesima e quattordicesima, mentre l’intenzione annunciata dal governo è quella di rendere l’ulteriore taglio del cuneo fiscale strutturale, e quindi in vigore anche per tutto il 2024.

Stesso discorso dovrebbe interessare l’aumento della soglia esentasse fino a 3mila euro dei finge benefit e non solo, come stabilito per il momento, solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico ma per tutti i lavoratori dipendenti senza condizioni.

Stando a quanto riportano le anticipazioni, nel prossimo Decreto Lavoro potrebbero rientrare anche novità relative a lavoro straordinario, con una nuova detassazione per aumentare l’importo netto degli stipendi percepiti dai lavoratori che prestano ore di servizio anche oltre il normale orario lavorativo previsto da relativo Ccnl di assunzione, e ai premi produttività, contribuendo, dunque, ad aumentare ancora le buste paga dei lavoratori dipendenti dando loro maggiore potere di acquisto. 

La detassazione per avere importi maggiori in busta paga dovrebbe interessare anche la tredicesima mensilità, per essere poi estesa anche alla quattordicesima, così come potrebbe cambiare anche la tassazione sul Tfr-Tfs con il prossimo Decreto Lavoro. 

L’intenzione del governo è, infatti, quella di modificare la tassazione sul Tfr-Tfs e si parla di diverse ipotesi di revisione, da una possibile detassazione sia dell’anticipo del Tfr-Tfs e sia della liquidazione complessiva del trattamento, all’ipotesi di detassazione solo dell’intero importo spettante di Tfr-Tfs e non anche dell’anticipo.

Altre ipotesi di revisione della tassazione del Tfr-Tfs prevedono: 

  • la possibilità di riduzione delle tasse solo nel caso in cui si decida di investirlo in fondi pensione, in modo da sostenere l’adesione alla previdenza complementare; 
  • la definizione di una imposizione fiscale graduale e crescente, a partire dal 15%, e da modulare secondo diversi parametri come importo del Trattamento da liquidare, o condizioni socio-economiche, per esempio nel caso di famiglie numerose, o se nel nucleo familiare sono presenti persone con invalidità, o in base al valore Isee.
Con il nuovo Decreto Lavoro potrebbe arrivare anche la conversione in legge della sentenza della Corte di Cassazione sui tempi di liquidazione del Tfr-Tfs agli statali: la Cassazione ha, infatti, dichiaro illegittimo il pagamento differito del Tfr-Tfs, spiegando che la liquidazione del Trattamento agli statali non può essere pagato in anni, perchè danneggia il lavoratore per il principio della giusta retribuzione che non riguarda solo il corretto importo ma anche i tempi di pagamento, ma deve essere pagato al massimo in qualche mese.

Ora si attende interventi del legislatore in merito, per consentire ai lavoratori pubblici di ricevere i propri Trattamenti in tempo breve. 

Novità attese per gli stipendi con prossima Manovra Finanziaria 

Se il nuovo taglio, aumentato, del cuneo fiscale non dovesse rientrare tra le misure del nuovo Decreto Lavoro, potrebbe rientrare nella prossima Manovra Finanziaria 2024, insieme al possibile nuovo bonus che il governo Meloni ha anticipato di voler introdurre per garantire ancora aumenti ai lavoratori.

Non c’è al momento alcuna certezza su come sarà strutturato il nuovo bonus Meloni ma, stando alle anticipazioni, potrebbe essere riconosciuto o come il bonus Renzi 80 euro, anche se trattandosi di una misura una tantum probabilmente non potrebbe rispettare l’impianto del bonus Renzi strutturale per 12 mesi, o come bonus una tantum, come i bonus di 200 e 150 euro di luglio e novembre 2022 del governo Draghi e che hanno riscosso gran successo, o, ancora, basarsi sulla detassazione sulla tredicesima, che potrebbe scendere al 15%.

In ogni caso, l’introduzione del nuovo bonus Meloni dovrebbe interessare chi percepisce redditi più bassi, forse ancora una volta fissati sulla soglia dei 35mila euro lordi annui come già accaduto per i bonus una tantum del governo Draghi e per i tagli del cuneo fiscale 2023.