Licenziamenti, le modifiche ufficiali e probabili con nuove regole e leggi 2023

di Marianna Quatraro pubblicato il
Licenziamenti, le modifiche ufficiali e

Cosa potrebbe cambiare il prossimo anno per licenziamenti a lavoro tra modifiche già approvate e possibili novità e modifiche

Quali sono le modifiche ufficiali e probabili per i licenziamenti con nuove regole e leggi 2023? Il licenziamento è l’atto con cui il datore di lavoro decide di risolvere il rapporto di lavoro ed esistono diverse motivazioni che possono dare origine al licenziamento. Il licenziamento in Italia segue regole ben precise che devono essere rispettate dai datori di lavoro ma anche dagli stessi lavoratori. Vediamo cosa potrebbe cambiare in merito il prossimo anno.

  • Modifiche già ufficiali per licenziamenti con nuove regole e leggi 2023
  • Quali sono modifiche probabili per licenziamenti per 2023

Modifiche già ufficiali per licenziamenti con nuove regole e leggi 2023

Tra le prime modifiche ufficiali già ufficiali per le regole di licenziamento nel 2023 c’è la possibilità di presentare ricorso contro il licenziamento con rito ordinario per le modifiche della riforma Cartabia. Dal primo luglio 2023, infatti, scatterà la priorità per i ricorsi che presentano richieste di reintegro a lavoro e la possibilità per il giudice di ridurre i tempi del procedimento. 

Secondo quanto stabilito, infatti, le controversie relative ai ricorsi contro il licenziamento dove si propone la domanda di reintegro nel posto di lavoro devono avere la precedenza sulle altre cause pendenti, anche se relative alla qualificazione del rapporto.

In questi casi, secondo quanto stabilito, il giudice potrà ridurre i termini del procedimento fino alla metà, fermo restando il termine minimo di venti giorni tra la notifica del ricorso al convenuto e la data fissata per l'udienza.

Sono, inoltre, previsti incentivi fiscali per l’impiego di strumenti di risoluzione stragiudiziale delle controversie e la digitalizzazione del processo, insieme al procedimento di ricorso contro il licenziamento e la risoluzione delle relative controversie. Le modifiche relative ai ricorsi ordinari per licenziamento saranno possibili grazie al decreto attuativo della riforma pubblicato in Gazzetta Ufficiale ad ottobre 2022.

Altra novità già approvata per i licenziamenti nel 2023 è l’introduzione della negoziazione assistita per le controversie di lavoro. In questo caso, ognuna delle parti potrà essere assistita da almeno un avvocato o un consulente del lavoro e l’accordo all’esito della negoziazione assistita avrà la stessa efficacia delle conciliazioni svolte nelle sedi protette. 

Quali sono modifiche probabili per licenziamenti per 2023

Per quanto riguarda le modifiche probabili per i licenziamenti, fanno riferimenti alle nuove regole per la Naspi 2023 per la disoccupazione, chiaramente collegata ai licenziamenti.

Stando, infatti, a quanto in discussione nel governo Meloni, il prossimo anno, tutti coloro che saranno licenziamenti e rimarranno involontariamente senza lavoro, potranno sempre richiedere l’indennità di disoccupazione Naspi che potrebbe, però, avere una durata inferiore rispetto ai 2 anni attualmente prevista.

Entrando più nel dettaglio, la Naspi ora viene erogata direttamente all’Inps a chi ne presenta apposita domanda avendone i requisiti richiesti per legge e ogni anno l’Inps comunica l’importo massimo dell’indennità di disoccupazione, quest’anno è fissato a 1.335,40 euro.

L’importo della Naspi si riduce del 3% in maniera progressiva a partire dal sesto mese di fruizione. Il prossimo anno, la Naspi come indennità di disoccupazione dovrebbe prevedere gli stessi requisiti ora richiesti per accedervi ma una durata inferiore e contestuali nuovi percorsi di formazione e potenziamento delle politiche attive di lavoro a cui partecipare.

Oggi la Naspi ha una durata massima di 24 mesi e, come previsto dalle leggi in vigore, un disoccupato percepisce l’indennità per la metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente e matura il 50% delle giornate di lavoro effettuate come giornate indennizzabili da Naspi. Stando, invece, alle modifiche previste, la Naspi dovrebbe subire una riduzione della percentuale al 40% o al 30%.

Ciò significa, per esempio, che per un anno di lavoro effettivamente svolto si potrebbe avere la Naspi solo per 3-4 mesi, mentre per 4 anni di lavoro si potrebbe avere la Naspi solo per 12 mesi di Naspi e non più per 24 mesi.