Curriculum falso, c'è il licenziamento
Questa del licenziamento per giusta causa nel caso di assenza di titoli di studio e requisiti rispetto a quelli richiesti è una novità degli ultimi anni. Eco quando è possibile.
Sono cambiati i tempi in cui per rispondere a una offerta di lavoro o per presentare la propria candidatura spontanea occorreva presentare di persona il proprio curriculum vitae.
O comunque inviare il cv con i mezzi postali. Adesso bastano pochi click per rispondere in pochi minuti a tutti gli annunci sulla ricerca di personale o per raggiungere tutte le aziende interessate. In questo articolo vediamo
E per cercare di distinguersi e dimostrare di avere una marcia in più, le cronache di questi giorni dimostrano come ci sia chi è disposto a falsificare il proprio curriculum vitae. In che modo?
Aggiungendo un titolo di studio non posseduto, ingigantendo una esperienza professionale oppure giurando di conoscere svariate lingue straniere e di essere capaci di parlarle in modo fluente.
Peccato che adesso questa condotta è punita con il licenziamento per giusta causa.
Questa del licenziamento per giusta causa nel caso di assenza di titoli di studio e requisiti rispetto a quelli richiesti dal datore di lavoro è una novità degli ultimi anni.
Rispetto al passato, le nuove norme in vigore nel 2019 hanno introdotto maggiore rigidità che si riflette nel potere dell'azienda di allontanare il dipendente già assunto.
E come precisato per requisiti si intende anche la mancanza del titolo di studio, la laurea o un master, ad esempio. Il licenziamento è oltretutto possibile a distanza di tempo ovvero in seguito alla firma dei contratti per l'assunzione e dopo l'avvio dell'attività.
Insomma, l buona fede dei candidati deve guidare ogni azione, sin dalla fase della predisposizione e dell'invio del cv in risposta a una offerta di lavoro ma anche per la presentazione della spontanea candidatura.
Il rischio in caso di malafede è altissimo perché, come abbiamo appena visto, va al di là dell'esclusione dalle selezioni ma prevede addirittura il licenziamento per giusta causa.
La questione è di nuovo al centro dell'attenzione per via di un recente sentenza del tribunale che, in maniera chiara e precisa, ha confermato la legittimità di un datore di lavoro che ha licenziato un dipendente a distanza di due mesi dall'assunzione per aver scoperto il mancato possesso del titolo di studio richiesto.
Ed evidentemente poco conta che l'azienda non abbia effettuato una verifica nella fase di selezione perché ad aver valore è il comportamento in buona fede del lavoratore.
Allo stesso tempo i giudici hanno restituito al mittente la richiesta di risarcimento ovvero la tutela reintegratoria tramite ricorso perché, come evidenziato, è stato lo stesso lavoratore a provocare il danno.
Alla base di tutto c'è insomma la scorrettezza del suo comportamento. E attenzione, questo schema interpretativo che prevede il licenziamento per giusta causa senza titoli di studio e requisiti dichiarati nel curriculum vitae vale per tutti i casi.
Sia quando la candidatura viene presentato in occasione di un colloquio organizzato (nei famosi jobs day, ad esempio) e sia quando si utilizzano gli strumenti e le piattaforme online.