Potrebbero cambiare indennità di disoccupazione e ulteriori aiuti per disoccupati il prossimo anno: ipotesi possibili e novità
Come cambieranno Naspi e aiuti per disoccupazione nel 2023 con revisione? Uno dei principali obiettivi del nuovo governo di centrodestra è quello di rilanciare lavoro e occupabilità anche attraverso misure di sostegno al reddito che, però, non prevedono il reddito di cittadinanza così come al momento concepito. Diverse sono le idee del nuovo governo sugli aiuti in vigore per la disoccupazione ma soprattutto per sostenere il rientro a lavoro di chi resta senza lavoro. Vediamo di cosa si tratta.
L’indennità di disoccupazione Naspi viene erogata direttamente all’Inps non in automatico ma a che ne presenta apposita domanda avendone i requisiti richiesti per legge e ogni anno l’Inps comunica l’importo massimo dell’indennità di disoccupazione Naspi attraverso un’apposita circolare, e per quest’anno è fissato a 1.335,40 euro.
L’importo della Naspi si riduce del 3% in maniera progressiva a partire dal sesto mese di fruizione. Il prossimo anno, la Naspi come indennità di disoccupazione dovrebbe rimanere così come attualmente modulata ma con nuovi percorsi di formazione e potenziamento delle politiche attive di lavoro e una riduzione della durata della stessa.
Se oggi, infatti, la Naspi ha una durata massima di 24 mesi e, per legge, un disoccupato percepisce l’indennità per la metà delle settimane lavorate nel quadriennio precedente e matura il 50% delle giornate di lavoro effettuate come giornate indennizzabili da Naspi, le modifiche annunciate potrebbero prevedere una riduzione della percentuale al 40% o al 30%. L’idea è comunque quella di scendere sotto il 50% del periodo lavorato.
Dunque, per esempio, per un anno di lavoro si potrebbe avere la Naspi non più per ma solo per 3-4 mesi, mentre per 4 anni di lavoro, potrebbe avere la Naspi solo per 12 mesi di Naspi e non più per 24 mesi.
Precisiamo che se le novità proposte dal governo per la revisione della Naspi dovessero effettivamente essere attuate, in proporzione interesserebbero anche la Dis-Coll, indennità di disoccupazione per lavoratori co.co.co.
In ballo ci sarebbe anche l’ipotesi di istituire una indennità di disoccupazione per i lavoratori autonomi con le stesse regole dell'indennità prevista attualmente per i lavoratori dipendenti.
Controverso poi il capitolo reddito di cittadinanza, uno dei cavalli di battaglia su cui la leader di Fratelli di Italia, nuova premier ha puntato in campagna elettorale. La Meloni ha più volte ribadito come il reddito di cittadinanza si sia rivelato uno strumento poco efficace per l’occupazione italiana e quindi da rivedere.
Secondo la nuova premier Meloni, il reddito di cittadinanza andrebbe abolito per essere sostituito da una nuova misura che tuteli i soggetti privi di reddito e che siano impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili, come over 60, disabili, nuclei familiari con minori a carico e si parla anche di un sistema di ammortizzatori sociali universali per tutti i lavoratori.
Stando a quanto riportano le ultime notizie, il reddito di cittadinanza sarà, dunque, confermato per il 2023 ma con grandi novità, a partire dalla decadenza del sussidio al rifiuto della prima offerta di lavoro congrua e non della seconda, come attualmente previsto. Secondo quanto annunciato dal nuovo governo, basterà, infatti, una sola offerta di lavoro congrua rifiutata per far decadere il diritto ad avere il reddito di cittadinanza.
Oggi per i primi 18 mesi di fruizione del reddito di cittadinanza, il beneficiario può rifiutare la prima offerta di lavoro, accettando una decurtazione di 5 euro al mese sull’importo mensile ricevuto, mentre se rifiuta la seconda offerta di lavoro scatta la decadenza del reddito di cittadinanza ma anche l’impossibilità di presentare una nuova richiesta nei successivi 18 mesi, 6 mesi per i nuclei familiari con minori o disabili.
Nei successivi 18 mesi di fruizione del beneficio, invece, non si può rifiutare un’offerta di lavoro senza rischiare la decadenza della misura. Ciò che il nuovo governo Meloni pensa di fare per modificare il reddito di cittadinanza è anticipare il tempo di decadenza del reddito di cittadinanza già prima dei 18 mesi se non si accetta la prima offerta di lavoro congrua.
Si pensa, inoltre, al pari di quanto avviene per la Naspi, anche ad una revisione degli importi da erogare, per cui anche il reddito di cittadinanza, dopo un certo numero di mesi, potrebbe iniziare gradualmente a ridursi.