Disoccupazione diritto Naspi requisiti altre forme
Chi ha diritto a richiedere le indennità di disoccupazione Naspi e Dis Coll e quali sono i requisiti necessari per la loro richiesta
Come funzionano attualmente la Naspi e la Dis-Coll come indennità per la disoccupazione e se vanno o meno ai pensionati o altimenti a chi spettano quando e come. E poi i cambiamenti in corso e in atto.
Stando alle ultime notizie rese note dall'Istat, a livello locale, basandosi sui dati 2017, è la zona di Bagheria (Palermo) quella con il tasso di disoccupazione più alto (38,4%) mentre le zone dell'Alto Adige-Sud Tirolo, come San Leonardo in Passiria (1,9%) e Malles Venosta (2,2%) sembrano non conoscere per nulla il fenomeno.
Chi perde il proprio lavoro anche nel 2018 ha diritto a richiedere la Naspi, indennità di disoccupazione che ha sostituito dal 2015 Aspi e Mini Aspi. Si ha diritto di accesso alla Naspi anche in seguito ad un mancato rinnovo di un contratto dopo la sua naturale scadenza. Non hanno diritto all’indennità di disoccupazione Naspi coloro che si dimettono per libera scelta ad eccezione delle dimissioni per giusta causa anche per le dimissioni presentate nel periodo della maternità, nell’arco temporale che va da 300 giorni alla data presunta della nascita al compimento del primo anno di età per il nascituro.
In particolare, la Naspi può essere richiesta da lavoratori dipendenti e apprendisti; soci di cooperativa e personale artistico con rapporto subordinato; e lavoratori dipendenti a tempo determinato della Pubblica Amministrazione.
I requisiti per richiedere la Naspi 2018 sono:
Per il pensionato che ha continuato a lavorare e che vuole continuare a farlo, comunque, rimane valida la regole che la Naspi non gli spetta.
Hanno invece diritto alla Dis Coll, indennità di lavoro per i collaboratori, i co.co.co, collaboratori continuativi, e i co.co.pro, collaboratori a progetto, che siano iscritti alla gestione separata Inps. Per richiedere la Dis Coll bisogna:
La mancanza di risorse economiche è ciò che nel corso degli ultimi anni ha sempre portato i vari governi alternatisi alla guida del Paese a rimandare l’attuazione di novità per le pensioni nella piena convinzione che fosse e sia ancora necessario rivedere le attuali norme pensionistiche troppo rigide e che prevedono un costante aumento (ogni due anni) dell’età pensionabile per effetto dell’adeguamento all’aspettativa di vista Istat. Contrastanti sono sempre state le posizioni in merito tra chi ha sempre sostenuto la necessità di una totale revisione dell’attuale riforma delle pensioni, a partire dal nuovo governo M5S-Lega, con Salvini e Di Maio da sempre in prima linea nel voler totalmente cambiare le attuali norme pensionistiche, e chi, invece ha sempre ritenuto fossero necessari sì miglioramenti, soprattutto per determinate categorie di lavoratori fortemente penalizzati dall’attuale legge, ma non totali sovvertimenti della stessa. Su questa posizione anche il nuovo ministro dell’Economia Tria secondo qui quota 100 e quota 41 non arriveranno subito.
Se il leader della Lega, Matteo Salvini, fino a qualche giorno fa ribadiva la volontà di approvazione e arrivo delle novità per le pensioni di quota 100 e quota 41 subito, nella prossima Legge di Bilancio, il ministro dell’Economia ha lasciato chiaramente intendere come nessuna delle due arriverà subito, proprio perché mancano le coperture necessarie alla loro approvazione. Per quota 100, con base 64 anni di età e 36 anni di contributi, e quota 41, per permettere a tutti i lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni e agli usuranti di andare in pensione solo con il requisito contributivo di 41 anni e indipendentemente dall’età, servirebbero circa 15 miliardi di euro, se non di più, di cui il nostro governo non dispone. E così, ancora una volta, probabilmente, contrariamente alle promesse finora fatte da Lega e M5S, quota 100 e quota 41 saranno di nuovo rimandate.
Se la situazione economica per l’attuazione delle novità per le pensioni di quota 100 e quota 42 era già difficile, le ultime notizie sul buco da 9 miliardi di euro derivante dalla mancata riscossione di quanto dovuto dal piano di rottamazione delle cartelle esattoriali certo non migliora la situazione. Secondo quanto riportano le ultime e ultimissime notizie, infatti, stando ai dati resi noti dalla Corte dei Conti, dei 17,8 miliardi previsti dalla rottamazione delle cartelle esattoriali, 9,6 miliardi non sono stati riscossi.
Secondo il presidente del Coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo, Ermanno Granelli, in particolare, a fronte di 31,3 miliardi di euro lordi di crediti rottamati di 31,3 miliardi, le attese delle entrate erano di 17,8 miliardi ma di questo importo sono stati riscossi solo 6,5 miliardi, cui sommare i 1,7 miliardi di euro comprensivi di interessi. E ciò significa che considerando i 17,8 miliardi previsti in base alle istanze pervenute, 9,6 miliardi non sono stati riscossi. Sono certamente importanti risorse mancanti nelle casse dello Stato e che avrebbero potuto permettere l’attuazione di qualche misura al vaglio del nuovo governo, a partire proprio dalle novità per le pensioni.
Se, dunque, era prima già difficile approvarle per scarse risorse economiche, ora la situazione sembra essere ancora più complicata, tanto che le ultime notizie parlano di possibile estensione della pace fiscale anche alle liti fiscali, intenzione che però per molti potrebbe non bastare per sopperire la mancanza di soldi attuali che avrebbero dovuto derivare dal piano di rottamazione delle cartelle esattoriali. Stando alle ultime notizie, infatti, la pace fiscale nelle intenzioni del leader della Lega Salvini potrebbe comprendere anche le liti fiscali. Sarebbe, infatti, al vaglio del nuovo governo la possibilità di far rientrare nella pace fiscale non solo le cartelle Equitalia fino a 100 mila euro, ma anche le liti fiscali.